Giuditta Mosca per www.wired.it
carl icahn
L’investitore miliardario Carl Icahn, tra i maggiori azionisti di Apple, in un’intervista rilasciata alla CNBC, ha reso noto di non avere più azioni Apple. Nel portafoglio aveva 45,8 milioni di titoli per un controvalore di 4,4 miliardi di dollari. Dietro al disinvestimento ci sono le preoccupazioni relative alla posizione di Apple in Cina, mercato che, dice il miliardario “può essere un’ombra sul futuro della compagnia”.
Entrato pesantemente tre anni fa nel capitale sociale di Apple, Icahn si è sempre scontrato con Tim Cook, al quale ha chiesto maggiori distribuzioni di dividendi. “Per me resta sempre una grande azienda – chiosa il miliardario – ma i regolatori cinesi possono ostacolare la vendita dei prodotti Apple”.
tim cook
Inevitabile la reazione negativa della borsa che ha punito Apple con una perdita del 3%, che va a sommarsi ad una diminuzione del tutto simile conseguita dopo avere presentato i risultati non esaltati della trimestrale. Il mercato cinese è competitivo e vicino alla saturazione, le autorità cinesi hanno premuto il tasto off sui servizi iTunes Movies e iBooks.
Il businessman Carl Icahn
Tutto ciò apre due diversi fronti di riflessione: nonostante Apple abbia buoni rapporti con la Cina, le autorità locali si impongono sul gigante di Cupertino come meglio credono e, sull’altro fronte, Icahn ha smesso di credere in un’azienda che lo ha reso ancora più ricco. Quando ha deciso di acquistare azioni Apple ha messo sul piatto un miliardo di dollari, riuscendo a triplicarli nell’arco di 20 mesi. Oggi esce dall’azionariato lasciandosi alle spalle un colosso in buona salute che ha però ceduto il 7% del proprio valore dall’inizio dell’anno.
Apple è in crisi? Parlare di crisi è esagerato, sarebbe più appropriato parlare di un assestamento calante ma, definizioni a parte, Cupertino resta un gigante con un valore di capitalizzazione di poco inferiore ai 500 miliardi di dollari. Le difficoltà sono di ordine pratico e psicologico. Da una parte il mercato in contrazione con quello cinese in grande sofferenza. Nei primi 3 mesi del 2015 Apple in Cina aveva conseguito vendite per 16,8 miliardi di dollari mentre, nello stesso periodo del 2016, ha perso il 26% fermandosi a 12,5 miliardi di giro d’affari.
tim cook apple
TIM COOK
La ripartenza non è proibitiva e sarà affidata ai nuovi prodotti con la mela che, con ogni probabilità, verranno lanciati sul mercato prima del previsto. Una soluzione capace di riposizionare Apple nella mischia di chi fa innovazione vera con benefici sia sui mercati occidentali sia su quelli orientali. I prodotti asiatici ingolosiscono più per il prezzo che per l’innovazione, al momento l’unica molla che può spingere i clienti a spendere cifre più alte.