Rosario Dimito per “il Messaggero”
Il Tesoro prova a trovare una via d'uscita per il rilancio di Mps e la soluzione potrebbe condizionare il consolidamento bancario in Italia, messo in moto con l'Opas di Intesa Sanpaolo su Ubi. Dopo Unicredit, secondo fonti di Via XX Settembre, nei giorni scorsi sondaggi sarebbero stati fatti sul Credit Agricole che in queste settimane ha in piedi colloqui con Banco Bpm: ma anche i francesi avrebbero preso tempo.
PHILIPPE BRASSAC CREDIT AGRICOLE
Va detto subito, perché non era noto, che la seconda banca francese ed europea che in Italia opera con il settimo istituto per dimensioni, a giugno 2017 avrebbe volentieri salvato le banche venete alle stesse condizioni di Intesa: non gli fu fatta la proposta. Vicenza e Veneto banca erano in liquidazione, Mps è in bonis anche se con troppe incognite in un quadro complessivo non chiaro benchè stia chiudendo la scissione di 9,2 miliardi di Npl ad Amco.
A cominciare dal peso di 10,2 miliardi di petitum, cioè di richieste di vario genere che compongono il contenzioso ordinario (revocatorie fallimentari, cause di usura e anatocismo, risarcitorie) e uno straordinario inerente le info finanziarie al mercato nel periodo 2008-2015. La zavorra di cause ha un valore contabile definito: 5,417 miliardi di vertenze passive, 4,811 miliardi di richieste stragiudiziali/reclami, per un totale appunto di 10,228 miliardi.
Dei 5,4 miliardi di vertenze passive, 1,062 miliardi si riferiscono a informazioni finanziarie giudicate non veritiere diffuse sul mercato, 1,226 miliardi al contenzioso del recupero crediti. Secondo la normativa contabile europea, sulla semestrale al 30 giugno - come ha spiegato l'ad Guido Bastianini nella relazione alla Commissione banche il 22 settembre - sono riportati i petita con i rischi probabili, cioè con una presunzione di definizione e un costo complessivo di 6,5 miliardi per i quali l'istituto ha fatto una copertura di 931 milioni (14%).
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
L'effettivo ammontare da pagare, invece dipende dall'esito delle cause che di norma si concludono con transazioni di valore di gran lunga inferiore. Escludendo i 3,8 miliardi rivendicati a fine luglio dalla Fondazione Mps per vicende conseguenti all'acquisto di Antonveneta le cui motivazioni sono considerate molto opinabili, il residuo fa riferimento ad operazioni di sollecitazione di pubblico risparmio nei periodi 2008-2011 e 2014-2015, per giungere sino al procedimento di ricapitalizzazione precauzionale di fine 2017.
CREDIT AGRICOLE
Conta evidenziare che al Tesoro il sottosegretario Pier Paolo Baretta e il dirigente Stefano Cappiello stanno ragionando sulla possibilità di valorizzare i crediti di imposta (Dta) maturati sulle perdite pregresse. E questi crediti potrebbero attestarsi a 3,5 miliardi da far fruttare in un'operazione di fusione con un soggetto che, invece, nella misura in cui c'è certezza sulla recuperabilità delle imposte passate, le può tirar fuori.
Dal 2012 Siena ha chiuso con 13 miliardi di perdite che diventano 8-9 miliardi recuperando contabilmente le imposte differite. Esse sono state svalutate nel tempo ma non scadono, possono essere recuperate in occasione di utili futuri.
Mps ha possibilità di generare 3,5 miliardi di Dta in una fusione con un partner che chiude il suo bilancio in profitto. Va precisato che secondo la legge le Dta derivanti da perdite fiscali potrebbero essere iscritte in bilancio in presenza di profitti e vengono interamente dedotte dal patrimonio di vigilanza per cui la possibilità di compensarle con altre passività può avvenire in una business combination.
L'INTERPELLO A BRUXELLES
monte dei paschi di siena
La possibilità di chiudere pari e patta fra contenziosi e Dta va sottoposta alla Commissione Ue. Che poi a Bruxelles possa essere avanzata la richiesta di una proroga del termine di fine 2021 per privatizzare la banca mediante l'uscita della Stato è una ipotesi di lavoro concreta, assieme alla ricerca di un partner, da allettare con una soluzione ai rischi legali per evitare di dover dare una manleva.
Credit Agricole si è messo alla finestra in attesa di sviluppi. Un intervento dei francesi su Siena aprirebbe la strada a un matrimonio potenziale Unicredit-Banco Bpm attraverso la scissione proporzionale delle 2.400 filiali italiane in Unicredit Italy. Ma sul risiko di Gae Aulenti grava l'incognita del rinnovo del cda e la presa di Jean-Pierre Mustier all'interno del board dove gli equilibri sono in evoluzione e lo stesso banchiere francese va dicendo che dopo cinque anni un ceo deve fare altre esperienze (lui è arrivato il 12 luglio 2016).