Paolo Russo per “la Stampa” - Estratti
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«Ecco perché alla fine la Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, non farà ricorso contro Sinner ma si limiterà ad acquisire più documentazione possibile per far si che il caso del campione italiano non apra la strada a chi con i testosteronici si dopa davvero». A ipotizzare il lieto fine per Jannik non è uno qualsiasi ma un super esperto della rete di laboratori anti-doping della stessa Wada, che prima di parlare chiede di mantenere l'anonimato.
Per capire come stanno le cose bisogna partire dal quantitativo del testosteronico Clostebol ritrovato nel numero 1 del tennis mondiale: «50 picogrammi per millilitro di sangue. Un picogrammo equivale a un millesimo di miliardo di grammo, quindi parliamo della punta di un cucchiaino di caffè sciolta in una piscina olimpica».
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Quantità infinitesimali che non possono dopare nessuno. Ma perché la Wada le considera comunque doping? «Per scovare chi ha fatto uso anche molto tempo prima di questi anabolizzanti, magari gareggiando in Paesi dove di controlli antidoping se ne fanno pochi o niente. Mentre, nel caso di Sinner, che ha giocato a ritmo serrato in molti tornei internazionali è difficile non ci siano stati test nei due mesi che hanno preceduto la scoperta di questa contaminazione con il Clostebol», spiega sempre il nostro.
Accreditando la versione fornita sin dal primo momento da Sinner circa l'assorbimento della sostanza attraverso le mani prive di guanti del suo massaggiatore, che aveva usato la pomata per rimarginare la ferita a un dito, come documentano le immagini della fasciatura al torneo di Indian Wells.
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Del resto un caso analogo si è verificato non molto tempo fa con un judoka risultato positivo al Clostebol dopo aver toccato con le mani il tatami dove aveva posato il piede il suo allenatore dopo aver passato la crema incriminata per facilitare la cicatrizzazione di una ferita.
«Uno studio condotto nel 2000 - spiega sempre la nostra gola profonda- ha dimostrato che basta aver stretto un mano sulla quale è stato spalmato un piccolo quantitativo di pomata contenente Clostebol affinché si risulti positivi al doping per tre giorni».
Resta da capire allora perché la Wada non abbia mollato l'osso chiedendo a Sinner e ai suoi un supplemento di documentazione. «Per circoscrivere il più possibile il caso, in modo che nel pertugio della non colpevolezza di Sinner non possano infilarsi atleti di paesi dove di controlli se ne fanno pochi».
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Tra il 2019 e il 2023 sono comunque 38 gli atleti italiani risultati positivi al Clostebol. Di questi, 13 sono stati scagionati dalle accuse, incluso Sinner e altri 4 tennisti. Una volta la sostanza veniva somministrata soprattutto agli atleti della Ddr (...)
Comunque sia tra i tre esperti nominati da Wada per dirimere la questione, quello considerato più esperto di tutti, il professore emerito del King's College di Londra David Cowan, avrebbe già espresso la sua contrarietà al ricorso, sostenendo la tesi della contaminazione transdermica involontaria e ribadendo che i quantitativi assunti non potevano influenzare in alcun modo le performance di Sinner. Che con buona pace dei suoi detrattori dovrebbe restare ancora a lungo sul tetto del mondo della racchetta.
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