Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Rudy Giuliani segretario di Stato, un gay dichiarato, Richard Grenell, come ambasciatore alle Nazioni Unite, una donna, Ronna Romney McDaniel, che e’ anche la nipote di Mitt Romney, il mormone repubblicano che lo detesta e lo ha avversato per tutta la campagna elettorale, a capo del misogino partito repubblicano e incaricata di gestire i rapporti tra partito e Casa Bianca.
rudy giuliani donald trump
Donald Trump farà diventare tutti matti, negli Stati Uniti e anche di qua, nella sussiegosa e ridicola Europa che oscilla tra una Marine Le Pen convinta non si sa perché che il voto americano trasmigri in Francia, e uno Junker a tasso alcolico fisso alto 24 ore su 24 che pensa di dargli brioche da mangiare.
Ma a chiunque si faccia l'idea errata che le nomine delle quali si vocifera in queste ore abbiano come scopo quello di tranquillizzare il politically correct mondiale, il presidente eletto appaia anche l'estremista nazionalista bianco Stephen Bannon come consigliere numero uno, in contrapposizione al super diplomatico uomo di apparato, Reince Priebus, messo a capo del Transition Team, e già nominato capo staff della Casa Bianca, e dietro a tutti si staglia il genero, Jared Kushner, che potrebbe avere un incarico tra l'ufficiale e il personale senza compenso alcuno, per aggirare la legge anti nepotismo che l'America decise dopo i due Kennedy, il presidente e il fratello ministro della Giustizia.
ronna romney mcdaniel
Insomma, Trump fa come gli pare e come gli sembra più logico, a partire dal fatto che di suo genero e di Bannon, che lo hanno aiutato a dismisura e con grande capacità in campagna elettorale, non intende certamente fare a meno.
Il resto si capisce nelle prossime ore, per esempio se andrà al delicato posto della Difesa il senatore Sessions, uomo duro dell'Alabama che è stato con lui dal primo istante e che però ha un concetto di riduzione delle spese militari che il presidente eletto e il suo gruppo di consiglieri più stretto non condividono; oppure se accetterà di occuparsi della sanità nel governo Ben Carson, che è stato per poco tempo un aspirante candidato, che è un nero super conservatore e arcinemico della riforma sanitaria di Barack Obama.
ronna e scott romney fratello di mitt
Fonti dell'ultim'ora dicono a 'Fox News' che il chirurgo avrebbe ritirato la sua disponibilità, forse deluso dalle dichiarazioni di Trump che intende mantenere alcune parti di Obamacare. A riprova ulteriore che il presidente eletto farà quello che crede senza freni di alcun tipo.
Obama intanto sta ad Atene, tour europeo un po’ ridicolo, visto che più ex presidente di come e’ non potrebbe essere, e che addirittura dovrebbe rassicurare gli alleati europei, preoccupati del fatto che Donald non sia in grado di governare, che non si devono allarmare, ovvero rassicurare su un uomo del quale lui in campagna elettorale – e la sua partecipazione in prima persona si dimostra anche ora scelta scorretta e grave per il paese e le istituzioni – aveva detto che sarebbe stato pericoloso e indegno del potere che si attribuisce a un presidente. Vabbe’.
Circolano frenetici documenti e memorandum sulle prime attività di governo: nessuno qui prende sul serio le Lady Gaga del mondo che pensano di rovesciare il verdetto popolare.
richard grenell ex portavoce di john bolton
A proposito della polemica che viene fuori ogni tanto sulla differenza tra voto popolare e voto elettorale, e sul fatto incontrovertibile che Hillary Clinton abbia preso un numero maggiore di voti popolari, Donald Trump ha risposto in una intervista in modo molto semplice e logico, spiegando che se ci fosse stato il voto popolare, avrebbe fatto un altro tipo di campagna, cercando di prendere più voti in Florida o in California, ma siccome quello che conta è il voto dei grandi elettori è andato a prendersi i numeri dove servivano, e c'è riuscito.
Dicevamo dei progetti iniziali, quelli dei primi 100 o 200 giorni, e mentre da noi la cosa che preoccupa di più sono le scelte di politica internazionale e gli eventuali aumenti di tariffe della Nato, o i rapporti con la Russia e con l'Unione Europea, scelte che Donald Trump ha già cominciato a chiarire con una lunga cordiale telefonata con Vladimir Putin, ma che poi saranno affidate al segretario di Stato, è il problema degli accordi commerciali la questione numero uno negli Stati Uniti.
richard grenell
La Cnn che ora si dà un sacco da fare per perdere almeno un po’ il nome di Clinton News Network affibbiatole in campagna elettorale, sostiene di avere lo stralcio di un documento preparato dal team di transizione dal quale si evince che già nel primo giorno di governo il presidente Trump ordinerà al ministero del Commercio e alla commissione internazionale del Commercio uno studio sulle conseguenze del ritiro dal Nafta, il trattato commerciale col Canada e il Messico.
Al tempo stesso verrà notificato ai due paesi che gli Stati Uniti intendono modificare il trattato con misure nuove su valuta, etichettatura, standard ambientali e di sicurezza. A chi si occuperà di trattare la revisione del Nafta viene raccomandata la massima considerazione per gli effetti di un simile cambiamento sulla classe media, sui lavoratori della manifattura e dei servizi, e sugli investimenti stranieri negli Stati Uniti.
reince preibus
Un'altra importante raccomandazione riguarderà la reciprocità degli accordi commerciali internazionali è l'esempio che viene fatto è questo: una compagnia americana è in grado di comprarne una cinese alle stesse condizioni alle quali una cinese compra una compagnia americana?
Entro il giorno numero 200 della presidenza, poco più di 6 mesi, il ritiro del Nafta dovrebbe essere completo e pronti gli accordi bilaterali. Il documento fa notare che il Congresso garantisce questo potere al presidente fino al 2018 e potrebbe estenderlo fino al 2021 e fa notare che anche se ci potrebbero essere conseguenze negative dal ritiro degli Stati Uniti dall'accordo, questi potrebbero essere mitigati se gli Stati Uniti riusciranno a fare accordi commerciali bilaterali con Canada e Messico vantaggiosi per tutti.
donald trump reince preibus
Veniamo ora a Rudy come segretario di Stato, ruolo preso in esame a quanto pare con forza tanto dal Presidente che dallo stesso ex sindaco di New York. A quanto pare gradisce di meno una posizione che pure gli sarebbe strettamente congeniale ed è molto importante per la questione della sicurezza, dell'immigrazione, del terrorismo ovvero Attorney General, il ministro della Giustizia. Non oso pensare a Rudy Giuliani segretario di Stato, perché è quello che invece dell' accordo con l'Iran voleva bombardare gli ayatollah, e dagli torto.
Se il Medio Oriente è al centro dei tragici errori della politica di 8 anni di Barack Obama, e le conseguenze le subisce pesantemente l'Europa, per tacer dell'Italia massacrata dalla guerra a Gheddafi, mi corre l'obbligo di ricordare quale difficoltà e resistenza alla mediazione nutre il grande Rudy Giuliani. Quando era sindaco di New York non aveva il minimo problema a partecipare al Gay Pride e travestirsi con parrucca e grande trucco, né ne aveva a manifestare in favore della legge per l’aborto.
ben carson trump
Ma quando durante un assemblea generale delle Nazioni Unite si ritrovò tra i piedi Yasser Arafat, invitato in quanto presidente dell'Autorità Palestinese, non mando giù l’ affronto e attese fino a una sera in cui c'era una rappresentazione a teatro ed era la City, il Comune, a invitare gli illustri ospiti delle Nazioni Unite convenuti da tutto il mondo come ogni anno. Appena Arafat fu seduto in un bel palco, si presentò e lo caccio con le seguenti parole: questa sera comando io e tu per me sei un assassino. Auguri.