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    MAI DIRE RAI! DOMANI SI RIUNISCE LA VIGILANZA, MA IL VOTO SUL CDA RISCHIA DI ESSERE NULLO: GRASSO E BOLDRINI ANCORA IN ALTO MARE SUL RIEQUILIBRIO IN COMMISSIONE, LA VOTAZIONE POTREBBE ESSERE IMPUGNATA E INVALIDATA…


     
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    1 - RAI, ANCORA NIENTE INTESA SUL NUOVO CDA. E’ SCONTRO SUL «RIEQUILIBRIO» DELLA COMMISSIONE

    Claudio Marincola per “Il Messaggero”

     

    ANTONIO CAMPO DALL ORTO ANTONIO CAMPO DALL ORTO

    La nuova Rai non è ancora uscita dal cilindro di Renzi ma il sismosgrafo già segna burrasca. Così che mentre acquista forza la candidatura di Campo Dall’Orto per il ruolo di direttore generale si discute e si litiga sui sette nomi che completeranno il puzzle del cda. E soprattutto ci si divide su chi dovrà essere il presidente di garanzia che la riforma pone superpartes. Equilibri fragili, tensioni che si riverberano, insomma, fuori e dentro il Pd. Ma siamo alla stretta finale.

     

    Un’altra tempesta però si avvicina per la richiesta di riequilibrare in commissione di Vigilanza la presenza dei gruppi al Senato dopo i tanti cambi di casacca. Il problema era stato posto dal capogruppo ncd Maurizio Lupi che aveva scritto ai presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso e al presidente della Vigilanza Fico.

    GRASSO BOLDRINI GRASSO BOLDRINI

     

    Nella conferenza dei capigruppo di palazzo Madama il tema era stato ripreso e sembrava che tutto dovesse filare liscio come l’olio. Un senatore verdiniano e un fittiano avrebbero preso il posto di un grillino e di un forzista. Si dà il caso però che finora ai presidenti di Camera e Senato non siano ancora arrivati i nomi di chi dovrà uscire da San Macuto per far posto ai nuovi.

     

    VOTO NULLO?

    In mancanza di nuove comunicazioni, la Boldrini e Grasso dovranno intervenire: il regolamento prevede che nelle Bicamerali siano rappresentati tutti i gruppi (il problema si pone anche per il Copasir). Se non lo faranno e il cda verrà votato con l’attuale composizione si rischiano ricorsi e relative richieste di annullamento. Un bel pasticcio.

    Luigi Zanda Luigi Zanda

     

    E veniamo al totonomine. Prima di partire per il Giappone il premier ha lasciato ai capigruppo di Camera e Senato Rosato e Zanda una rosa di nomi nota solo ai sottosegretari Giacomelli e Lotti. I primi a esaminarla saranno oggi i membri dem della Vigilanza che si riuniranno alle 17 a palazzo Madama. Il voto è segreto. I tre della minoranza, Martini, Gotor e Fornaro come si comporteranno?

     

    «A me non è stata sottoposta nessuna lista - si mostra scettico Fornaro - auspico che il presidente sia una figura al di sopra delle parti, un esperto di gestione aziendale, un profilo il più alto possibile. Ci comporteremo come sempre, saremo leali. Questa idea che noi tramiamo fa parte ormai della costruzione di un nemico interno...». Per il dg, dicevamo, Renzi avrebbe scelto di puntare su Antonio Campo Dall’Orto, L’ha incontrato e prima di volare a Tokyo.

     

    ANDREA SCROSATI ANDREA SCROSATI

    L’ex manager di Mtv, membro del cda di Poste italiane, è da tempo in preallarme. Ma non è del tutto sfumata l’ipotesi di chiamare Andrea Scrosati, vice presidente di Sky area cinema. L’inquilino di palazzo Chigi fino a qualche tempo fa caldeggiava però il nome di una donna. Si era parlato di Eleonora Andreatta ma anche di Mariella Soldi di Discovery Channel e Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria. «Siamo di fronte ad un cda di transizione - non si scompone Pino Pisicchio, capogruppo del Misto - per ora vedo solo molte autocandidature».

    MARINELLA SOLDI MARINELLA SOLDI

     

    TICKET UOMO-DONNA

    Il nuovo presidente per salire al settimo piano di viale Mazzini avrà bisogno di una maggioranza qualificata, (27 voti su 40). Serve dunque un accordo politico. Si rafforza intanto la posizione di Franco Bassanini, più volte ministro e sottosegretario, oggi fuori dalla Cassa depositi e prestiti. Restano in corsa gli ex direttori Mieli, Sorgi e Anselmi che rispondono ai requisiti richiesti. Competenti, di alto profilo, disposti a non superare il tetto dei 240 mila euro rispettato dalla Tarantola

     

    Per garantire il ticket uomo-donna si fa il nome anche dell’economista Veronica De Romanis, moglie di Lorenzo Bini Smaghi. E sempre per compensare le quote rosa - che Renzi ha sempre rispettato - l’Ncd starebbe pensando a Roberta Angelilli, che però è già europarlamentare. Domani alle 14 è convocata la Vigilanza per la votazione di sette dei nove membri del cda Rai. Restano in campo Antonio Pilati e Enzo Iacopino, graditi a Forza Italia (e a Confalonieri) e Marco Follini che raccoglierebbe i voti di parte del centro.

    Antonella Mansi Antonella Mansi

     

    2 - VIGILANZA RAI: PICARDI A CACCIA DEL SEGGIO NCD

    Guido Paglia per “Lultimaribattuta.it”

     

    Il “direttorissimo” Augusto Minzolini, nuovo capogruppo di Forza Italia in Vigilanza, non è l’unico parlamentare in “conflitto d’interessi” (tra i berlusconiani non è certo una novità) nella sua frenetica attività per il nuovo CdA Rai.

    Essendo un direttore di viale Mazzini in aspettativa, l’ex-direttore del TG 1 farebbe bene a limitarsi a votare il consigliere che spetterà al partito dell’ex-premier, ma lui da quest’orecchio proprio non ci sente.

     

    LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO

    E sì che è lui stesso a rischio. Perché è partita una richiesta al Presidente di Palazzo Madama, Piero Grasso, per ridurre da tre a due i senatori di Forza Italia in Vigilanza. Ciò in quanto il gruppo ha perso, tra fittiani e verdiniani, non meno di una quindicina di senatori e quindi i gruppi “centristi” chiedono un ridimensionamento della rappresentanza, dopo l’uscita di Schifani e Bonaiuti, passati con NCD e Scavone, prima con GAL e ora con la nuova formazione di Verdini.

     

    maurizio gasparri domenico gramazio maurizio gasparri domenico gramazio

    Ora, oltre a Minzolini, gli unici altri senatori di FI sono Maurizio Gasparri (che ha dato il nome alla vecchia legge sulla Rai) e il capogruppo in Senato, Paolo Romani. Ed è da escludere che uno di loro possa uscire dalla commissione. Quindi, l’eventuale sacrificato non potrà essere proprio che il neocapogruppo voluto da Brunetta al posto di Luca d’Alessandro.

     

    Però c’è chi sta messo peggio. Sia pure nell’indifferenza del dg (uscente) Luigi Gubitosi e dei vertici di Camera e Senato, il direttore dei Rapporti Istituzionali di viale Mazzini, Alessandro Picardi, si sta tuffando a pesce anche lui sulla scelta dei nuovi consiglieri Rai.

    Per conto di chi? Ma del Nuovo Centro Destra, è chiaro. Il compagno della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, infatti, sta tempestando di telefonate e di richieste di incontri i membri della Vigilanza per stringere un’alleanza che possa portare il partito di Angelino Alfano ad avere un proprio rappresentante in CdA.

     

    Beatrice Lorenzin Beatrice Lorenzin

    Un’impresa molto complicata, dal momento che l’NCD ha solo due commissari (Schifani e Bonaiuti) e per arrivare al traguardo ne occorrono 5 o 6‎. Di qui i tentativi di approccio con i verdiniani (che sono anche loro due, d’Alessandro e Scavone, ma più inclini all’accordo con Pisicchio, CD e un altro paio di senza partito come Maurizio Rossi e Federico Fauttilli).

    Ma il popolare “Incitatus” (così soprannominato perché nominato da Gubitosi così come Caligola elevò al rango di senatore il suo amato cavallo) non si arrende. Peccato che queste energie sarebbero certamente più utili alla Rai per i rapporti istituzionali veri e propri.

     

    Luigi Gubitosi Luigi Gubitosi

    Anche all’interno del Pd, c’è fibrillazione. Perché gli anti-renziani della Vigilanza (che sono in maggioranza‎) vorrebbero portare a casa due dei tre consiglieri spettanti. Lasciando poi che sia quello scelto dall’Economia a fare il 2-2. Nel frattempo, per avere la certezza del terzo consigliere, sembra abbiano già raggiunto l’accordo con il “battitore libero” Bueri.

    Riserbo assoluto, invece, sul prescelto da Renzi per la carica di direttore generale‎. Pare che l’unico al corrente della sua identità sia il superfedelissimo sottosegretario di Palazzo Chigi, Luca Lotti. Che sarebbe, oltretutto, anche l’estensore della short list finale dei veri candidati.

     

    E molti dei nomi pubblicati in queste settimane dai giornali – giurano i suoi collaboratori a Palazzo Chigi – non sarebbero mai stati presi in considerazione.

    “Autocandidature”, tagliano corto. C’è da sperarlo davvero, anche se dopo la disastrosa esperienza con Gubitosi (che non a caso Renzi non ha mai voluto incontrare), in Rai vedere uscire finalmente di scena presidente, dg e CdA scaduti, resta il desiderio più diffuso. Tranne, naturalmente, che al settimo piano.

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