BOSCHI
Francesco Bonazzi per la Verità
Saldi di fine stagione, ma anche un modo per piazzare fedelissimi in posizioni dalle quali un giorno potrebbero essere chiamati a giudicare l' operato dei governi di centrosinistra. Maria Elena Boschi, sottosegretario uscente alla presidenza del consiglio dei ministri, a Camere sciolte piazza tre mandarini di sicura e provata fedeltà al Consiglio di Stato.
Una manovra decisamente disinvolta, oltre che di scarso bon ton istituzionale, che il Movimento 5 stelle ha scoperto e denunciato sul blog di Beppe Grillo, pur non cogliendo la matrice strettamente boschiana di tutti e tre i nominati in articulo mortis. Uno dei tre beneficiati, Pierluigi Mantini, ex deputato prodiano, è anche in clamoroso conflitto d' interessi perché fino all' altro ieri era nell' organo di presidenza della giustizia amministrativa, l' impronunciabile Cpga, che adesso dovrà vagliare anche la sua nomina.
mantini
Come tutte le manovre di questo tipo, pensate e gestite come fossero sommergibili, l' infornata di giudici boschiani è passata sotto silenzio per quasi un mese. Il 22 dicembre, Maria Etruria porta la terna in Consiglio dei ministri, in pieno spirito natalizio. Si tratta di Carla Ciuffetti, capo dipartimento del ministero delle Riforme, Luigi Fiorentino, vicesegretario generale di Palazzo Chigi, e Mantini, amministrativista che fino al 3 gennaio scorso era anche vicepresidente del Cpga. Adesso tocca proprio al Consiglio di presidenza esprimersi sui tre nuovi consiglieri di Stato e valutare se abbiano la preparazione giuridica necessaria e i requisiti di indipendenza dal potere politico.
Alessio Villarosa e Daniele Pesco, i due deputati del M5s che hanno denunciato l' operazione della Boschi, fanno notare che «Il Consiglio di Stato è un organo chiamato a dirimere le più importanti controversie tra cittadino e pubblica amministrazione, e non è il luogo dove il governo possa piazzare gli amici degli amici».
Ciuffetti, romana, avvocato che ha mosso i primi passi negli anni Novanta nell' ufficio legale dell' Enel, è stata a lungo un funzionario della Camera e ha conquistato la fiducia della Boschi al dipartimento di quelle riforme costituzionali che, causa referendum popolare, non sono poi andate in porto. La sua preparazione giuridica è fuori discussione, dicono a Palazzo Chigi, e lo stesso vale per il tratto umano non certo arrogante, tratto che spesso contraddistingue gli accoliti dell' ex Rottamatore. Interessante però il fatto che sia del 1962, ovvero vada per i 56 anni, due in meno del segretario generale Paolo Aquilanti, andato in pensione da consigliere parlamentare, subito nominato consigliere di Stato, dove ha prestato servizio un giorno appena, e poi prontamente restituito a Palazzo Chigi.
Alla presidenza del Consiglio raccontano che anche la Ciuffetti potrebbe andare a Palazzo Spada da baby pensionata, con tanti saluti all' inasprimento delle norme previdenziali per i comuni cittadini.
BOSCHI CAMPIGLIO
Il caso più spinoso è comunque quello di Mantini, abruzzese, 61 anni, professore di diritto amministrativo, fino a due settimane fa vicepresidente dell' organo di autogoverno della giustizia amministrativa. La sua nomina da parte del governo Gentiloni finirà al vaglio di colleghi che ha conosciuto davvero bene, anche se, formalmente, si è dimesso il 3 gennaio.
A parte il fatto che al Consiglio di Stato non risultano posti vacanti e non c' è nessuna scadenza che possa giustificare l' urgenza, per il governo di centrosinistra, di procedere a queste tre nomine, Pesco e Villarosa osservano che «è grave, sul piano dei rapporti tra organi costituzionali, che il governo possa designare a consigliere di Stato il vicepresidente dell' organo di autogoverno della giustizia amministrativa, il cui compito istituzionale era appunto quello di garantirne l' autonomia e l' indipendenza, proprio nei confronti del governo stesso».
GENTILONI BOSCHI RENZI
Polemiche anche per la scelta di Fiorentino, 58 anni, ben visto da Gentiloni, ma soprattutto uomo di fiducia della Boschi e di Aquilanti, ai quali è stato segnalato da Maria Carmela Lanzetta, la deputata del Pd che nel governo Renzi aveva la delega agli Affari regionali.
Adesso, dopo che in passato sono state impugnate alcune nomine di Matteo Renzi, come quella del suo ex capo del legislativo, Antonella Manzione, sarà interessante vedere se il sinedrio dei giudici amministrativi sarà egualmente severo e avrà il coraggio di impugnare anche questo tris «made in Laterina».
MARIA ELENA BOSCHI
Il fatto, comunque, è che a Palazzo Chigi tutti danno per scontata la vittoria del centrodestra alle prossime elezioni e allora ecco che scatta il si salvi chi può tra coloro che sono più vicini al Pd. La Boschi, poi, in questa occupazione dell' ultima ora è davvero scientifica. Al di là dei tre consiglieri di Stato «natalizi», sta preparando una serie di nomine di secondo livello alla maniera di Nicola Zingaretti, presidente in scadenza della Regione Lazio. Un modo per saturare tutta la pianta organica e non lasciare ai successori neppure lo spazio per piantare uno spillo, senza però incorrere nella legge sullo spoils system, che colpisce solo le figure apicali.
MARIA ELENA BOSCHI