Ivan Zazzaroni per corrieredellosport.it
“Mamma gli azzurri!” è il titolo suggeritomi via whatsapp da Giampiero Galeazzi proprio mentre al buio tentavo di riassumere in poche parole il mio e il nostro entusiasmo per la prima. "Banale, ma popolare" la spiegazione del Mitico, che con la popolarità e il sentimento popolare convive magicamente da almeno mezzo secolo. È toccato ai turchi, stavolta, prendersi un forte spavento, prima di partire per Baku.
ITALIA TURCHIA 1
Li abbiamo travolti e sorpresi, e i nostri hanno sorpreso noi, attaccando in continuazione ma senza fretta, sbattendo per un tempo contro un muro apparentemente impenetrabile e trovando nei primi minuti della ripresa il premio agli sforzi, anche se con un autogol. Viva gli azzurri, dunque, e viva l’Italia che non presenta un fuoriclasse mondiale e non può affidarsi a un blocco unico, ma che sa riconoscersi a lungo nei migliori giocatori del Sassuolo, Berardi e Locatelli.
italia turchia tifosi
È viva, vivissima l’Italia di Mancini, il cui fantasista corre sulla fascia sinistra e si chiama Spinazzola: sue le accensioni più significative, sua la principale diversità, sua la spudoratezza. Un’Italia che, smontata con il primo gol la superdifesa di Gunes, si è esaltata negli spazi inevitabilmente apertisi, ha giocato con la testa libera, raddoppiato con Immobile e triplicato con Insigne: il destro sul palo più lontano è un colpo che a Lorenzo riusciva già alle elementari.
italia turchia mattarella sassoli
Temevamo la nostra euforia pre-torneo, sospettavamo che la fiducia in questa Nazionale così originale fosse eccessiva e condizionata da una qualificazione ottenuta fin troppo agevolmente. La Turchia che aveva sorpreso Olanda e Norvegia, poi, costituiva un test complicato: l’apertura dell’Europeo è però virata in impresa con accenti irresistibili.
Per ora ci godiamo il 3 a 0, questi istanti di superiorità. Ne avevamo davvero bisogno.
italia turchia mancini
Viva l’Italia che è stata anche capace di schivare le tante trappole di un settore, quello arbitrale, che non conosce pace. Il calcio è infatti lo sport che ogni due per tre adatta, quando non la cambia del tutto, la propria pelle regolamentare a seconda della quantità e della qualità delle proteste. Penso alla norma relativa al fallo di mano in area: dopo aver riempito un’intera stagione di rigori concessi per un pallone sfiorato con le dita, siamo passati al Vitruviano, ovvero al tocco con le mani punito esclusivamente quando le braccia del difendente erano larghe e alte come quelle del capolavoro di Leonardo. Da agosto le cose sono cambiate di nuovo, gli arbitri “avariati” hanno fischiato con minore leggerezza, ma le polemiche e le discussioni non sono mancate, così per questo Europeo si è deciso di colpire chi il pallone lo stringeva tra le mani coccolandolo a lungo. In ossequio alla congruità del gesto.
Ieri lo spiazzamento di arbitri, varisti, pubblico e osservatori è stato talmente evidente, in particolare sull’intervento di Celik, da rendere giuste tutte le interpretazioni, anche quelle opposte.
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