Francesco Spini per la Stampa
BOLLORE BERLUSCONI
La Borsa torna a scommettere su un accordo tra Vincent Bolloré e la famiglia Berlusconi, sul piede di guerra da che - rotti gli accordi di aprile - il raider francese ha intrapreso una scalata sulle televisioni di Mediaset. Il titolo di Cologno Monzese, a Piazza Affari, ha chiuso con un rialzo del 5,87%, a 4,36 euro. La corsa agli acquisti è scattata nel pomeriggio a seguito delle indiscrezioni, lanciate dall' agenzia internazionale Bloomberg, secondo cui Bolloré, giunto al 29,9% dei diritti di voto e dunque a un passo dall' Opa, avrebbe allo studio una proposta di intesa.
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
L' arma segreta per la ricomposizione, ha riferito l' agenzia, prevedrebbe l' offerta di una quota di Vivendi alla famiglia Berlusconi, che in cambio lascerebbe campo libero ai francesi a Cologno Monzese. I Berlusconi resterebbero legati al business tv, ma in un gruppo più grande (vecchia suggestione del patriarca Silvio, peraltro). Bolloré potrebbe sviluppare, con il passaporto per scorrazzare in Italia e Spagna, il suo progetto della Netflix paneuropea. Fantascienza?
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Fininvest, holding della famiglia dell' ex premier, mette le mani avanti. In serata ha precisato «di non aver ricevuto alcuna proposta e che non esistono né mai sono esistite negoziazioni con Vivendi». L' indiscrezione incontra più di una perplessità anche in ambienti francesi: un accordo così, con il passaggio di azioni, nelle condizioni attuali in cui nessuno dei due attori - né Vivendi né Fininvest - può comprare più nemmeno un' azione senza incappare nell' Opa, rischierebbe assai facilmente di confinare nel concerto, facendo scattare di conseguenza l' offerta pubblica di acquisto obbligatoria. Insomma, la situazione è ingarbugliata oltre ogni limite.
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Lo scambio azionario, inoltre, era d' attualità all' inizio di questa storia (ciascuno avrebbe dovuto avere una partecipazione incrociata del 3,5% nell' altro), quando c' era da passare ai francesi la pay tv Premium, a cui all' ultimo Parigi ha opposto un «no, grazie». Ora i francesi, prima di svelare la carta successiva (probabilmente in assemblea) attendono che magistratura, Consob e Agcom si pronuncino sulla loro scalata, liberandoli dai sospetti di turbativa di mercato.
La Procura è al lavoro: due giorni fa ha ascoltato per cinque ore in qualità di testimone Tarak Ben Ammar, l' imprenditore franco-tunisino consigliere di sorveglianza di Vivendi e amico di vecchia data anche di Berlusconi, oltre che membro del cda di Mediobanca e Telecom. Prossimamente potrebbe essere riconvocato così come nei prossimi giorni potrebbe essere chiamato lo stesso Bolloré, come persona informata sui fatti.
RECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEO
Domani appuntamento clou anche all' Agcom, anche se ufficialmente non si parlerà della questione. L' autorità dovrà però certificare la dimensione economica aggiornata del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic), base di calcolo ufficiale per le quote della legge Gasparri che vieta a chi (Vivendi) detiene una quota superiore al 40% delle comunicazioni elettroniche (Telecom) di avere ricavi superiori al 10% (Mediaset) nel sistema integrato delle comunicazioni, ossia tv, radio ed editoria.
Consob poi dovrà sciogliere la questione se i francesi controllino o meno Telecom, tema dibattuto. Mediaset nel mentre prepara la presentazione, mercoledì a Londra, del piano strategico al 2020: linee guida e obiettivi saranno illustrati solo agli analisti. Inspiegabilmente - tanto più per un gruppo tv - i giornalisti saranno lasciati fuori dalla porta.