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    AMERICA FATTA A MAGLIE - IL GIGANTE WALMART ALZA IL SALARIO MINIMO AI SUOI 1,4 MILIONI DI DIPENDENTI, GLI DARÀ UN BONUS E PIÙ CONGEDI DI MATERNITÀ E PATERNITÀ. TUTTO GRAZIE AI RISPARMI OTTENUTI CON LA RIFORMA FISCALE DI TRUMP. MA NON ERA UNA TRUFFA CHE AIUTAVA SOLO I RICCHI? - CON LEI ALTRE DECINE DI AZIENDE: RISULTATI ECCEZIONALI, TANTO PIÙ VISTO CHE LA VULGATA CONTINUA A DIPINGERE UN PAESE CADUTO IN MANO A UN IDIOTA INSTABILE CHE HA PRESO IL POTERE GRAZIE A PUTIN


     
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    Maria Giovanna Maglie per Dagospia

     

     

    donald trump donald trump

    La Walmart, gigante dei supermercati e prima compagnia privata d'America con 1,4 milioni di dipendenti,  aumentera’ il salario minimo a 11 dollari, espandera’ i congedi di maternità e paternità, fornira’ un bonus di 1.000 dollari. Il tutto, per bocca dello stesso ceo, dovuto alla riforma fiscale appena varata dal Congresso su spinta del presidente. Com'era la storia della legge subdola, fatta solo per i più ricchi?

     

    "Siamo nelle prime fasi di valutazione delle opportunità che la riforma fiscale crea per noi per investire nei nostri clienti e collaboratori e per rafforzare ulteriormente il nostro business, il che dovrebbe favorire i nostri azionisti", dichiara Doug McMillon, presidente e ceo di Walmart. "La riforma fiscale - prosegue - ci dà l'opportunità di essere più competitivi nel mondo e di accelerare i piani per gli Stati Uniti".

     

    Non si tratta di un aumento solo virtuale, attualmente la paga di base all'ingresso presso la catena è di 9 dollari all'ora, che diventano 10 dopo una fase di formazione.

    Walmart Walmart

    I benefici riguardano piu’ di 1 milione di lavoratori  nel Paese, a partire da febbraio. I premi saranno determinati in base all'anzianità di servizio: quelli sopra 20 anni di esperienza avranno l'assegno pieno da mille dollari, che scende fino a 250 dollari per quelli con solo due-quattro anni di servizio. Le altre fasce saranno: 750 dollari (15-19 anni di anzianità), 400 (10-14), 300 (5-9).

     

    Non basta, tra le agevolazioni è annunciato anche un benefit da 5mila dollari di assistenza finanziaria per gli impiegati che vogliano adottare un figlio, per coprire le spese legali e le tasse legate alla procedura.

    walmart walmart

     

    Dice ancora l'amministratore delegato: “Anche se siamo nella prima fase, alcune linee guida sono chiare e in armonia col nostro modo di investire:prezzi più bassi per i clienti, stipendi migliore e formazione per i dipendenti, e investimento nel futuro della nostra compagnia". Ce ne vuole di fiducia, visto che l'operazione costa 700 milioni di dollari tanto per incominciare.

     

    Sono risultati eccezionali, inutile negare, lo sono tanto di più visto che la vulgata invece continua a essere quella di un Paese caduto in mano a un idiota instabile che ha preso il potere grazie a Putin. Mai  la realtà è stata così diversa da una pessima fiction, perché se l'economia prospera vuol dire che la direzione e’ giusta, mica le mancette elettorali promesse da noi.

     

    100 compagnie americane hanno deciso dal momento della firma della riforma delle tasse, che le abbassa per tutti, grandi compagnie, piccole imprese, privati cittadini, e in ispecie riduce dal 35 al 21% quelle per le imprese, di dare i loro dipendenti fino a $2000 in premi di produzione. Numerose Corporation come la at&t, Boeing, Wells Fargo, Comcast, Nationwide, hanno aumentato il salario minimo ma anche gli investimenti interni. La riforma offre anche condizioni vantaggiose a chi riporti i capitali negli Stati Uniti, per dirne una, la Apple sta per rimpatriare 200 miliardi di dollari.

     

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    Nelle stesse ore uno dei grandi nemici di Donald Trump, Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post impegnato in una campagna di discredito quotidiano del presidente, festeggia la corona di più ricco del mondo con 106 miliardi di dollari. Dovuti a che cosa? A Trump naturalmente, al trionfo della Borsa, a quanto i consumatori hanno speso a Natale negli Stati uniti.

     

    A completare il quadro la disoccupazione e’ al livello più basso degli ultimi 17 anni, 4%, la fiducia del consumatore americano al livello più alto dal 2000.

     

    Twitta perciò festante l'Instabile che sta alla Casa Bianca che “In new Quinnipiac Poll, 66% of people feel the economy is “Excellent or Good.” That is the highest number ever recorded by this poll.” Dall'ultimo sondaggio quinnipiac risulta che il 66% dei cittadini percepisce l'economia come “eccellente o buona”. Il livello più alto mai registrato da questo sondaggio.

    Meno Twittaroli ma altrettanto ottimisti sono gli economisti intervistati dal Wall Street Journal, che dicono più o meno tutti che il presidente Donald Trump ha in un solo anno di governo avuto risultati positivi sulla crescita economica, sulle assunzioni e sulla prestazioni della Borsa.

    MITCH MCCONNELL PAUL RYAN DONALD TRUMP MIKE PENCE MITCH MCCONNELL PAUL RYAN DONALD TRUMP MIKE PENCE

     

    Prevedono anche un 2018 di solida crescita e di continuo declino nel tasso di disoccupazione.

    Il fattore chiave è la riforma delle tasse con netto taglio, firmata in dicembre, che secondo gli economisti produrrà effetti positivi sull'economia per molti anni a venire.

     

    È arduo, sostengono, non dare a Trump e il merito che Trump ha. Alcuni di loro sottolineano che in ogni caso il presidente ha ereditato una situazione di crescita seppur lenta.

     Ma è un fatto che un anno fa, alla fine del suo secondo mandato, Barack Obama aveva ottenuto dagli stessi economisti giudizi controversi nei quali gli si riconosceva merito della stabilità finanziaria ma l'opinione prevalente era negativa sulla crescita del prodotto interno e sul potenziale di crescita a lungo termine.

     

     Oggi gli esperti intervistati dal Wall Street Journal prevedono al 90% un 2018 di continua espansione, anche se si dividono sulla prospettiva a lungo termine. E ancora niente abbiamo visto, perché da un momento all'altro, se fallisce il vertice del 23 gennaio, Donald Trump potrebbe stracciare il cosiddetto Nafta, l'accordo di commercio comune e libero  con Messico e Canada’, firmato da Bill Clinton una ventina di anni fa come un grande avanzamento nei rapporti  e nel commercio, e di grande vantaggio per gli Stati Uniti.

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    Trump non la pensa così, lo ha detto in tutta la campagna elettorale del 2016 e lo ha ripetuto anche due giorni fa durante un comizio a contadini e coltivatori americani. “Se il Canada e il Messico fanno tutti quei soldi e noi no, vuol dire che si tratta di un accordo vantaggioso per loro è svantaggioso per noi e le cose devono cambiare”.

     

     Perciò si torna a negoziare, si strappano accordi diversi, o si esce.

    Che è un po' la stessa cosa che ha ribadito ieri incontrando il primo ministro norvegese a proposito dell'accordo di Parigi sul clima. I media europei e segnatamente italiani l'hanno raccontata come un passo indietro, un ripensamento sull'uscita dall'accordo, ma il presidente americano dice sempre la stessa cosa, che in genere è prova di stabilità mentale, non del contrario. Dice che se un accordo non è vantaggioso per gli Stati uniti, va negoziato e ridiscusso. In caso contrario lui se ne va.

    JEFF BEZOS POMPATISSIMO JEFF BEZOS POMPATISSIMO

     Finora, avviso ai rosiconi, è una tattica che funziona alla grande.

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