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    PRIMARIE FATTE A MAGLIE - ''PIANGE LA GRANDE FAVORITA HILLARY: SANDERS HA RACCOLTO 20 MLN SOLO A GENNAIO E AVRÀ SOLDI A SUFFICIENZA PER UNA LUNGA BATTAGLIA'' - TRUMP NON VINCE, MA COME DICE LUI, ''ORA ME NE VADO IN NEW HAMPSHIRE E SOUTH CAROLINA, DOVE HO TANTI AMICI''


     
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    Maria Giovanna Maglie per Dagospia

     

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    Trump non sarà invincibile, Hillary Clinton è già bollita. Ted Cruz 28, Donald Trump 24, Rubio 23; Hillary Clinton e Bernie Sanders alla pari, con un po’ di casino perché sarebbero scomparsi nella notte i verbali di risultati nella provincia. Come succede sempre nella  corsa delle primarie americane, appena ai sondaggi si sostituiscono i voti veri, le cose si equilibrano, gli invincibili sulla carta si misurano con la realtà. E’ il bello delle primarie, figurarsi del loro fratello maggiore, il caucus, che è l’eredità di un’assemblea tribale alla quale tutti possono partecipare, così arcaico che finisce col dare la vittoria in caso di parità con il lancio di un coin, di una monetina.

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    Così in Iowa è successo a una Hillary Clinton contro il socialista Bernie Sander, ed è questo, una vittoria risicatissima per grazia ricevuta, il vero dato importante dello Iowa, tanto più che il test è storicamente più interessante per i democratici che per i repubblicani. Tutti lo sanno a Des Moines di “essere importanti perché sono i primi”, di aver raramente dato una indicazione vincente per il candidato repubblicano, scelgono il più conservatore e istituzionale, di averla invece spesso data per il candidato democratico, per esempio Obama nel 2008, che non vinse grazie a degli spiccioli lanciati in aria.

     

    Ai giornalisti stranieri scatenati sulla non vittoria di Trump andrebbe spiegato che i democratici sì che hanno un problema, dall’altra parte si discute piuttosto se vincerà un ultra conservatore nel sistema come Cruz o un conservatore antisistema come Trump. Uno che stanotte ha placidamente dichiarato a chi voleva ascoltarlo: “Mi dicevano tutti quando la corsa è cominciata sei mesi fa di non andare in Iowa, che sarei finito dopo i primi dieci perché qui nessuno mi conosce, e New York è lontana. Io invece sono qui, sono il secondo, ora me ne vado in New Hampshire e in South Carolina, dove ho tanti amici, e vedremo chi sfiderà i democratici, non importa chi diavolo sceglieranno da quella parte”.

     

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    Dall’altra parte sì che si piange, almeno piange la grande favorita. Bernie Sanders ha raccolto 20 milioni di dollari solo a gennaio per la sua campagna elettorale: il senatore del Vermont avrà denaro sufficiente per affrontare una lunga battaglia contro Hillary Clinton, favorita a livello nazionale. L'obiettivo è vincere in Iowa e New Hampshire per dare slancio alla sua candidatura.La Clinton ha finora raccolto molti più fondi: solo  a dicembre ha ricevuto 6 milioni di dollari da George Soros, che si è detto pentito di aver preferito Obama a lei nel 2008.

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    Dall'Iowa Hillary ha lanciato l'ultimo appello coniato dal suo staff agli elettori: "Oggi sono una candidata migliore e, grazie a voi, sarò una presidente migliore" Anche ieri era in giro freneticamente accompagnata dal marito Bill e dalla figlia Chelsea, e continuava a dire di essere  una "progressista pragmatica".Che non è una grande trovata se come avversario c’è una specie di simpatico grillino in età.

     

    Per il resto nello sperduto Iowa  che in realtà è un Paese di colletti bianchi,  è andata in scena la grande bellezza delle elezioni americane. Gli intellò europei, gli inviati inorriditi, come sempre non capiscono che qui gli elettori decidono. Così i due partiti, le loro macchine burocratiche, i comitati elettorali, vengono spiazzati, a volte poco, se sono in sintonia con gli elettori, a volte tragicamente, come nel 2016.

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    Chiedetelo alla leadership del Partito Repubblicano, che ha finto che Donald Trump, la sua agenda e i suoi toni non rappresentassero un oggettivo fenomeno politico, e adesso se lo ritrova favorito assieme a un altro candidato meno d’ “establishment” come Ted Cruz. E chiedetelo a  Hillary Clinton, che sul muro del consenso ha già sbattuto nel 2008, contro un semisconosciuto avvocato e neo senatore dalla grande chiacchiera e appeal, e che oggi di nuovo contro ogni pronostico e fin logica parrebbe insidiata da un vecchio rooseveltiano un po’ hippy come Bernie Sanders.

     

    marco rubio council foreign relations marco rubio council foreign relations

    E’ appena iniziata,ora  New Hampshire e poi  Super Tuesday, finché ad aprile capiremo. Se vi viene voglia di fare gli snob su questo sistema, pensate alle primarie per il sindaco di Roma o quello di Milano, e tutti zitti.

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