Lettera di Maria Giovanna Maglie a Dagospia
Caro Dago,
pare che all'improvviso dagli anti trumpisti d'Italia Trump sia stato rivalutato, purché in chiave anti Salvini, si intende, addirittura la pietra di paragone dell'incapacità e impotenza del populismo europeo. Boom!
matteo salvini come donald trump
Per una Trumpiana doc e anziana come me potrebbero essere parole di miele, non fosse un imbroglio di quarta categoria.
A Salvini che invoca la manovra in deficit e debito come quella di Trump si ricorda che non ha tagliato le tasse e stimolato la crescita ma ha usato il deficit per pensioni e reddito di cittadinanza, omettendo il dettaglio delle clausole imposte dagli usurai di Bruxelles.
donald trump matteo salvini
Al Salvini atlantista si ricorda l'accordo con la Cina, sorvolando sul fatto che quegli accordi della Via della Seta cominciarono da Bassanini e Monti passando per Letta Renzi e Gentiloni, e a Conte sono approdati.
Persino l'arte del compromesso, ovvero di cambiare un partito tradizionale, qual è quello repubblicano, dall'interno, viene citata come una qualche forma di virtù. Ma allora questo Trump e' un genio, o almeno un ottimo presidente!
Ma no, e' che siamo a quota meno 4, e pur di andare addosso a Matteo Salvini va bene pure il più odiato dagli europei, Donald Trump, persino lui può diventare un animale politico, termine obiettivamente lusinghiero, da paragonare a una tigre di carta, termine dispregiativo e riservato al leader della Lega. E l'ultimo addebito da accollare al Truce, come lo chiamano i nostalgici del Bomba, e' che aspiri a essere il Trump europeo.
maria giovanna maglie 2
Eppure, se c'è sempre stato un sentimento che unisce progressisti, buonisti, europeisti, macroniani e merkeliani nazionali, è proprio il fastidio comune per i due leader e protagonisti della scena politica mondiale.
Donald Trump e Matteo Salvini, fatte le debite proporzioni, vengono visceralmente appaiati in un unicum fatto di arroganza, prepotenza, autoritarismo, armi sul comodino, stranieri dietro il muro, odore di nazionalismo che automaticamente diventa nazismo, leaderismo forte che automaticamente diventa fascismo; e poi tweet e Facebook e Instagram, e chi ha più social – che i due dominano accompagnati da due fantastici guru – più ne metta.
Salvini insomma sarebbe il pericoloso Trump europeo, e nella analisi urgente e antipatizzante, ma anche realistica, si rincorrono New York Times, Daily Express, Bloomberg, la Vanguardia e le Point..
Non ci sarebbe nulla di male anche a tirare per i capelli questa teoria, non foss'altro per l'ispirazione comune di un sovranismo da ritrovare, e di una esaltazione della nazione e della patria da mettere al centro dell'agenda politica. Trump è un leader anticonvenzionale come Matteo Salvini e il loro consenso enorme è fatto e nutrito anche dell'odio di chi dissente.
SALVINI LUCA MORISI
Questo crea un pericolo, ma non sembrano temerlo, il corpo del Capo è tutt'uno con il suo progetto. Ti identifichi o ti ritrai inorridito, non ci sono vie di mezzo, e anche questa è una scelta precisa di chi ha vuol cambiare modo di fare politica nel deserto della post globalizzazione.
"Make America Great Again" e "Prima l'Italia" suonano simili sicuramente. L'uso sapiente del Tweet e del live di Facebook pure testimoniano della capacità di disintermediare, come si dice con termine brutto ma efficace, ovvero togliere di mezzo, ignorare, fare a meno e scavalcare quei corpi intermedi rappresentati da stampa e TV, che tanto stanno da un'altra parte e informano in modo fazioso, arrivando a inventare notizie pur di danneggiare l'immagine e l'agire dei due personaggi.
Poi naturalmente ci sono tutte le differenze tra chi ha un potere reale, come il presidente degli Stati Uniti, e chi almeno per ora si barcamena tra i Conte, i Di Maio e I Tria, sotto lo sguardo occhiuto del Colle, dove si dilatano a seconda delle esigenze non si sa di chi le prerogative di una presidenza non eleggibile; tra chi nomina i giudici e chi ne subisce le provocazioni; tra chi stampa moneta e se ne infischia del debito e chi non solo la sovranità monetaria l'ha persa, ma è anche piegato sotto clausole di salvaguardia che nel non lontano 2012 sono state introdotte in quello che si può chiamare un autentico colpo di Stato. Il sangue è stato sparso dopo.
CLAUDIO CERASA E GIULIANO FERRARA
Ma è proprio il realismo di queste analisi che, sia pur obtorto collo, sia pur ammantandolo di autoritarismo, sia pur demonizzandolo, sia pur nell'ambiguita' della definizione "l'uomo forte d'Europa", a dare fastidio ai giornaloni italiani in campagna elettorale, e, ultimo in ordine di tempo, al Foglio che fu di Giuliano Ferrara.
Pronti allora allo sputtanamento nel nome dell'odiato Trump. Odiato resta, ma va bene per un giorno per sostenere che Salvini non può sognarsi di diventarne la versione Europea. Chiamate un'ambulanza.