Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Lasciate stare l'alcol, ricorrete allo yoga per mantenere la calma durante l'ultimo dibattito tra i candidati presidenti questa sera a Las Vegas. Che siate repubblicani o democratici, il primo e il secondo dibattito sono stati deleteri per lo stomaco. Il declino di discorsi civili, il basso tasso di popolarità di tutti e due candidati, la sensazione generale di tristezza per la democrazia degli Stati Uniti, percepiti nei salotti delle case, nei bar e nei commenti di Facebook, suggeriscono di ricorrere a un'alternativa salutista per questa sera, ovvero allo yoga.
HILLARY CLINTON TRUMP
Riuscirete così a sopportare interruzioni, accuse e rivelazioni; prendetevela comoda e non dimenticate di respirare profondamente. Così suggerisce il Wall Street Journal in un articolo inconfutabile e molto raffinato. Ma qui la coscienza pulita non ce l'ha nessuno, a contribuire alla bassezza e alla bruttezza di una campagna elettorale pur appassionante, ci si sono messi tutti, anche il WSJ, sia pur elegantemente, che rappresenta interessi molto strettamente legati alla candidata Hillary Clinton.
A quanto pare, questo pensa la buona parte degli elettori, che in un sondaggio Rasmussen reports, dicono che non se la sono bevuta la storia della Russia che tenta di manipolare le elezioni per far vincere Donald Trump, e piuttosto pensano che il processo sia stato alterato dalla faziosità dei media. Per l'esattezza, il 56% dei probabili elettori dice che la cosa di cui è certo è che i media si siano impegnati per far eleggere la Clinton. Solo il 26% non è d'accordo e ritiene più probabile che il governo russo abbia tramato e stia tramando per far eleggere Donald Trump. Non è una bella cosa.
il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 5
Si va al dibattito con una parte preponderante della stampa e dell'opinione pubblica convinta che Hillary Clinton abbia già vinto e che il distacco tra i due concorrenti sia di 9 punti, quindi incolmabile. Non tutti la pensano così. Sempre Rasmussen reports dice che arrivati a questo punto, meno di 3 settimane al giorno delle elezioni, con ancora 1 su 10 elettori incerto su chi votare, è un testa a testa, 42% a lei e 42% a lui.
Un 7% di stravaganti, visto il sistema americano corrente, insiste che voterà per il candidato del partito libertario, Gary Johnson, appena l’ 1%, si dichiara a favore della nominata del Green Party, Jill Stein. Ieri la Clinton era al 42 e Trump al 41, il giorno prima era il contrario. Viene più o meno giudicato alla pari il danno procurato a lui dalla conversazione fuori onda piena di porcate sulle donne, a lei dalle rivelazioni sulle famose mail e le informazioni di quando era segretario di Stato. Incredibile, ma vero.
L’84% degli elettori ha deciso come voterà, e anche qui Clinton e Trump stanno alla pari, al 47%. Tra gli elettori che ancora si stanno schiarendo le idee, lei al 35, lui al 34, Johnson niente meno che al 27. La stessa cosa con metodi diversi sostiene il Los Angeles Times., che nei sondaggi di queste presidenziali ha investito molto in denaro e credibilità.
hillary clinton e john podesta
Ma chi sono i gruppi sociali che potrebbero decidere le elezioni presidenziali più confuse che si ricordino? Per esempio i cattolici bianchi, quelli insultati dal capo dello staff della Clinton, John Podesta, e da altri collaboratori nelle mail rese note da Julian Assange prima che l'Ecuador lo mettesse a tacere tagliandogli i fili almeno per ora.
Donald Trump non è mai stato la scelta preferita dai cattolici repubblicani, per lo meno non all'inizio, e anche oggi non c'è un documento ufficiale, perché se un'associazione forte come Catholic Vote, dichiara che molte delle cose che dice Trump piacciono e tanto, il famoso video sulle donne che ci stanno se sei potente ha bloccato l’appoggio ufficiale.
Per i repubblicani abituati negli ultimi anni a contare sul voto dei cattolici è un problema. All'inizio di ottobre Trump tra i bianchi cattolici era al 56% contro il 31 della Clinton, dopo le rivelazioni e le accuse di donne è salita lei al 46 e lui sceso il 42. Tutto molto volatile, soprattutto se tenete conto del fatto che nel 2012 il candidato repubblicano Mitt Romney aveva ottenuto il 59% del voto di cattolici bianchi ,ben diverso dal 37% di George Bush junior. Però Romney ha perso e Bush ha vinto.
ASSANGE
I tre Stati nei quali il voto di cattolici bianchi potrebbe essere decisivo sono Florida, Ohio, Pennsylvania, dove i cattolici sono il 20% e un numero molto alto di loro non ha votato nel 2012. Per strano che possa sembrare agli europei, la maggior parte dei cattolici americani, liberali o conservatori che siano, non ritengono l'aborto una questione importante. Il presunto disprezzo per le donne li infastidisce invece. O almeno li obbliga a dichiararsi indignati. La loro scelta è dunque fondamentale.
Steven Krueger, presidente dei cattolici democratici del Nevada,è certo ci sarà una grande defezione dai repubblicani ai democratici, mentre Steven Wagner, della QEV Analytics, una società di pubblica opinione che lavora per conto delle organizzazioni di cattolici conservatori, è certo che alla fine Trump avrà il 10% di più dell'avversaria.
L'altra categoria sociale alla quale si guarda con grande attenzione e quella degli ispanoamericani; i democratici ci contano.
ASSANGE HILLARY
Storicamente gli ispanici non vanno a votare in alta percentuale ma questa volta la campagna della Clinton ci ha lavorato molto e conta sulla avversione per Donald Trump causata dalla storia del muro col Messico. Nel 2012 a questo punto della campagna il 17% degli ispanici rispose in un sondaggio di Latino Decisions di sentire che il partito repubblicano ce l'aveva con loro, oggi è il 44%.
Nel 2008 e nel 2012 su 27 milioni di aventi diritto si presentò meno della metà, e la percentuale a favore di Barack Obama fu 71% contro il 27 di Romney. Hillary Clinton non li attrae allo stesso modo, siamo al 58%, però ha un buon vantaggio su Donald Trump.
ISPANICHE PER OBAMA
Solo in Florida si sono registrati in più quest'anno circa 450.000 Spanish, gli Stati nei quali potrebbero fare la differenza perché sono numero significativo sono il Colorado, il Nevada, Arizona e Virginia, ma anche in Stati come North Carolina, dove sono solo il 2%, quella percentuale è la stessa con la quale Obama ha perso ilo Stato nel 2012. Swing States, swing States, è tutto lì e niente è detto.
Tra un’accusa e l'altra di possibili brogli che incomberebbero sul voto, ora viene fuori che una società legata a George Soros, grande nemico di Trump e grande amico della Clinton e di Obama, gestisce le macchine del voto in numerosi Stati.
Tonight is forever, questa sera il dibattito è quello definitivo, come scrive Drudge report, grande sponsor di Donald Trump e ormai sito principe nell'orientare gli internauti conservatori. Darà al repubblicano la possibilità di farti sentire in Stati chiave com'è il Nevada, alla democratica la possibilità di consolidare il suo probabile vantaggio. Il moderatore è di Fox News, grande novità di quest'anno, si chiama Chris Wallace, ed è un democratico iscritto anche se lavora per Murdoch.
LA FAMIGLIA KENYOTA DI OBAMA
Il presidente del Partito Repubblicano del Nevada, Michael McDonald, dice che il suo candidato si è preparato a lungo e che spera di poter parlare di issues come la sicurezza nazionale e i posti di lavoro, piuttosto che dei gossip dei tabloid. Roberta Lange, presidente del Partito Democratico del Nevada, sostiene che la Clinton parlerà della sua grande esperienza politica, del piano per creare posti di lavoro, e della riforma dell'immigrazione. Tutti promettono insomma dibattito alto e non da National Enquirer. Ci credete voi? In prima fila si siede il fratello di Barak Obama, che ce l’ha col fratello per una storia di politica e soldi in Kenia, e che tifa per Trump.