Maria Giovanna Maglie per Dagospia
I fronti sono come sempre due. Da una parte c'è Donald Trump convinto che il suo metodo ardito di minaccia di rottura sia l'unico per riportare i prepotenti al tavolo della trattativa, che si tratti di politica estera, che si tratti di economia o che si tratti di alleati riottosi, e così concludere un negoziato di nuovo favorevole agli Stati Uniti d'America, per troppo tempo o stoltamente generosi o colpevolmente inetti.
trump e xi jinping alla citta proibita piazza tien an men
Dall'altra ci sono forze politiche ed imprenditoriali americane preoccupate, in questo caso che la guerra delle tariffe con la Cina costi cara all'economia americana e ai posti di lavoro tornati a ad aumentare e a brillare.
Poco conta che ad essere sospettato di correre e far correre questo deplorevole rischio sia proprio lo stesso presidente che con le sue iniziative economiche e politiche fino ad ora ha tirato su le sorti di quella economia.
Il quale Presidente delle critiche, ma anche dei timori ragionevoli, a quanto pare se ne infischia. Ultimo tweet di giornata:
Fake News Washington Post, Amazon’s “chief lobbyist,” has another (of many) phony headlines, “Trump Defiant As China Adds Trade Penalties.” WRONG! Should read, “Trump Defiant as U.S. Adds Trade Penalties, Will End Barriers And Massive I.P. Theft.” Typically bad reporting!
Il Washington Post delle notizie false, lobbista capo di Amazon, fa un altro dei molti titoli fasulli. “Trump sfida tutti mentre la Cina aggiunge sanzioni al commercio”’. Sbagliato Si dovrebbe leggere “ Trump sfida tutti mentre l'America aggiunge sanzioni al commercio mette fine alle barriere e i massicci furti di proprietà intellettuale”. Tipico pessimo giornalismo”.
donald trump xi jinping
Quello precedente era invece un tweet esplicativo del metodo da pokerista, o se preferite da giocatore di scacchi che il presidente ama seguire prendendosene tutti i rischi.
“ We are not in a trade war with China, that war was lost many years ago by the foolish, or incompetent, people who represented the U.S. Now we have a Trade Deficit of $500 Billion a year, with Intellectual Property Theft of another $300 Billion. We cannot let this continue!”.
Noi non siamo in una guerra commerciale con la Cina, quella guerra l'abbiamo persa molti anni fa per colpa di folli o incompetenti persone che rappresentavano gli Stati Uniti. Adesso ci ritroviamo un deficit commerciale di 500 miliardi l'anno, e furto di proprietà intellettuale gli altri 300 miliardi. Non possiamo permettere che si continui così.
trump bush
Tratteranno I comunisti di Pechino, dopo avere a loro volta annunciato tremende ritorsioni? Trump scommette di sì. Un po' come con la Corea del nord. Gli osservatori più raffinati prendono come segnale positivo il fatto che la Cina abbia annunciato che non intende toccare i buoni che detiene del debito pubblico americano.
Questo non basta a rassicurare gli analisti di Moody's che tessono predizioni catastrofiche più o meno, e oggi sostengono che le tariffe sui beni cinesi costeranno 190mila posti di lavoro americani.
Due giorni fa l'ufficio di rappresentanza del Commercio statunitense Usa ha reso nota una lista di circa 1300 merci cinesi, per il valore approssimativo di 50 miliardi di dollari, che saranno soggetti a tariffe di circa il 25%. Scelta, ha precisato l'ufficio, fatta commisurando il danno causato dalla irragionevole politica di trasferimento di tecnologia cinese all'economia americana.
Quindi per Trump il danno ai lavoratori americani è quello in atto fino ad oggi, ovvero il fatto che la Cina tragga enormi guadagni da pratiche commerciali scorrette.
Gli analisti di Moody's non la pensano così, e se oggi invece c'è stato un aumento di 200mila posti di lavoro, addirittura 241mila in marzo, questa tendenza positiva potrebbe bloccarsi per gli effetti della guerra con la Cina.
MOODY'S
La quale ha annunciato iniziative identiche e precise di ritorsione su 106 prodotti di importazione americana, come aeroplani, automobili, whisky, e fagioli di soia. Occhio alla soia, è la cosa che fa più paura, gli agricoltori si sentono seriamente minacciati all'idea che un aumento di costi blocchi o diminuisca significativamente quella importazione.
I numeri li sono infatti imponenti perché gli Stati Uniti sono nel 2016 hanno esportato fagioli di soia in Cina per un valore di 14.2 miliardi, pari al 61% delle esportazioni complessiva dagli Stati Uniti.
Trump non sembra pronto a tornare indietro nonostante le richieste dei rappresentanti degli agricoltori ma anche dei produttori di automobili.
Ricorda in un altro Tweet “Da Bush senior ad oggi il nostro Paese ha perso più di 55000 fabbriche, 6 milioni di impieghi nel manifatturiero, ed ha accumulato deficit nel commercio di più di 12 trilioni di dollari. L'anno scorso abbiamo avuto un deficit di quasi 800 miliardi di dollari. Cattive scelte politiche e mancanza di leadership. Dobbiamo tornare a vincere”.
È tutto qui il punto, il Presidente americano non ha nessuna intenzione o perlomeno spera di non dover arrivare a imporre sul serio le nuove tariffe. Cerca nuovi accordi, vuol dimostrare che da molti anni negli scambi commerciali altre nazioni approfittano della debolezza politica dimostrata dagli Stati Uniti, e che questa situazione è finita. Che lui è stato eletto esattamente per questa ragione.
TRUMP DAZI
Lo abbiamo detto centinaia di volte, e’ una idea che persegue e che lo accompagna dai tempi del libro The Art of the Deal, e nell’ accumulare più di 1000 miliardi l'anno di deficit, con la Cina in testa tra i profittatori, non ritiene che ci sia stata alcuna arte della trattativa ma solo incapacità e inettitudine.
Già dalla campagna elettorale Trump aveva promesso di far saltare o rinegoziare tutti i trattati commerciali internazionali, ma non è facile, si tratta di vincere la resistenza a rinegoziare i trattati.
Per questo i collaboratori di Trump hanno preparato un dossier scandalo sui furti nei diritti di proprietà intellettuale perpetrati dalla Cina comunista negli ultimi decenni.
Per questo hanno minacciato il Canada sui dazi, e il Messico sugli illegali, dimostrando che il 90% della droga pesante passa da lì. Ira il primo ministro canadese Trudeau annuncia che la rinegoziazione del Nafta tra Canada Messico e Stati Uniti è imminente, che sarà una situazione win-win.
DONALD TRUMP FIRMA I DAZI CON I LAVORATORI DELL ACCIAIO E DELL ALLUMINIO
Vediamo se finisce così anche col colosso comunista cinese, se alla fine tutti si sentiranno contenti e vincitori. Trump non ha l'aria di volersi alzare dal tavolo del negoziato senza aver ottenuto qualcosa. Non fa come l'Italia con i pomodori che arrivano dalla Cina, pessimi e senza pagare dazio alcuno, mentre l'Italia i suoi magnifici pomodori e derivati, per tentare di venderli ai cinesi benestanti che vogliono mangiare meglio, è costretta a sopportare un dazio da taglieggiamento usurario.