gino castaldo ernesto assante
(ANSA) L'ultimo saluto al giornalista e critico musicale Ernesto Assante, firma di Repubblica dal 1979, scomparso ieri improvvisamente per un malore a 66 anni, sarà giovedì 29 febbraio dalle 12 a Roma. Il saluto di tutti gli amici e colleghi sarà dato all'Auditorium Parco della Musica presso il Teatro Studio. Nello stesso giorno dalle 9 alle 11 sarà allestita la camera ardente presso il Policlinico Umberto I
Cesare Cremonini
“Di Ernesto Assante”. In queste tre parole c’è tutta la forza di un professionista. Ernesto è stato un esempio, un riferimento nel mondo del giornalismo musicale e non solo. Era un orgoglio essere raccontati, intervistati o citati da lui, tra le firme sopravvissute al viaggio senza ritorno dalla carta al web. Sembra scontato ma non lo è che, scrivendo di musica, Ernesto fosse una voce capace di modellare ancora il presente. Sono vicino con il pensiero ai suoi cari, ai suoi amici di sempre, ai suoi colleghi. Ciao Ernesto, grazie».
Marco Mengoni
«Ascoltavi le canzoni, le parole, i suoni e poi dicevi quello che pensavi, con analisi profonde e attente… grazie per i tuoi insegnamenti, Ernesto mancherai tanto alla musica».
LIGABUE
Luciano Ligabue per repubblica.it – Estratti
marco mengoni ernesto assante
Trentaquattro anni fa ho tenuto il mio primo concerto a Roma. Era in un club che ora non esiste più, si chiamava “Il Castello”. Presenti poco più di cento persone. Nonostante non fosse una presentazione alla stampa e non ci fosse nessun pezzo da scrivere, fra quel centinaio di anime c’era anche Ernesto.
Poi, se non ricordo male, il pezzo lo scrisse lo stesso ma il punto non è questo: il punto è che lui era lì semplicemente perché… sì. Perché la musica era una passione tale che anche se non avesse fatto il giornalista musicale, avrebbe trovato modo di viverla comunque ogni giorno in ogni occasione possibile.
Per fortuna però, invece, giornalista musicale lo è stato e fino in fondo. E, chiunque l’abbia conosciuto lo sa, fino in fondo con il sorriso.
ernesto assante piero pelù
Perché fra decine di migliaia di album ascoltati, non so quanti concerti visti e recensiti, richieste di pezzi e di favori, la scrivania prima coperta di vinili, poi di cassette, quindi di cd e ora il computer imballato di file audio, Ernesto, lì in mezzo, ha sempre tenuto il pallino.
Con l’ago della sua bussola mosso dal suo gusto, dalla sua inesauribile curiosità e, ancora di più, dalla gioia di stare nella musica, toccarla, provare a stringerla, infilarcisi più che poteva e sentirsela addosso e parlarne e discuterne e innamorarsi, che ne so, dei Lemonheads o di Sufjan Stevens o di mille altri. Il sorriso, dicevo, di chi forse non si è mai capacitato del tutto – perché troppo bello per essere vero - di riuscire a fare della propria passione un lavoro. Di chi ne ha viste così tante da essere pronto con il primo romanesco “aho” a smontare chi cercava di far passare qualche fregnaccia. Un “aho”, comunque, sempre ugualmente espresso con la benevolenza e l’eleganza di quel sorriso. Il sorriso, sempre quello, di chi non ha mai avuto bisogno di mostrarsi saccente perché sapeva di sapere. E sapeva che la leggerezza è una forma di rispetto per la musica sia leggera che pesante.
ernesto assante
Mi mancheranno molto tutte le nostre discussioni musicali ma ancora di più il sorriso che le accompagnava.
Mancherà a chiunque altro ami la musica e sa di avere perso chi lo poteva guidare con la discrezione di un suggerimento.
E sapeva farlo perché la musica, a sua volta, l’ha amata incondizionatamente fino in fondo.
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