Maria Giovanna Maglie per Dagospia
È giusto dare addosso ai social? Seguono di sicuro l'onda di giornali e tv, e se si tratta di censurare notizie favorevoli a Trump, ai conservatori, ai repubblicani, la linea la danno i media tradizionali, gli altri seguono. Però chiunque faccia una ricerca su Google si deve sorbire paginate di informazione liberal scatenata, Idem Facebook e Twitter, e la mannaia della censura scatta a senso unico, vedi il complottista Alex Jones cancellato senza pietà.
google cina 8
Una serie di tweet di Donald Trump contro Google, una dichiarazione del suo consigliere Larry Kudlow, un incontro parlamentare già fissato con i mega dirigenti di Facebook, Twitter eccetera, hanno alzato il livello di attenzione sull'argomento “controllo di fake e faziose news”.
Sono giorni complicati per l'informazione in tutto il mondo. La verità è che le notizie molto positive per Trump &c. un po' nascoste le tengono.
Nasdaq per la prima volta nella storia sopra 8000, un accordo tra Stati Uniti e Messico che mette all'angolo Germania e Cina; indice di gradimento per Trump tra il 46, secondo Wall Street Journal e CBS news, e il 52, secondo il di solito più affidabile Rasmussen Report, e ci vuole una bella faccia tosta a dimenticare che nello stesso periodo era al 45 il pur beatificato Barack Obama.
Più che faccia tosta.
GOOGLE DON'T BE EVIL
A Tiger Woods, reduce da ennesima vittoria, durante la conferenza stampa in diretta su ESPN, continuano a domandare qualcosa che non c'entra niente, ovvero se sia un fan del presidente degli Stati uniti. Lui se la cava molto bene, dice “He's the president of the United States. You have to respect the office. No matter who is in the office, you may like, dislike personality or the politics, but we all must respect the office”. Ovvero, se quello è il presidente degli Stati Uniti,devi rispettare il suo ruolo. Non importa chi lo ricopra, può piacerti o non piacerti la personalità o le politiche, ma tutti noi dobbiamo rispettare il ruolo.
Apriti cielo, il famoso commentatore Kellermann spiega di essere molto arrabbiato per questa dichiarazione che è “thoughtless statement dressed up as a thoughtful statement.”, una dichiarazione insensata travestita da dichiarazione pensosa, addirittura “And it either holds in contempt the intelligence of people who hear it or else it’s just a stupid thing to say.”, o pensata con disprezzo per l'intelligenza delle persone che l'ascoltano, o semplicemente una cosa stupida da dire”.
Più che faccia tosta.
donald trump fake news twitter
Lanny Davis, avvocato di Michael Cohen, a sua volta avvocato di Donald Trump e fixer di alcuni problemucci con signorine chiacchierone, passate per il letto del presidente molto prima che pensasse di diventare candidato, oggi pentito di lusso nell'orbita dell'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller, che dovrebbe riguardare la Russia, e’ a sua volta un chiacchierone un po' intrallazzone.
Ha dovuto ammettere di essersi inventato un informazione fornita poi in forma anonima alla CNN, e che era una vera bomba, perché sosteneva che di un incontro nella primavera del 2016 tra il figlio di Trump, Donald jr, a New York a Trump tower, con un'avvocatessa russa che aveva promesso di rivelare cose compromettenti sulla rivale Hillary Clinton, fosse stato informato anche Donald senior, che ora, nel negarlo, mentirebbe platealmente da presidente.
mueller trump
Bene, la CNN e i suoi illustri giornalisti autori del servizio scoop, da Chris Cuomo al veterano Carl Berstein del Watergate, si rifiutano di smentire la bufala dell'avvocato Davis, il quale ha fatto un'altra marcia indietro: non è vero che Cohen gli ha detto che Trump sapeva in anticipo che hacker russi si sarebbero infiltrati nelle mail di Hillary Clinton.
Dal che si deduce che negli Stati Uniti, assieme al mestiere di giornalista rischia di essere seriamente in crisi anche quello di avvocato, ma questo è un discorso che faremo quando il Russiagate sarà finalmente in qualche modo concluso.
Per ora c'è una dichiarazione del consigliere economico di Donald Trump,
Larry Kudlow,che ha detto che l'amministrazione Usa "sta valutando" se la controllata di Google dovrebbe essere soggetta a una regolamentazione da parte del governo. "Ve lo faremo sapere", ha aggiunto parlando ai giornalisti dal giardino della Casa Bianca. "Stiamo valutando" una tale ipotesi.
L'attacco contro Google si aggiunge a quello contro Twitter, accusato da Trump di ricorrere a "pratiche illegali e discriminatorie" per mettere di fatto a tacere voci conservatrici.
cohen
Il presidente questa mattina ha sparato una serie di tweet sull'argomento, perché mentre critica Twitter, lo usa alla grande.
Ne cito uno. “Google search results for “Trump News” shows only the viewing/reporting of Fake New Media. In other words, they have it RIGGED, for me & others, so that almost all stories & news is BAD. Fake CNN is prominent. Republican/Conservative & Fair Media is shut out. Illegal? 96% of…”.
I risultati delle ricerche su Google per Trump news mostrano solamente i fake news media. In altre parole sono manipolati,per me ed altri,in modo tale che quasi tutte le storie e le notizie siano negative. Domina la falsa CNN, le notizie corrette repubblicane e conservatrici vengono espulse. Illegale? Sono il 96% “.
A queste intemerate di solito segue una trattativa, un negoziato per strappare un risultato di compromesso onorevole. Metodo Trump. La settimana prossima i rappresentati di vari gruppi tech come Facebook, Google e Twitter torneranno a Capitol Hill per parlare non solo di abusi sulle loro piattaforme ma anche della gestione dei contenuti di carattere politico.
stormy daniels
La cosa è pesante. A Google si contesta di manipolare i suoi algoritmi per mettere in evidenza notizie e informazioni a contenuto Liberal e a favore della sinistra, quando si tratta del presidente degli Stati Uniti. Seguono un paio di studi forniti da think tank conservatori. Io personalmente non possiedo studi per quanto riguarda Google in lingua italiana, ma sulla faziosità delle scelte metto la mano sul fuoco da utente spesso sconcertato.
A lanciare l'allarme è stato un sito, anzi il sito, conservatore per eccellenza, il Dagospia americano, Drudge Report. L’indagine su Google si estende anche a YouTube, leader nei filmati, di proprietà di google, accusato di bandire e censurare video non graditi. Ultimo caso il materiale prodotto da James Damore, dipendente licenziato di Facebook che non intende tacere.
Certo è che la risposta a una ricerca su Trump, effettuata su Google ,vede in prima fila CNN, 2 risultati su 10,, seguita da CBS, The Atlantic, CNBC, The New Yorker, Politico, Reuters, and USA Today, gli ultimi due considerati più moderati. Sulla prima pagina non appare neanche un risultato attribuibile a giornali o TV repubblicani e conservatori. Eppure Foxnews,per dirne una, è quasi sempre al primo posto negli ascolti.
Ora, qui parliamo di numeri forti, altro che hacker russi. Facebook e Twitter insieme raggiungono un miliardo e 800 milioni di persone. Facebook viene usato da due terzi degli americani, Google è il primo motore di ricerca del mondo così come YouTube per quanto riguarda i video.
JAMES DAMORE
Secondo Project Veritas che ha intervistato personale di Twitter con telecamere nascoste, c'è una tecnica che si chiama shadow banning, grazie alla quale tu pensi che quello che pubblichi venga visto da tutti, ma non è così, basta che nel testo compaiono parole come Dio e America, e scatta il blocco .
Idem con Facebook. Secondo denuncia di ex impiegati, il personale viene istruito a nascondere materiale conservatore dalla sezione trending, quel che va di moda. Niente Rand Paul, anche se il parlamentare conservatore libertario e’ in piena tendenza, sempre Black Lives Matter, anche se è un periodo in cui il movimento di protesta nero non fa notizia Per tutta la campagna del 2016 questo metodo è stato seguito per Hillary Clinton versus Donald Trump.
Quando l'ingegnere James Damore ha denunciato il metodo, parlando di una gigantesca Echo Chamber, è stato licenziato. La motivazione ufficiale del licenziamento è stata di “aver tentato di fare di portare stereotipi di genere dannosi nel posto di lavoro”, lui li porta in tribunale sostenendo che Facebook “discrimina i bianchi i maschi e conservatori”.
È una disputa monumentale, siamo solo agli inizi