TRUMP MACRON
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Grand Hotel Pennsylvania Avenue, gente che va gente che viene. Parte Macron, arriva la Merkel, quella che l'Europa doveva fare tutto da sola senza questi Stati Uniti, e che ora si ritrova ad accettare proprio l'approccio bilaterale affermato dal presidente americano fin dal momento della sua elezione come metodo di rapporti e di trattative internazionali. Il primo maggio, data per la decisione sui dazi all'Europa, sul gigantesco surplus tedesco, sul numero di Volkswagen e altre auto made in Germany che circoleranno sulle autostrade americane, incombe.
Acciaio e alluminio contro jeans e bourbon. Vedremo, come nota perfidamente, sul suo diario di Twitter, Trump: “così tanto da discutere, così poco tempo”. Che tradotto significa che è altamente improbabile che cambi idea e in un tempo così ristretto e che continui a esentare l’Europa dalle decisioni sulle tariffe già prese per la Cina.
TRUMP MACRON 1
Theresa May, una che sfoglia la margherita, purtroppo poco in comune con Margaret Thatcher, capisce che sta perdendo il primato del rapporto preferenziale con gli Stati Uniti e invita Trump in visita ufficiale il 13 luglio a Londra. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, pakistano, laburista, non gradisce. Credeva di poter esercitare diritto di veto e finora c'era riuscito. Vedremo chi comanda.
melania trump brigitte macron
L'Italia, che pure era la nazione alla quale Trump ancora da candidato guardava con maggiore attenzione, per costruire ottimi rapporti bilaterali verso il Mediterraneo, l'Italia che ha molto da perdere non tanto e non solo da nuove tariffe quanto dalle ritorsioni europee che potrebbero scattare, non pervenuta, a parte la sua rappresentante in Europa, commissario agli esteri Federica Mogherini, che qualcuno dovrà informare che dal viaggio del presidente francese in avanti le cose con l'Iran sono cambiate comunque.
Corea del Nord e Corea del Sud, Kim jong-un e Moon Jae-in sono tutto un sorriso e una stretta di mano, e Kim visita Seul e invita a Pyongyang, insieme alla promessa reciproca, per ora solo una promessa ma non è poco in quella zona lì dove In quasi 70 anni una pace non era mai stata firmata, che basta guerre e soprattutto basta nucleare.
Il presidente americano si ritiene giustificatamente parte magna dell'idillio e anche se non si sbilancia, time will tell, Vediamo come va a finire, sa che il suo storico Summit col dittatore nordcoreano non solo si farà per certo, ma sarà ancora più accompagnato da speranze di successo. Non doveva esserci l'apocalisse nucleare, visto che l'America osava sfidare la Corea del nord? Invece si tratta, la Cina collabora, la Russia, che e’ il convitato di pietra della Corea del Nord, tace. Un dittatore orrendo resta un dittatore orrendo, certamente, ma può essere addomesticato e tenuto a bada, in attesa di farlo fuori.
MERKEL TRUMP
Ci sarebbe anche l'economia che nel primo trimestre cresciuta a un ritmo insperato, come non accadeva dal 2005, e la stretta dei repubblicani al Congresso, che hanno presentato la loro ponderosa indagine che scagiona completamente Trump, contro l'indagine del procuratore speciale Robert Mueller. Ci sarebbe abbastanza da raccontare una presidenza estremamente contrastata, ma che non va per niente male, tutt'altro. Stiamo alla politica estera e al rapporto con l'Europa.
La visita della Merkel non ha niente a che fare con quella del presidente francese. 2 ore e mezzo in tutto di colloqui, e un pacchetto di proposte per evitare il disastro, ovvero un mini accordo commerciale che comprenderebbe tariffe abbassate in Europa ai prodotti americani come automobili, parti di automobili, prodotti farmaceutici e agricoli, assieme al sostegno europeo contro le pratiche scorrette di commercio cinesi.
Di sicuro Trump metterà pesantemente sulla bilancia l'aumento del contributo Nato, che pretende adeguato al 2% del PIL e c'è la dolorosa vicenda del Nord Stream 2, il gasdotto potenziato dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, che gli Stati Uniti contestano storicamente (lo fece anche Barack Obama) perché aumenterebbe l'influenza russa e sarebbe un concorrente formidabile delle esportazioni di gas liquido americane in Europa.
theresa may donald trump angela merkel
Contro il gasdotto il Congresso ha già dato a Trump il potere di emanare sanzioni. La Merkel non ha nessuna intenzione di fermare una costruzione già in stato avanzato e fortemente vantaggiosa, e probabilmente non ha neanche la possibilità di dire di sì, come ha fatto Macron, all'aumento dovuto di contributo Nato, perché si oppone la Spd, i socialdemocratici con i quali governa. Ma allora il suo potere negoziale è molto ridotto.
Trump e i suoi consiglieri, va chiarito, più che a un asse franco-tedesco in Europa hanno sempre creduto in un predominio e in uno strapotere tedesco e quindi soprattutto dopo l'incontro con Macron non hanno nessuna intenzione di favorire la Merkel. Oltretutto nel modo di fare politica di Trump hanno la meglio gli alleati disponibili ad assumersi responsabilità, com'era Tony Blair per W Bush e come è stata la Merkel per Obama.
NORD STREAM
Macron questo glielo ha assicurato e l'asse con Parigi non si tocca, È probabile che dagli incontri di Washington sia uscita la promessa di Trump di appoggiare pesantemente la Francia al posto dell'uscente Inghilterra alla guida della Difesa europea.
Quanto all'Iran, del quale si è molto detto giustamente che non si sono messi d'accordo i due presidenti nonostante la cordialità e persino l'intimità della visita di stato, una riflessione a mente fredda impone di dire che Macron quell’accordo 5 più uno lo ha messo in discussione e lo ha fatto senza ritenere di dover consultare gli alleati europei, figuriamoci la Mogherini.
Macron ha parlato addirittura di un nuovo accordo da riscrivere. Chiunque abbia ascoltato invece fino ad oggi le opinioni ribadite fino alla nausea non solo dalla Mogherini e da Tajani ma da tutto l'establishment di Bruxelles e Strasburgo, avrà solo sentito dire che l'accordo con l'Iran è perfetto e funziona per com'è. Non per Macron, che è stato esplicitamente critico sul programma di missili balistici di Teheran e le attività destabilizzanti del regime in tutto il Medio Oriente, dalla Siria allo Yemen.
Gasdotto nord stream
Che si è impegnato a preservare le restrizioni e le disposizioni chiave già fissate nel Jcpoa fino al 2025. A prolungare oltre il 2025 la sospensione del programma nucleare iraniano. A fermare il programma missilistico, a frenare le ingerenze iraniane nella regione.
Quando il presidente francese, che è evidentemente più legato alla massoneria scozzese che a quella francese che già è pronto a ripudiarlo servendosi della sua ala socialista e sindacale, prende una iniziativa del genere che non ha concordato con nessuno dei partner europei prima di partire, tanto meno con la Merkel, si gioca un risultato gigantesco, ovvero che il 12 Maggio Donald Trump, invece di tagliare di netto l'accordo, prenda tempo, incassi per il momento una prima grande battaglia vinta perché se l'accordo è migliorabile vuol dire che quello che era tanto piaciuto a Obama buono non era, che clausole più restrittive e controlli più efficaci nei confronti degli Ayatollah imbroglioni sono necessarie nell'interesse degli Stati Uniti d'America.
mogherini e rohani
Intanto i soldati americani impegnati in Siria restano lì e non rientrano perché come ha detto Trump, ”non intendiamo lasciare campo libero all'Iran nel Mediterraneo”.
Tradotto in soldoni, mantenere l'accordo migliorando nel modo che sia accettabile per gli Stati Uniti è l'unico modo per continuare a fare lucrosi affari che Francia Germania e anche l'Italia hanno intrapreso recentemente con l'Iran. Lo spettro delle sanzioni americane non si allontana facendo gli sbruffoni alla Mogherini. Gli stessi Ayatollah del regime di Teheran a sanzioni che inasprirebbero la situazione economica dando forza all'opposizione politica e popolare interna sono sensibili. Potrebbe finire con un altro gran tavolo di trattative aperto dopo quello coreano.
federica mogherini
Per intanto Donald Trump isolazionista ha messo i suoi grandi piedi nel piatto europeo.