Gloria Satta per “il Messaggero”
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Asia Argento definisce a sorpresa il #MeToo «un prodotto hollywoodiano che instupidisce, un po' finto e bigotto». E Roman Polanski, accusato di aver stuprato una diciottenne 46 anni fa, fa il pieno di candidature, ben 12, ai premi César con il film L'ufficiale e la spia.
Ma si scatena una nuova bufera: contro l'86enne regista insorgono i social e le femministe capeggiate dalla segretaria di Stato alla Parità tra Uomo e Donna Marlène Schiappa che aveva incredibilmente invitato a boicottare il film e ieri, all'annuncio delle nomination, ha tuonato: «Il cinema francese deve evidentemente ancora portare a compimento la sua rivoluzione sulle violenze sessiste e sessuali».
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Ultime dal #MeToo e dintorni: le due notizie, provenienti da Parigi, raccontano l'evoluzione del movimento anti-molestie che, nato alla fine del 2017 in seguito al caso Harvey Weinstein, ha rivoluzionato i rapporti tra i sessi e fatto rotolare molte teste. Asia Argento, 44 anni, una delle prime attrici a denunciare il produttore, è stata intervistata dal quotidiano Le Monde in occasione del Festival du Film Fantastique di Gérardmer di cui presiede la giuria.
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E ha preso le distanze dal movimento che aveva contribuito a fondare e che le si era ritorto contro quando venne accusata a sua volta di molestie dal giovane attore Jimmy Bennett. «All'inizio si trattava di denunciare gravi abusi di potere. Ma con il tempo questa vena militante si è dilapidata. #Metoo è diventato un prodotto hollywoodiano, qualcosa che instupidisce, un po' finto e bigotto. Un pass, un vestito da sera e basta.
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La Democrazia Cristiana in tutto il suo splendore», ha dichiarato Asia che ha poi aggiunto: «Non penso più che l'Italia sia una cattiva madre. All'inizio del caso Weinstein, i media di destra mi hanno assalita in modo abbastanza disgustoso. Da allora, c'è stato un bel risveglio delle coscienze».
RIVINCITA
Il pieno di nomination ai César, il premio cinematografico francese più importante (in programma il 28 febbraio) rappresenta invece una rivincita sulla burrasca che ha travolto Polanski negli ultimi mesi. Prima, in piena esplosione del#Metoo, il regista premio Oscar è stato cacciato dall'Academy per lo stupro commesso nel 1977 in America (un caso giudiziario ancora aperto malgrado il perdono della vittima). Poi, alla Mostra di Venezia, ci sono state le inopportune dichiarazioni della presidente della Giuria Lucrecia Martel («non applaudirò L'ufficiale e la spia) che tuttavia non hanno impedito al film di vincere il Leone d'argento.
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UN TRIONFO
Infine l'ex modella francese Valentine Monnier ha accusato Roman di averla violentata 46 anni fa mentre L'ufficiale e la spia sbancava i botteghini. «Il César», ha dichiarato il presidente del premio Alain Terzian, «non deve assumere posizioni morali». Luca Barbareschi, coproduttore del film di Polanski, ha aggiunto: «Le 12 candidature rappresentano un onore e il trionfo dell'arte. Con Roman stiamo già lavorando a un nuovo progetto. E speriamo ora nei David di Donatello».
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