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    MAI DIRE RAI! I FURBETTI DELLO STIPENDIO: IL TETTO IN RAI È DURATO LO SPAZIO DI UNA PRIMAVERA, I MEGA DIRIGENTI DI VIALE MAZZINI SONO TORNATI A SFORARE ALLEGRAMENTE I 240MILA EURO - NON SOLO MAGGIONI E CAMPO DALL’ORTO, ANCHE I 42 CHE AVEVANO FATTO RICORSO


     
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    1 - RAI, CAOS STIPENDI: VIA I TETTI AI DIRIGENTI MA NON PER TUTTI

    VIALE MAZZINI By VINCINO VIALE MAZZINI By VINCINO

    Claudio Marincola per “Il Messaggero”

     

    Il tetto agli stipendi Rai? Fa acqua da tutte le parti. Il tentativo di fissarlo a 240 mila euro lordi annui - che non sarebbero, diciamolo, proprio da buttar via - è durato lo spazio d’un mattino. Perché fatta la legge che metteva un limite agli emolumenti nelle società controllate dallo Stato si è subito trovata la via d’uscita.

     

    A sollevare il caso presentando una interrogazione parlamentare è (il solito) Michele Anzaldi, renziano doc. Lo stesso che nei giorni scorsi aveva accusato il Tg3 di Bianca Berlinguer di dare troppo spazio ai dissidenti pd, scatenando una bufera politica. La palla gliel’ha alzata lo stesso premier Matteo Renzi annunciando la decisione di mettere il canone tv nella bolletta elettrica «per recuperare l’evasione e far pagare tutti». E di conseguenza garantire introiti certi al servizio pubblico.

    RAI di viale Mazzini RAI di viale Mazzini

     

    Scrive Anzaldi: «L'azienda dovrebbe chiarire in piena trasparenza se è vero che non applica più il tetto agli stipendi pubblici di 240 mila euro». Il tetto era stato voluto infatti dal governo di Mario Monti nel 2011. «Si chiede di sapere - si legge ancora nell’interrogazione presentata dal segretario della commissione parlamentare di Vigilanza - se a seguito dell'emissione di strumenti finanziari quotati, la direzione della Rai abbia deciso di rimuovere il limite dei 240 mila euro prima applicato ai dipendenti che lo superavano. E se corrisponda al vero che la Rai abbia richiesto all'Avvocatura dello Stato un parere in merito all'applicabilità ai propri dipendenti del limite dei 240 mila euro».

     

    ANTONIO CAMPO DALL ORTO ANTONIO CAMPO DALL ORTO

    Domande retoriche. Anzaldi sa bene infatti che il tetto previsto appunto dal decreto legge 201 del 2011 dal governo Monti - recepito dalla Rai nel bilancio del 2014, approvato dal Tesoro - è stato facilmente aggirato. E sa che l’Avvocatura dello Stato si è già espressa nel maggio scorso - dopo aver consultato il ministero dell’Economia - stabilendo che 42 dirigenti di viale Mazzini avrebbero dovuto restituire le somme eccedenti i 240 mila euro percepiti dal maggio del 2014.

     

    SÌ AL MERITO

    GUBITOSI E TARANTOLA jpeg GUBITOSI E TARANTOLA jpeg

    Dopo qualche giorno l’allora dg Luigi Gubitosi rivelò che era stato accantonato un “tesoretto” di 2 milioni di euro proprio a tale scopo. Che fine ha fatto? E come andò alla fine? Andò che fatta la legge arrivò la “leggina”: il decreto legge 66 del 2014 (governo Letta) che escluse dal tetto le società quotate in Borsa e le società che emettono titoli negoziati sui mercati. E si dà il caso che la Rai, a distanza di poche ore proprio da quel parere dell’Avvocatura, emise la prima obbligazione azionaria della sua storia per un importo di 350 milioni (andato peraltro a ruba).

     

    E Viale Mazzini? L'azienda è sempre stata restia a pubblicare gli stipendi dei propri dirigenti, come pure sarebbe previsto dall'articolo 27, comma 7, del contratto di servizio. Ai vertici della tv pubblica spiegano che è stato semplicemente applicato un doveroso criterio meritocratico in base al quale soltanto ad alcuni, dopo l’emissione di quei bond, è stato concesso di sforare il tetto.

    MICHELE ANZALDI MICHELE ANZALDI

     

    «La Rai è un’azienda normale, gli stipendi non li facciano noi ma li fa il mercato», è il ragionamento che si fa al 7° piano. L’entità degli stipendi è sempre stata top secret «per non alterare il gioco delle concorrenze» e perché creerebbe «una evidente asimmetria nel settore televisivo», come ebbe a spiegare dopo essere stata interpellata l’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

     

    L’ex dg Gubitosi in audizione a San Macuto rivelò che il suo stipendio ammontava a 650 mila euro lordi (lo stesso compenso del suo successore, Campo Dall’Orto) che 3 dirigenti superavano i 500 mila euro, 1 tra 400 e 500 mila, 4 tra i 300 e 400 mila e 32 tra i 200 e 300 mila mentre tra i 322 giornalisti-dirigenti uno solo superava i 500 mila, 3 tra i 400 e il 500 mila e 34 tra i 200 e i 300 mila.

     

    2 - RAI: ANZALDI (PD), AZIENDA NON APPLICA PIÚ TETTO STIPENDI?

    (ANSA) - "Mentre si parla di attribuire maggiori risorse alla Rai con misure di recupero dell'evasione del canone, l'azienda dovrebbe chiarire in piena trasparenza se è vero che non applica piú il tetto agli stipendi pubblici di 240 mila euro, che era stato introdotto dal governo Renzi". E' quanto dichiara il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, annunciando la presentazione di un'interrogazione parlamentare alla Rai.

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    "Si chiede di sapere - è scritto nell'interrogazione - se a seguito dell'emissione di strumenti finanziari quotati, la direzione della Rai abbia deciso di rimuovere il limite dei 240 mila euro prima applicato ai dipendenti che lo superavano. Se corrisponda al vero che la Rai abbia richiesto all'Avvocatura dello Stato un parere in merito all'applicabilitá ai propri dipendenti del limite dei 240 mila euro e, in caso affermativo, che cosa preveda il parere al riguardo. Se i dirigenti interessati dalla misura abbiano fatto ricorso all'autoritá giudiziaria avverso la decisione aziendale di applicare il limite retributivo ai propri dipendenti.

     

    Se le cifre eccedenti il limite, precedentemente accantonate secondo quanto riportato dalla stampa, siano state restituite con efficacia retroattiva ai dipendenti interessati. Qualora il limite sia stato rimosso, a quanto ammontino i maggiori oneri per le casse della Rai.

    MICHELE ANZALDI MICHELE ANZALDI

     

    Se, a seguito dell'emissione di questi strumenti finanziari quotati e della conseguente decisione di non applicare piú il limite retributivo ai propri dipendenti, l'azienda intenda pubblicare gli stipendi dei propri dirigenti, come pure sarebbe previsto dalla vigente normativa e dall'articolo 27, comma 7, del Contratto di servizio 2010-2012 tuttora in vigore. Se tale scelta aziendale possa ritenersi coerente con la difficile situazione economica che sta vivendo il Paese e con i risultati economici della stessa Rai".

     

    "In data 25 maggio 2015 - scrive ancora Anzaldi nell'interrogazione - l'assemblea straordinaria della Rai ha modificato l'articolo 11, comma 3, dello Statuto sociale della Rai, prevedendo che l'assemblea ordinaria possa autorizzare il consiglio di amministrazione ad emettere strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentari, in coerenza con quanto previsto dalla Direttiva del ministro dell'Economia e delle finanze del 24 aprile 2013. A seguito di tale modifica, peraltro ancora in attesa del parere, previsto dalla legge, della Commissione parlamentare di vigilanza, la Rai ha emesso sui mercati internazionali un prestito obbligazionario non convertibile".

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