Carlo Moretti per “la Repubblica”
manu dibango
Per spiegare la sua grandezza e illustrare al meglio fin dove la sua fama seppe spingersi a partire dagli anni 70, basterà dire che nel 1982 il re del pop Michael Jackson campionò, per quello che sarebbe diventato l' album più venduto della storia, Thriller, la sua hit Soul Makossa, pubblicata in America dieci anni prima: il re del pop rendeva così omaggio a Manu Dibango, uomo simbolo dell' afro beat, uno dei più influenti portabandiera della musica africana contemporanea.
Il sassofonista camerunense che ha aperto i confini della musica etnica alle sonorità jazz e pop è morto ieri a 86 anni, una delle prime vittime del coronavirus nel mondo della musica. La notizia diffusa dalla famiglia via Facebook ha gettato nello sconforto milioni di fan: «Una voce si alza da lontano, è con profonda tristezza che vi annunciamo la scomparsa di Manu Dibango, il nostro Papy Groove».
Come l' altro sassofonista afrojazz, il nigeriano Fela Kuti, anche Manu Dibango incarnava con convinzione quel mondo artistico africano che aveva saputo far suo il linguaggio musicale moderno senza perdere contatto con le proprie radici. Diceva di sentirsi «a cavallo tra due culture, tra due ambienti: Soul Makossa ha fatto capire che è possibile una musica africana non folkloristica ». Grazie a quel brano, che all' inizio non riscontrò alcun successo in patria, Dibango impresse una svolta per l' affermazione della musica elettrica africana nel mondo in quella forma che prese il nome di afrojazz.
manu dibango
Arriva giovanissimo in Francia, con sé ha solo tre chili di caffè che gli serviranno per pagare l' affitto, lo racconterà nell' autobiografia. Entra nelle orchestre jazz, ascolta soul americano, suona l' hammond nella band di Nino Ferrer che lo lancia.
Nell' album Oboso che contiene Soul Makossa, Dibango fa una sintesi tra James Brown e Miles Davis con la poliritmia africana trovando la chiave del suo successo che gli permetterà gli incontri con Herbie Hancock, Peter Gabriel e tanti altri. "Un omaggio alla sua memoria verrà organizzato non appena ci saranno le condizioni per farlo", annuncia dolente il messaggio su Facebook. Molti artisti già lo ricordano come Angelique Kidjo che via Twitter lo definisce «il vero gigante della musica africana ».
Per uno dei suoi ultimi concerti italiani, a Barratili in Sardegna, c' erano tuoni e fulmini. «Poi però il cielo si spalancò e come per un miracolo la pioggia smise di scendere», dice Magali Berardo, sua promoter in Italia, «in questa specie di ombrello magico Manu salì sul palco e fece un concerto indimenticabile».
manu dibango