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(ANSA) - Un ex ufficiale del Comitato investigativo russo è stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione con l'accusa di aver ricevuto una tangente in bitcoin dal valore di circa 7 miliardi di rubli (indicativamente 66 milioni di euro al cambio attuale) da un gruppo di hacker: lo riferisce la Tass, secondo cui l'uomo, Marat Tambiev, ha detto al tribunale di Balashikha, nella regione di Mosca, di dichiararsi non colpevole.
MARAT TAMBIEV KRISTINA LYAKHOVENKO
Un'altra ex investigatrice che lavorava con Tambiev, Kristina Lyakhovenko, è stata condannata in primo grado a nove anni - riporta l'agenzia Interfax - con l'accusa di aver partecipato a uno dei presunti episodi di corruzione, di abuso di potere e falsificazione di prove. Anche Lyakhovenko ha respinto le accuse che le sono rivolte e gli avvocati dei due imputati hanno annunciato che intendono impugnare in appello la sentenza di primo grado.
Il quotidiano Kommersant sostiene che gli investigatori accusano Tambiev di aver ricevuto il denaro in bitcoin dal gruppo di hacker tra il 2020 e il 2022 e di aver tentato di fare in modo che non fossero sequestrati i portafogli elettronici dei presunti membri del gruppo, dove - sempre secondo l'accusa - sarebbero stati conservati bitcoin per circa 14 miliardi di rubli. Diversi media russi sostengono che la somma di 7 miliardi di rubli in bitcoin che l'ex ufficiale è accusato di aver ricevuto sarebbe in teoria la più alta di una presunta tangente nella storia della Russia post-sovietica, sempre che le imputazioni dovessero rivelarsi corrette.
Le accuse contro Tambiev non sono però verificabili in maniera indipendente, e l'ex maggiore, che è stato condannato anche a pagare una multa di 500 milioni di rubli, circa 4,7 milioni di euro, nega di aver preso denaro in maniera illecita.
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