Maria Giovanna Maglie per Dagospia
steve bannon parla pro roy moore
Ha perso Steve Bannon, che voleva fare la prova generale della distruzione dell'establishment repubblicano, o ha vinto il nuovo femminismo radicale ed estremista di MeToo, pronto a distruggere pur di affermarsi il rapporto fra i sessi, pronto a giudicare crimine anche un bacio tentato o rubato, pronto anche a calpestare i suoi esponenti ed alleati, persino la Dynasty dei Clinton, pur di prevalere?
Tutti se la prendono con Steve Bannon, il consigliere estremista di Donald Trump, che ha sponsorizzato fino alla morte Roy Moore a senatore dell'Alabama; lo Sceriffo Moore, caduto nel trappolone delle molestie sessuali, a votare e’ andato a cavallo, ma si è dimostrato lui un ronzino, consegnando sia pur per poche migliaia di voti la vittoria al Democratico Doug Jones .
I democratici una vittoria in Alabama se la sognavano da almeno vent'anni, nel 2016 Trump ha vinto col 62 per cento dei voti, se ci aggiungete quanto sia sottile il margine di maggioranza dei repubblicani al Senato, la sconfitta brucia molte volte. Si stava 52 a 48, ora 51 a 49 nel giro di qualche settimana, quando il nuovo senatore occuperà il suo seggio. L'elezione speciale è stata fatta per sostituire Jeff Sessions, diventato Attorney General, e nessuno si sarebbe aspettato questo risultato.
roy moore
Il più furioso di tutti è un altro repubblicano e trumpiano , Matt Drudge, titolare del sito di maggior successo del mondo, Drudge Report. Sul suo profilo personale di Twitter, Drudge e’ sbottato: “Luther Strange would have won in a landslide… Just too much crazy in nerve racking times. There IS a limit!”.
Luther Strange avrebbe vinto a valanga, troppa follia in tempi che necessitano calma. C’è un limite a tutto !
Matt Drudge però omette di ricordare che Luther Strange, l'altro candidato repubblicano, le primarie le ha perse nonostante il presidente Trump appoggiasse lui e non Moore, e omette anche di ricordare che la vera ragione della sconfitta del candidato repubblicano ieri non sta nell'essere stato scelto a suo tempo rispetto all'altro, e nemmeno nelle sue posizioni estreme, tradizionaliste, care agli evangelici, ma nell' effetto negativo di nove denunce per molestie sessuali, almeno una delle quali alla vigilia del voto si stava rivelando abbondantemente farlocca, e che hanno avuto una copertura mediatica senza limite.
roy moore
Non a caso un altro sito liberal e anti trumpiano come Huffington Post scrive che si tratta della prima vittoria del MeToo, il neonato movimento di donne che denunciano minacce, molestie, ricatti sessuali subiti, senza avere il coraggio di denunciarli negli anni, da uomini potenti della politica, del giornalismo, dello spettacolo. Se è così, si salvi chi può, nessuno è al sicuro.
All'indomani dell'Alabama, però, qualcuno sospetta che si tratti di un vero grande complotto che ha come obiettivo finale Donald Trump, e le cui prime mosse si sono viste con la denuncia di alcune donne per molestie e la richiesta di incriminare il presidente fatta da 54 deputate democratiche.
Insomma, l'intero caso delle molestie sessuali sarebbe stato costruito o perlomeno consentito da un certo momento in avanti, sacrificando anche personaggi importanti del mondo liberal proprio per trovare, una volta esaurito il filone del Russiagate, un altro argomento di guerra e delegittimazione del presidente. Fantapolitica? Vedremo.
steve bannon
La reazione più composta per ora l'ha avuta proprio il presidente Trump il quale ha scritto un tweet di congratulazioni al vincitore, ricordando però che la vittoria è stata possibile soprattutto grazie ai voti write in, cioè i voti di protesta dati in libertà a un candidato non in lizza,e che è necessario nell'immediato futuro trovare candidati molto forti, perché non solo la maggioranza a Camera e Senato va mantenuta, ma va consolidata, essendo ora sottilissima.
Se è furioso, come I leaks raccontano, con Bannon, non lo dimostra. Tutti gli altri trattano l'odiato stratega come l'idiota, utile o no a seconda dei punti di vista, di turno. Paul Begala, consulente Democratico, ringrazia Bannon sarcasticamente per aver reso possibile la vittoria del suo candidato . Sull'Alabama Reporter niente ironia, solo una grande rabbia.” Speriamo che sia la fine di quel troll “.
steve bannon e donald trump a saturday night live
Il board degli editorialisti del Wall Street Journal’s già qualche settimana fa aveva insinuato e che quella di insistere sulla candidatura di Roy Moore fosse una mossa ad arte per far perdere la maggioranza al Senato ai repubblicani , nella stravagante idea che all'opposizione sia più facile gestire le cose in modo radicale. Certo, c'era uno scontro formidabile fra Steve Bannon e il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell. Ha vinto la vecchia guardia, ma a che prezzo?
Oggi il Wsj scrive che dalle elezioni esce sconfitta l'ipotesi di far eleggere dei candidati anti-establishment per modificare in tempi brevi la mappa del potere e dei rappresentanti del partito repubblicano. Scrive anche che dopo la Virginia anche l’Alabama rappresenta un segnale della possibilità per i democratici nel 2018, elezioni di metà mandato, di prendere il controllo del Congresso.
donald trump e steve bannon
Ora, chiariamo una cosa. L'elettore americano tende soprattutto nelle elezioni tra una presidenziale e l'altra a sostenere i candidati dell'altro partito, cioè a dividere il potere legislativo da quello esecutivo.
Molto frequentemente c'è un presidente che non ha la maggioranza a Camera e Senato o almeno non ce l'ha a una delle due. Solo che questa volta non c'è una situazione normale, c'è una polarizzazione come non si vedeva dai primi tempi di Ronald Reagan, o forse come non si era mai vista, è più onesto dire così; nessuna possibilità per il momento che qualche Democratico voti solo secondo coscienza o buon senso e quindi gli capiti di appoggiare iniziative repubblicane o del presidente, percio’ i numeri del Congresso e del Senato sono fondamentali per governare.
Torniamo all’Alabama. Il Senatore eletto, Doug Jones, ex procuratore federale, ha vinto in parte ricordando agli elettori che le accuse di molestie sessuali ad adolescenti rivolte a un Roy Moore quando aveva 30 anni, sarebbero state fonte di grande imbarazzo e perdita di autorevolezza per lo Stato.
doug jones
Lo ha lui stesso riconosciuto nel primo discorso da vincitore parlando di dignità e rispetto tra gli elementi preponderanti del voto. Ha vinto anche perché uno sceriffo come Roy Moore ha spinto gli elettori democratici a correre a votare, ha mobilitato i neri, ha lasciato molto perplessi e freddi i repubblicani suburbans, infine, dopo lo scandalo delle molestie sessuali, ha spaventato anche gli elettori più tradizionalisti e fedeli.
Sull'effetto degli scandali sessuali e per capire se c'è un progetto che punti alla Casa Bianca vedremo nei prossimi giorni. Una cosa è certa. Il 58% delle donne in Alabama ha votato per il vincitore, il democratico Doug Jones, compreso nel calcolo il 35% di donne bianche. I numeri li prendiamo dagli exit poll. Nel 2012 solo il 16% delle donne bianche avevano votato per Barack Obama.