Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Meno due giorni al primo dibattito tra i due candidati presidente, che gli americani dichiarano avere quest'anno un'importanza superiore a quelli delle precedenti elezioni, e a mettere in difficoltà Hillary Clinton è proprio il suo principale alleato, il presidente Barack Obama. Il Federal Bureau of Investigation, che più passa il tempo più non sembra essere amico di Casabianca e candidata anche se sotto pressione non l’ha incriminata, rende noto un altro pezzo dell'indagine sulle famose email del conto privato della Clinton quando era segretario di Stato, e c'è anche Obama in corrispondenza con lei, addirittura con un nickname ovvero uno pseudonimo.
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Ora, il presidente aveva sempre detto, anche in una recente intervista televisiva, di avere appreso dell'esistenza del server privato dai media. Come la mettiamo? Questa storia non finisce mai di stupire e anche se buona parte delle mail scottanti finirà col venir fuori solo dopo le elezioni, il tormentone è nelle orecchie degli elettori e avrà un effetto negativo nella loro scelta.
Ma Il presidente e’ fortemente criticato da una percentuale fortemente maggioritaria ,pure tra i democratici, degli americani, perché si ostina a proseguire e difendere le sue scelte in materia di rifugiati e immigrati. Scrive Rasmussen reports: quale parte della parola no il presidente Obama non capisce?
Un anno fa ha annunciato che intendeva far entrare 10 mila rifugiati siriani in America nel 2016 per rispondere alla pressione che veniva dall'Europa. Il 60% degli americani rispose “non nel mio Stato”, il 77% si preoccupò che dare loro lo stato di rifugiati e l'asilo conseguente avrebbe posto un rischio serio alla sicurezza nazionale. Ma il Presidente decise di andare avanti in ogni caso e ci ritroviamo a sapere di questi nuovi arrivati quasi nulla, certamente molto meno di quel che sapremmo se fossero state seguite le normali procedure. Ora il Presidente propone un numero di rifugiati ancora più alto.
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Ancora una volta il 62% dice che è una minaccia alla sicurezza nazionale, e il 27% degli americani solamente ritiene il nostro Paese più sicuro di quanto non fosse prima degli attacchi del 11 settembre. Ciononostante Obama non cambia idea, e se e’ per questo il suo successore designato Hillary Clinton vuole aumentare ulteriormente il numero di rifugiati. L'avversario repubblicano, Donald Trump, propone invece una restrizione temporanea dell'immigrazione da Paesi con una storia di terrorismo, e propone test ed esami di ingresso per valutare se i nuovi arrivati condividano i valori americani.
L’80 per cento degli elettori e d'accordo tra loro anche il 57% dei democratici. E questo sarà un argomento sul quale prevedibilmente Donald Trump picchierà duro lunedì perché è evidente che si può contestare che presidente e Clinton siano più interessati a quel che conviene al mondo arabo piuttosto che a quel che conviene all’ l'America.
OBAMA HILLARY 1
Terzo ma non ultimo argomento di pesante polemica e il veto è Barack Obama ha messo ieri, sperando il tutto passasse sotto relativo silenzio, alla cosiddetta legge dell'11 settembre, una legge approvata all'unanimità dal Congresso che consente alle famiglie delle vittime dell'11 settembre di chiedere risarcimenti all’Arabia Saudita per un possibile ruolo sostenuto in quel complotto e in quella strage se non altro perché finanziava le organizzazioni che l'hanno preparata.
hillary clinton
Si tratta di uno scontro straordinario con il Congresso che appunto aveva approvato la legge unanimemente e che ora ha giurato di rovesciare il veto. Hanno i numeri per riuscirci. Le motivazioni di Obama non sono peregrine: la legge, sostiene la Casa Bianca, danneggia gli interessi chiave degli Stati Uniti apre la strada a ritorsioni su funzionari americani e personale militare all'estero e crea complicazioni delle relazioni diplomatiche con altri Paesi. Hillary Clinton che aveva appoggiato la legge ha confermato che l'avrebbe firmata se fosse stata lei a sedere nell'Ufficio Ovale, quindi si è ufficialmente messa contro il presidente. La stessa cosa ha sostenuto Donald Trump, il candidato repubblicano, che ha definito il veto di Obama vergognoso.
L'Arabia Saudita aveva messo in piedi una lobby straordinaria per tentare di non far approvare la legge mettendo insieme anche ex leader di sicurezza nazionale imprenditori e personale militare in pensione. Ieri la Casa Bianca ha insistito che I membri del Congresso devono rendersi conto che se scavalcano il veto del presidente indeboliranno le capacità americane di avere a che fare con Stati sponsor del terrorismo, ed esporranno qualunque americano all'estero a pericoli.
obama e john kerry con sauditi
Per tutti ha risposto Chuck Schumer, democratico di New York, definendosi estremamente deluso dal comportamento di Obama, promettendo che sarà sonoramente rovesciate in Congresso, e aggiungendo: se i sauditi non hanno fatto niente di male non dovrebbero temere la legge. Durissima la dichiarazione dei familiari dei caduti del 11 settembre che si sono detti oltraggiati e distrutti dal veto del Presidente e dalle ragioni insostenibili e non convincenti che offre come spiegazione. Brutta storia.
OBAMA IN ARABIA SAUDITA
L'intera iniziativa pecca di populismo e lo dimostra proprio l'unanimità tra repubblicani e democratici al Congresso perché tutti ansiosi di rispondere alla domanda popolare. Però l'Undici settembre è un tabù e ci vuole ben altro che un veto e due frasi sulla real politik per affrontarlo.
La verità è che questo presidente tanto osannato nel mondo, in fondo ancora popolare negli Stati Uniti, perché il suo indice di consenso è saldamente sopra il 50 per cento, sembra in questi ultimi mesi di mandato straordinariamente distaccato e insensibile a quel che accade nella pancia del suo Paese, che si tratti di sicurezza o di terrorismo, che si tratti di un veto impopolare, che si tratti della grave questione razziale che si consuma città per città, Stato per Stato.
White lives matter, le vite dei bianchi contano, e’ il nuovo slogan che si diffonde da Charlotte contro le rivolte dei neri. L'ultimo afroamericano che forse era armato forse no l'ha ucciso un poliziotto afroamericano. Non è una bella legacy, e certamente non aiuta Hillary Clinton.