Paolo Giordano per ilgiornale.it
manuel agnelli foto di bacco (2)
Conciso e concettoso: «Questo è il mio primo album solista e non sarà l'ultimo». «I Maneskin funzionano per magia ma non sono un progetto fatto bene». «La scena alternative rock ormai è fascista». «La nostra classe intellettuale? Inutili Don Abbondio». Manuel Agnelli presenta il suo primo disco solista che ha un titolo «prestato», ossia Ama il prossimo tuo come te stesso e che, già al primo ascolto, risulta uno dei pochi suonati per davvero con un senso compiuto e raffinato.
Ha 56 anni, bicipiti ancora scolpiti e capello lungo stile hyppie di Woodstock, per decenni è stato «solo» il leader degli Afterhours adorato dai fans ma sconosciuto a quasi tutti gli altri. Poi è diventato «anche» un volto tv grazie a X Factor, ha vinto un David di Donatello e ora può sostanzialmente scegliere di fare ciò che vuole, dall'essere protagonista di Lazarus, il musical di David Bowie, fino a debuttare da solista in un'età in cui di solito si pubblicano greatest hits. Insomma, resta divisivo, può piacere oppure no, essere amato o disprezzato o ignorato ma ce ne fossero, di musicisti così.
Però perché un disco solista proprio ora dopo decenni di onorata carriera con gli Afterhours?
manuel agnelli foto di bacco
«Durante il primo lockdown iniziato a fare musica per il gusto di fare musica, suonando cose che avevo in casa, pentole, mestoli eccetera. Poi tutto ha preso forma e ho chiamato dei musicisti».
Debutto da solista significa fine degli Afterhours?
«No, ora gli Afterhours sono soltanto un progetto, torneranno quando avranno qualcosa da dire, magari tra 25 anni».
È stato facile prendere questa decisione?
«Non è mai facile mollare una cosa quando funziona ed è complesso uscire da quella Corazzata Potëmkin che sono i progetti quando diventano importanti. Con loro non ho senza dubbio sofferto la mancanza di rilevanza. Ma mi stava stretto sembrare il canzonettaro, quello che sul palco suonava la chitarra acustica e scriveva le melodie quando ho partecipato alla nascita di pressoché tutte le canzoni della band».
Poi è arrivata la tv. E le critiche di qualche parte del mondo alternative rock.
manuel agnelli paolo sorrentino foto di bacco
«È diventato fascista, con troppe regole. Mi sembra un gruppo di lobbisti farisei che cerca di avere in mano le tavole della legge, un modo per avere in mano la situazione, sennò non contano niente».
Comunque X Factor le ha dato tanta popolarità.
«Grazie alla quale ho partecipato anche a un po' di cene nei salotti e mi sono reso conto che ci sono persone che usano la cultura solo per avere rilevanza. Negli ultimi trent'anni c'è stata una destrutturazione culturale pazzesca. Ecco perché abbiamo una classe intellettuale così inutile».
In questo nuovo quadro, ha cambiato parere anche sulla politica?
«Io sono di sinistra da sempre, e spesso sono stato più a sinistra di quanto lo sia oggi. Credo che quanto decretato dalle urne sia una grande occasione per ripartire».
Oltre a Severodonestsk, nel disco c'è anche un altro titolo: Guerra e pop corn.
manuel agnelli foto di bacco (1)
«Racconta di chi assiste alla guerra dal divano. La tv ha sempre amato la cosiddetta tv del dolore, ma oggi ne vedo poca per ciò che riguarda la guerra. Come prima tutti erano virologi, ora tutti sono geopolitici».
Quanto al pop, invece, tutti sono contabili: cercano la quantità di numeri più che qualità delle canzoni.
«Oggi la cultura che vince è quella del consenso. C'è tanta gente che compone soltanto per avere consenso. Per carità, non è sbagliato sperare di vendere dischi e di avere successo, ma solo se il successo è la conseguenza di qualcosa che abbia senso».
Ha senso recitare in Lazarus, il musical firmato da David Bowie?
«Quello che mi piace di Lazarus è che non è un revival, una riscoperta del passato. È nuovo, è il suo debutto in Italia. Ed è stato scritto da David Bowie, per me un onore enorme».
manuel agnelli foto di bacco (2)
Sarebbe un onore il Festival di Sanremo?
«In realtà l'ho in qualche modo vinto con i Måneskin».
A proposito, come li vede oggi?
«I Måneskin funzionano quasi per magia, ma non mi sembrano un progetto costruito bene. Sono così giovani e hanno tanti che li tirano per la giacchetta, come diceva quel tale. Mah».
Allora, Manuel Agnelli, tornerà al Festival?
«Se mi offrono un transatlantico d'oro sì. Ma non in gara».
MANUEL AGNELLI
Marinella Venegoni per “la Stampa”
Manuel Agnelli è diverso dal 90 per cento dei suoi colleghi più civettuoli o guardinghi perché azzoppati dall'ignoranza. L'età matura (56 anni) che rivendica come un dono per la saggezza acquisita, e soprattutto i suoi modi educati ma spicci e diretti nelle stagioni di X Factor dove inventava i Måneskin sembrando il marziano di turno dentro la leggerezza del pop, gli hanno guadagnato attenzione e rispetto anche da quelli che non hanno mai seguito l'alt-rock e pochino sapevano della sua trentennale militanza con gli Afterhours, gruppo di punta del genere di cui egli rappresenta da noi un deus ex machina. Da quelle atmosfere musicali non si allontana, pur nell'originalità, nel suo primo album solista Ama il prossimo tuo come te stesso, in uscita il 30 settembre.
manuel agnelli david di donatello 1
Un lavoro notevole, di rock e melodie, con dentro tanto amore e molto sesso; a tratti anche ruvido e brutale. C'è di fondo un'attitudine tutta diversa dai lavori con il gruppo, un'idea di felice libertà espressiva che lo spinge a giocare con la sua stessa creatività (da pianista di formazione classica) con l'uso del «piano preparato» inventato da John Cage che modifica il timbro inserendo oggetti e rumoristica fra le corde, o utilizzandolo pure come noise o per i riff.
Ma anche gli oggetti casalinghi fanno la loro parte, in brani come Proci che scomoda l'Odissea per evocare la grettezza umana, o Severodonetsk come la città ucraina, e la manzoniana Milano con la peste con l'ombra del Covid. Scritto e cantato tutto da lui, con un misterioso cameo femminile, e suonato con alcuni friends fra i quali l'immancabile Rodrigo D'Erasmo.
manuel agnelli fotografato da simone cecchetti
Togliamoci il primo dente: si parla di lei in gara a Sanremo.
«Dipende dai soldi che mi offrono: se mi offrono un transatlantico d'oro. .. In gara non ci vado. E poi ho già vinto Sanremo, ci sono andato con i Måneskin e credo di aver fatto qualcosa di significativo in quel momento».
Il secondo dente riguarda l'esito delle elezioni.
«Sono sempre stato di sinistra, anche più di ora, e penso che quel che è successo sia un'occasione per rigenerarsi. È ora di lasciar andare l'incatramamento delle posizioni, e non pensare a vincere. Basta con il noi e loro, siamo noi tutti».
Com' è che è diventato solista?
«Per caso, ad inizio pandemia. Non ci si poteva vedere, ero ad Abbiategrasso e ho cominciato a scrivere come da ragazzo, con un uso del tempo più lento. Un modo nuovo di vivere».
manuel agnelli lpom (5)
L'album gronda amore ma è anche brutale. In «Guerra e popcorn» ci sono due fatti di coca che guardano la guerra in tv e poi avanti con il sesso...
«Tanto amore scritto senza vergogna, superando i tabù del dover essere brillante. Quando si parla di cose intime è difficile lasciarsi andare, pensi a come essere furbo. Io son stato capace di farlo. Tanto sesso? Meno male».
Chi le ha ispirato «Proci», gli approfittatori del mondo di Penelope?
«La scena alternativa. Per colpa della tv ho frequentato salotti e visto la disgregazione culturale. Non rispettano la cultura, la usano come Don Abbondio. La classe intellettuale oggi è inetta, la scena alternativa è esibizionista e mostra proibizionismo lessicale».
Che vantaggi le ha dato l'esperienza tv di X Factor?
manuel agnelli x factor (5)
«Ero introverso. Venire in contatto con gente di quel tipo la prima volta è stato difficile. Dovevo sostituire Morgan, con il suo enorme talento. Ma la tv nel lungo periodo tira fuori il te stesso: è fintissima, bisogna stare attenti. Ma è anche fantastica, la tv, e internet non l'ha sostituita».
Lei è il papà dei Måneskin.
«Mi intesto di averli spinti fuori dal funky e verso il rock. Ma sono stato attento a non fondere la Ferrari. Hanno pressioni enormi e non sono umili perché non sono ipocriti: un artista umile è un ossimoro».
Lei sarà in tour nei club dal 3 dicembre con i Little Pieces of Marmalade, poi il 22 marzo debutterà a Cesena come protagonista di «Lazarus» di David Bowie. Un ruolo impegnativo, come conciliare gli impegni del nuovo album?
«Lazarus è teatro, diverso da cinema e musica. Un soggetto scritto da un Bowie grandissimo e non 50 anni fa. È un onore. Userò la voce e comunque canto anche. E poi un disco dura 3 mesi, vorrei essere più snello. L'estate prossima suonerò. E ci sarà un altro disco solista, scommetteteci».-
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