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    MAI FIDARSI DEI CINESI – THIERRY FREMAUX VOLEVA DARE UNA SVOLTA POP AL FESTIVAL DI CANNES, MA HA RIMEDIATO UNA FIGURA DI...“PALMA”: HA CREATO UNA SEZIONE DEDICATA AI SOCIAL, IN PARTNERSHIP CON TIKTOK. TUTTO BENE? MICA TANTO? I CINESI VOLEVANO DECIDERE CHI DOVESSE VINCERE, E COSÌ IL PRESIDENTE DELLA SEZIONE, IL CAMBOGIANO RITHY PANH, SI È DIMESSO. E PENSARE CHE BASTEREBBE APRIRE LE PORTE A NETFLIX (COME FANNO A VENEZIA)


     
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    Francesca D'angelo per “Libero quotidiano”

     

    tiktokshortfilm cannes tiktokshortfilm cannes

    I francesi ci hanno provato. Volevano fare i ggiovani (sì, con due g), essere social, anzi, di più: conquistare l'intero metaverso. Peccato che non sia andata così, vero caro Thierry?

    L'idea di siglare un accordo tra il festival di Cannes e TikTok si sta rivelando una grana gigantesca. Ma procediamo con ordine. Come dicevamo, quest' anno il Festival di Cannes era in cerca di una svolta pop, che gli garantisse ampia visibilità.

     

    thierry fremaux thierry fremaux

    Per riuscirci sarebbe bastato aprire le porte a Netflix ma quello, non sia mai, è inconcepibile per Thierry Frémaux: agli occhi del direttore artistico del festival le piattaforme streaming sono il male in terra. Così ha pensato: usiamo TikTok. Ora. Le parole Festival di Cannes e TikTok suonano già come un ossimoro all'interno della stessa frase, figuriamoci nella realtà. E infatti. Da quando il festival ha arruolato TikTok è una polemica dietro l'altra.

     

    Tanto per incominciare, tre quarti delle star non fanno più attività stampa. Gente del calibro di Ethan Coen o Julianne Moore si limitano al red carpet che è il regno delle storie. E quindi di TikTok. Della serie: i social non gradiscono la competizione dei giornalisti che, a differenza degli influencer, possono fare domande scomode o dare giudizi negativi.

    khaby lame a cannes khaby lame a cannes

     

    Il vero scandalo però è scoppiato con le dimissioni di Rithy Panh. Il regista cambogiano era stato scelto come presidente di una nuova sezione, creata appositamente per TikTok: la TikTokShortFilm. In competizione, i corti dei creators della rete. Ebbene, a quanto pare TikTok pretendeva di decidere chi dovesse vincere.

     

    «Mi sono dimesso perché non c'è un'intesa unanime sull'indipendenza e la sovranità di giudizio della giuria», ha dichiarato Panh. In un'intervista rilasciata alla testata francese L'Obs, il regista ha ulteriormente chiarito: «Il problema è che TikTok è una società orientata al profitto e alla pubblicità e quindi fatica a comprendere le persone creative e la loro indipendenza», dichiara senza mezzi termini Panh.

     

    Il team europeo di TikTok avrebbe inoltre fornito una serie di "suggerimenti" su chi avrebbe dovuto vincere il premio. I favoriti erano i lavori meno politicizzati o quelli con più budget alle spalle. Tradotto: i titoli pubblicitariamente più spendibili. «Non si tratta di denigrare i creators, che erano tutti interessanti, ma di scegliere tra un grosso team professionale e un piccolo ragazzo che filma i suoi amici con molta poesia. Per me dovrebbe essere valorizzato il secondo».

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    Da qui, la drastica presa di posizione: «Non ho scelta se non quella di dimettermi dal ruolo di presidente. Una giuria deve essere libera e indipendente: mi spiace che non sia questo il caso». Al momento non si sa che fine farà il premio. Di certo è una bella grana, che non fa onore a nessuno. Men che meno a Cannes.

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