Guglielmo Buccheri per “la Stampa”
GUARDIOLA MOURINHO
C'è una crisi di identità che sembra attraversare l' Europa dei grandi e che, di conseguenza, ne modifica i rapporti di forza. Una crisi di identità dai contorni variabili, ma comunque significativi: la Spagna del pallone non è più (al momento) la stella polare nel vecchio continente perché sono le corazzate inglesi a dettare legge. I due Manchester, City e United, corrono e, dopo quattro tappe della prima fase a gironi della Champions League, vedono già gli ottavi di finale.
Il City di Guardiola sa solo vincere - fra Premier e coppe sono 15 i successi su 16 gare - e a Napoli ha conquistato il pass matematico per entrare fra le migliori sedici, lo United di Mourinho non è ancora formalmente agli ottavi, ma di fatto l'obiettivo è raggiunto, fra i cattivi pensieri di un Mou scocciato dalla poca considerazione dei media per il suo lavoro e quello della squadra.
ORO SPURS
GUARDIOLA MOU
Insieme alla città di Manchester, vola il Tottenham del manager Pochettino: gli Spurs brillano con Kane e Dele Alli, beata gioventù al potere e, finalmente, pronti per vincere qualcosa, che sia in patria o fuori. City, United, Tottenham e Liverpool, ma non Chelsea: il poker magico è completato dai ragazzi di Jurgen Klopp perché i Reds hanno conquistato la vetta del proprio raggruppamento, mentre l' unica stella cadente, oggi, è la banda Antonio Conte, un Chelsea spuntato dagli infortuni e dalla malinconia dell' ex ct azzurro (il club gli ha rinnovato la fiducia, ma il duello con Mourinho di domenica dirà molto in proposito). Un poker magico, quello inglese, che potrebbe incrociare il destino della Juve: i bianconeri, favoriti per passare come secondi nel girone, agli ottavi rischierebbero una big della Premier.
MOURINHO GUARDIOLA
LA «PAREGGITE» ATLETICO
Cambio di identità e gerarchie, dunque? La Spagna, abituata a ben altri banchetti fin dai primi assaggi di Champions, si scopre più vulnerabile. Il primo piatto indigesto è la «pareggite» di un Atletico Madrid che ha smarrito la «garra» del «cholismo». Tradotto: il tecnico Simeone non fa altro che collezionare x (sei nelle ultime otto sfide di stagione), due, in Europa, contro lo sconosciuto Qarabag, club azero.
ANTONIO CONTE
La formidabile squadra che ha toccato la finale di Champions per due volte dal 2014 ad oggi non c'è più e, Madrid, non può consolarsi mettendo in vetrina, come al solito, il cammino del Real. «Crisi? Non so cosa sia: vi dimenticate in fretta cose accadute di recente», ha tuonato Cristiano Ronaldo dopo il ko (3-1) di Londra con il già citato Tottenham.
Erano cinque anni che il Real non conosceva sconfitta nella prima fase della Champions e, visto che la vetta della Liga è distante ben otto punti, parlare di situazione delicata non è reato. Infine, il Barcellona. Per i catalani la crisi di identità è in un solo dato: la qualificazione nel girone della Juve è al sicuro, ma non riuscire a scalfire il muro dell' Olympiacos è un dato.