Estratto da il Messaggero
re felipe VI pedro sanchez
Ancora Pedro Sanchez. Dopo il fallimento annunciato del leader popolare, Alberto Nunez Feijòo, il segretario del Psoe ha ricevuto dal re Felipe VI l'incarico di formare un nuovo governo spagnolo. Ma l'impresa non è semplice e così dopo avere avuto il mandato di comporre un nuovo esecutivo, ha lanciato un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche: «È l'ora della generosità, della leadership, della politica. Abbiamo aspettato abbastanza: serve prima possibile un governo di legislatura». Incontrerà tutti i gruppi parlamentari tranne Vox e questa volta per riconquistare la Moncloa è consapevole che dovrà ottenere anche i voti degli indipendentisti catalani.
Da giorni sia Erc che Junts hanno posto condizioni chiare: daranno il loro appoggio a Sanchez solo se porteranno a casa l'amnistia per i condannati in seguito alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del 2017 e «l'impegno a lavorare» a favore del referendum per l'autodeterminazione della Catalogna. Attorno a questi due punti da oggi inizia un negoziato complicatissimo che avrà come data deadline il 27 novembre: se entro quel giorno il leader socialista non avrà incassato la fiducia del Congresso, la Spagna tornerà di nuovo alle urne, il 14 gennaio.
sanchez puigdemont
LA TRATTATIVA Sanchez ha chiarito i suoi punti fermi. La sua azione, ha assicurato, non sarà mai fuori dal «perimetro previsto dalla Costituzione»: un modo implicito per bocciare ogni suggestione referendaria.
Quanto all'amnistia, il premier incaricato è stato attentissimo a non pronunciare mai questa parola. Tuttavia ha fatto capire che si tratta di un tema su cui si può aprire un tavolo negoziale. La sua strategia parte da una premessa importante: la politica di dialogo tra Madrid e la Catalogna, demonizzata dalle destre, a suo giudizio ha portato invece a una Spagna «più unita degli anni scorsi». Ora il compito di tutti dovrebbe essere quello di avanzare su quella strada, in un clima di «convivenza, concordia e stabilità, contro le divisioni e lo scontro politico».
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RE FELIPE VI CON PEDRO SANCHEZ
LA POLEMICA Contro il suo tentativo si è scagliato naturalmente Feijòo: «Mi risulta che al momento Sanchez abbia meno voti di un mese fa. Ci aspettano giornate piene di trattative oscure, di bugie». Quindi ha affondato con tono già preelettorale: «Tra un governo di bugie e le elezioni ovviamente preferisco il voto. Ma non decido io. L'attore principale di questo film è Puigdemont, Sanchez è solo la sua spalla. Trovo umiliante che si presenti un candidato senza avere una maggioranza. Praticamente - ha concluso - è la prova che la Spagna non ha un governo».