1. OGGI PRIMO CDM DOPO LA PAUSA ESTIVA, LEGGE DI BILANCIO FRA I DOSSIER IN CIMA ALL’AGENDA
Estratto da www.ilsole24ore.com
GIORGIA MELONI
L’estate è finita e per il governo è tempo di aprire il cantiere della manovra. Per ora soltanto informalmente, perché la legge di Bilancio 2024 non comparirà nell’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri post vacanze convocato per oggi, lunedì 28 agosto.
L’ordine del giorno della riunione del governo non è ancora stato diramato. Lo sarà con ogni probabilità al termine del vertice del preconsiglio, al quale partecipano i tecnici dei singoli ministeri. Il Consiglio dei ministri si dovrebbe riunire a Palazzo Chigi nel pomeriggio, alle 17:00.
[…] sul tavolo […] dovrebbe approdare il disegno di legge per gestire le ricostruzioni e un Dpcm per rendere operativo il memorandum di intesa per Tim firmato il 10 agosto tra il Mef e il fondo Usa Kkr.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Non solo: il Cdm darà ai partiti della maggioranza la prima occasione per un confronto sulle priorità (tante) e le risorse disponibili (poche), mettendoli di fronte alla realtà: bisognerà compiere delle scelte, rinunciando o ridimensionando gli interventi più corposi come, ad esempio, la “Quota 41” secca rilanciata di recente dalla Lega, ovvero l’anticipo della pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
[…] Nonostante le richieste negli ultimi giorni si vadano moltiplicando, i ministri cominceranno a fare i conti partendo dalla base comune che si regge su tre pilastri: lavoro, famiglia, pensioni.
Sul primo, la priorità è per tutti il rinnovo del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti, in vigore da luglio e in scadenza a fine anno. Una voce piuttosto pesante che vale 9-10 miliardi nella versione introdotta con il decreto primo maggio (7 punti per i redditi fino a 25mila e 6 per quelli fino a 35mila).
GIORGIA MELONI IN AEREO - IMMAGINE DEL FATTO QUOTIDIANO
C’è poi la detassazione delle tredicesime - uno degli obiettivi della delega fiscale - con l’ipotesi di anticiparla rispetto alla manovra per dare un segnale già sugli stipendi di dicembre. Una mossa che piace ai partiti in vista delle Europee e che non dovrebbe avere un costo eccessivo, soprattutto se ci si limita ai redditi più bassi.
[…] C’è poi il capitolo famiglia, altro tema che mette d’accordo tutti, con le misure a favore della natalità e dei nuclei numerosi: dagli aiuti alle famiglie con tre figli, alle agevolazioni per chi assume mamme, al bonus per il secondo figlio. Un pacchetto che potrebbe costare sui 4-5 miliardi di euro e sul quale verrà dirottato il miliardo risparmiato con l’assegno unico.
PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO
Sulle pensioni, invece, si cominciano a misurare le distanze dei partiti. Se il vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia) rilancia l’aumento di quelle minime (portarle a 600 euro costerebbe “appena” 210 milioni), la Lega si spinge oltre e non abbandona l’idea di Quota 41, che però andrebbe come minimo ridimensionata. Per ora, quindi, si studiano solo piccoli aggiustamenti per le misure già esistenti: dovrebbe essere confermata Quota 103 […] e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, mentre Opzione donna potrebbe essere ritoccata allargando di nuovo la platea a chi ha 35 anni di contributi con un’età minima che potrebbe essere alzata.
Dal Ponte sullo Stretto ai premi di produttività
GIORGIA MELONI ALLA PASTICCERIA ALTER GUSTO DI CEGLIE MESSAPICA
Sempre alla voce “uscite” vanno aggiunti i fondi per far partire il Ponte sullo Stretto (1-2 miliardi), la replica della tassazione agevolata sui premi di produttività, i fringe benefit (1-2 miliardi) e le spese indifferibili (6 miliardi). Senza contare l’avvio per la riforma dell’Irpef alla quale servirebbero 4 miliardi (ma si aspetterà la Nadef a fine mese per capire meglio i margini). Numeri che portano il conto della manovra già vicino a 30 miliardi, al netto delle richieste dei ministri: quello della Sanità Schillaci chiede 4 miliardi, quello della Pa Zangrillo ne vorrebbe 8 per i contratti pubblici.
[…] Le entrate, per ora, sono ferme a 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def, 300 milioni della spending review, più risorse non quantificate che il Governo punta a raccogliere dal nuovo rapporto “collaborativo” tra Fisco e contribuente. Ci sarebbero i 2,5 miliardi dalla tassa sugli extraprofitti delle banche, ma si tratta di una cifra molto incerta […]. […]
giorgia meloni giancarlo giorgetti
2. MANOVRA, MELONI AI MINISTRI "FATE SOLO PROPOSTE REALISTICHE PRIORITÀ ALLE FAMIGLIE CON FIGLI"
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera e Serena Riformato per “La Stampa”
[…] Meloni ha passato gli ultimi due giorni a cercare di capire le cause dell'aumento della benzina. Ha sul tavolo i report più recenti che l'hanno convinta ad attendere: i prezzi dei carburanti ora dovrebbero scendere, spinti dai ribassi delle quotazioni del petrolio. Si tratta anzitutto di un wishful thinking, perché se così non fosse sarebbe costretta a intervenire. Ma i sussidi previsti dal governo Draghi […] sono costati alle casse dello Stato ben più di un miliardo di euro al mese: soldi che il governo Meloni non ha. […]
copertina di chi con giorgia meloni
[…] Il Consiglio dei ministri di oggi […] non sarà dedicato alla Finanziaria. Per quella è previsto […] un vertice di maggioranza spostato dal 4 al 6 settembre per via dell'assenza dello stesso Tajani, impegnato in una visita in Cina. Quello sarà il momento della verità per la maggioranza, costretta a scelte molto severe.
«Portate proposte realistiche, e sulla base di queste potremo trovare un accordo», è il messaggio che ha fatto recapitare la premier ai colleghi ministri. Sul tavolo ci sono per ora quattro miliardi a fronte di richieste per quaranta. Se tutto andrà bene, il governo sarà in grado di finanziare una manovra che al momento vale poco più della metà, una ventina di nuove spese in tutto. Dieci miliardi è il minimo indispensabile per confermare il pacchetto di tagli ai contributi in busta paga citati poco fa.
Al Tesoro stanno cercando anzitutto di prendere le risorse dalle voci definanziabili, ovvero le spese messe a bilancio e non utilizzate. Fra queste c'è a disposizione circa un miliardo delle poste dedicate al cosiddetto assegno unico per i figli, evidentemente richiesto da meno famiglie di quelle che ne potrebbero usufruire.
giorgia meloni ursula von der leyen
Per raggiungere l'obiettivo il governo ha bisogno del sostegno dell'Europa e della possibilità di alzare il deficit programmato. Meloni ci crede, grazie al fatto che fin qui l'Unione non è stata in grado di chiudere un accordo sulla definizione delle nuove regole del Patto di stabilità. E poiché nella migliore delle ipotesi l'accordo fra i capi di Stato arriverà a cavallo di Natale, i tempi per l'implementazione delle nuove regole sarà lunga, dunque le leggi di Bilancio per il 2024 potranno essere giudicate dalla Commissione con un margine di flessibilità. […]
2. IL GOVERNO A CACCIA DI 5 MILIARDI SI PUNTA AL TAGLIO DEI BONUS FISCALI
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
Si fa presto a dire: «Diamo una bella potatura agli sconti fiscali per finanziare il taglio delle tasse », come promette da mesi il viceministro all’Economia Maurizio Leo. Poi, al momento di prendere in mano le forbici ogni governo spegne gli entusiasmi. E anzi alla fine non c’è esecutivo che non allunghi la lista degli sconticini a questo e quello. Ma di fronte a una manovra da 25-30 miliardi così difficile da coprire – come quella che oggi plana informalmente sul tavolo del Consiglio dei ministri – il tema verrà riproposto.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
Perché quello dei bonus fiscali è un bacino molto ricco a cui attingere: vale il 4% del Pil.
Dice l’ultimo dossier dei tecnici del Senato, pubblicato a luglio, che dal 2016 al 2022 gli sconti fiscali sono cresciuti in modo costante e inesorabile (+40%). Ad oggi si contano 740 agevolazioni per un totale di 125,6 miliardi: una cifra che significa meno tasse per il cittadino beneficiario, ma anche meno gettito e quindi costo per lo Stato.
Trascurando le agevolazioni proprie di Comuni e Regioni, siamo a 626 sconti che valgono 82 miliardi. È questo il mare magnum in cui il governo Meloni vorrebbe affondare la scure per recuperare almeno 4-5 miliardi e così finanziare il taglio dell’Irpef.
Qual è però il problema? Togliere o ridurre un bonus, una detrazione, un credito fiscale a chi ne ha beneficiato fin qui – famiglie o imprese – significa di fatto aumentargli le tasse. E questo governo di destra tutto vuole tranne che passare per l’esecutivo che ha alzato le tasse agli italiani. Un nodo di non facile soluzione.
giorgia meloni foto di chi 1
Primo perché, come scrive la Commissione sulle spese fiscali che ogni anno radiografa questi bonus, dietro ogni sconto c’è «un prevalente uso per finalità politiche e di scambio con i gruppi di interesse ». Secondo perché, come si legge nel dossier del Senato, lo Stato spende e spande ma neanche conosce bene a chi vanno i soldi che stanzia: «Per quasi l’80% delle misure è difficile svolgere analisi complete. Il 30% non è quantificabile o ha effetti trascurabili».
Quando quindi si citano quegli 82 miliardi da sfoltire in realtà si parla di una cifra per difetto. Perché molti sconti hanno un padre – lo Stato – ma non un volto: non si sa a quante persone finiscono e per quali importi. […]
Quello che si sa delle agevolazioni monitorate è che spesso si disperdono in rivoli, sminuzzate tra pochi contribuenti che prendono molto e molti che prendono poco.
Quasi il 60% degli sconti riguarda gruppi con meno di 30 mila soggetti. Cosa togliere quindi e a chi? La scelta non è facile anche perché il governo ha dichiarato, nella sua delega fiscale (la cornice della riforma del fisco), che non toccherà i bonus per figli, casa, salute, istruzione, previdenza complementare, risparmio energetico, riduzione del rischio sismico. Un gruppone di sconti «piuttosto rilevante», osserva Bankitalia. […]