Maria Giovanna Maglie per Dagospia
“Non mentiva Bill quando dichiarò di non avere mai fatto sesso con quella donna, solo che non si riferiva a Monica Lewinsky, si riferiva a Hillary Clinton”. Non perde la battuta fino all’ultimo Donald Trump, ma sembra l’unico.
TRUMP PORTATO VIA DA UN COMIZIO
L'atmosfera è tale che basta che uno strilli “un'arma, un arma una pistola, una pistola”, che tutti scappano come pazzi dal comizio di Reno, Nevada, e le guardie del corpo portano via di corsa un Donald Trump stupido che cinque minuti dopo ritorna e finisce il suo comizio, parte di un giro finale furibondo che prevede nella maratona anche posti stabilmente e tradizionalmente blu, ovvero democratici, come il Minnesota, perché anche lì pensa di riuscire a strappare dei voti evidentemente.
TRUMP PORTATO VIA DA UN COMIZIO
Invece la Clinton attraversa gli Stati terreno di battaglia, quelli davvero incerti. Donald Trump molte volte ha ripetuto la sua convinzione di riuscire ad essere competitivo anche in Stati nei quali in passato i repubblicani neanche mettevano piede; infatti domenica è andato in cinque di questi Stati tutti vinti quattro anni fa da Barack Obama: Iowa Minnesota, Michigan, Pennsylvania e Virginia. Hillary Clinton si è fatta vedere in Ohio e New Hampshire tradizionali Stati che cambiano di volta in volta scelta e che nei sondaggi recenti la danno avanti di poco o testa a testa con l'avversario.
Il repubblicano appare abbastanza instancabile, ma anche Hillary dopo aver esaurito i divi del pop, si è rimessa in giro e lui la sfotte:” guardate che io conosco Hillary, se si è messa a fare tutti questi viaggi ed andare ovunque invece di essere starsene a casa a dormire vuol dire che è preoccupata, lei e tutti i suoi”. Davvero questa elezione fino a qualche settimana fa data per scontata con la vittoria della candidata democratica contro l'outsider repubblicano, è degna di essere combattuta palmo per palmo del Paese fino all'ultimo voto e all'ultimo momento prima dell’ 8 novembre? Evidentemente sì.
james comey fbi
Chi segue i miei articoli su Dagospia sa che io non credo all'effetto riapertura dell'inchiesta dell'FBI sulle mail e credo invece che anche prima lo stato delle cose fosse di un vantaggio per Hillary Clinton non abbastanza solido vista la forza dirompente di Donald Trump da lasciarla tranquilla. Credo che l'effetto bomba dell'inchiesta doverosamente riaperta dal Federal Bureau sulle mail sia stato piuttosto sui media e non sul popolo l'americano.
Ora, a due giorni dal voto, Comey con una lettera al Congresso fa sapere che la nuova infornata di e-mail trovate nel computer di Anthony Weiner, non “ha cambiato le conclusioni dell’FBI”, e dunque che la Clinton non deve essere incriminata.
Certo, è possibile che si smuovano degli indecisi in un senso o in un altro, ed è possibile che di fronte al discredito obiettivo di un'inchiesta federale aperta a pochi giorni dal voto su uno dei due candidati , anche coloro che si vergognavano di dichiarare la propensione di voto per Donald Trump ora lo ammettano. Ma i sondaggi restano quelli che sono sempre stati da luglio in avanti, contrastanti fra di loro in modo abbastanza non convincente. Oggi citiamo solo un ABC News Washington Post che danno la Clinton a più 5 è un Los Angeles Times che da Trump a più 5.
robby mook
Poteva mancare l’Isis a rendere il clima ancora più incasinato? Certo che no, infatti all'interno di un documento pubblicato dal centro media del gruppo terroristico, l’Isis chiama allo sgozzamento degli elettori americani nel giorno delle elezioni presidenziali, e mentre chiede ai musulmani di non andare a votare, chiede invece di attaccare gli elettori. E’ una cosa diversa dall'allarme lanciato dalla FBI che temeva attacchi suicidi in Texas e New York e Virginia, ma è sempre una bella minaccia.
Il documento dice che i militanti stanno arrivando a colpirli e distruggere le urne elettorali perché non c'è differenza tra repubblicani e democratici e le loro politiche sono contro Islam e musulmani.
Le proiezioni dei voti elettorali sono ancora a favore della candidata democratica, per esempio il Wall Street Journal le attribuisce 278 voti e dunque apparentemente la vittoria in tasca tra voti sicuri voti probabili e voti possibili, mentre ritiene che Donald Trump si fermerà a 215. Qualcosa però davvero deve preoccupare la campagna democratica che per esempio domani torna in Michigan, Stato tradizionalmente Democratico ed ora evidentemente non più così sicuro se oltre a Hillary sono stati inviati il marito Bill, il presidente Barack Obama , che farà un rallly ad Ann Arbor sede dell'Università del Michigan, e se sono ripartiti spot televisivi promozionali.
Lo ammette anche uno dei manager della campagna, Robby Mook, che i numeri si sono ristretti in Michigan e ora è uno Stato terreno di battaglia. La stessa cosa succede in Pennsylvania che prima veniva data per sicura. Merita interesse perché i due Stati non hanno praticamente espresso voto anticipato e quindi la partita è completamente aperta, ma anche perché l'influenza di Donald Trump viene considerata diversa e superiore a quella di qualsiasi tipico repubblicano in Stati nei quali vivono molti degli elettori di classe bianca lavoratrice che sono diventati la base chiave del sostegno a Trump.
Aggiunge un'altra delle dirigenti della campagna, Michelle Deatrick, che prima aveva lavorato per Bernie Sanders, che vede davvero poco entusiasmo per tutti e due i candidati e che il suo timore è che la gente non andrà a votare.
BILL E HILLARY CLINTON
La Clinton chiude la campagna dopo Michigan e Pennsylvania e una tappa in uno Stato che decideranno all'ultimo momento, con un comizio di mezzanotte di lunedì in North Carolina, a Raleigh. Ma quanti americani hanno già votato? Secondo un'analisi della Associated Press circa 41 milioni, che sarebbe un terzo di 120 previsti per il voto.