Silvia Nani per il “Corriere della Sera”
marcantonio designer
Che cosa fa una giraffa-chandelier in giro per Milano? «È un animale della nostra memoria infantile, magico e misterioso», esordisce Marcantonio, designer-artista, l' autore dello chandelier gigante (ben quattro metri) che in questi giorni compare sdoppiato in due luoghi della design week: alla Statale, nel percorso di Interni («Due giraffe per un angolo di natura che di notte prende vita», spiega l' autore) e in piazza 24 maggio, accanto al profilo di un' automobile, come lancio della nuova Range Rover Evoque («Per suggerire così il senso della giungla urbana, e di un'auto capace di domarla»).
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Studi artistici e vena da scultore - queste due installazioni lo confermano -, eppure Marcantonio quest' anno ha virato con decisione verso il design funzionale.
Dagli inizi con Seletti, con topolini e scimmiette trasformate in lampade, il passo è stato ben più lungo: un' altra lampada (per Slamp), un divano e una poltrona (per Seletti), un' altra poltrona fatta a cactus per Queboo. «La natura è da sempre la mia fonte di ispirazione: amo gli alberi, le piante, il mondo animale. Rappresentano le nostre origini, danno un' immediatezza unica di comprensione perché parlano al nostro cuore».
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Oggetti funzionali sì, ma per Marcantonio questo non basta: «Quando vedi per la prima volta un oggetto di design, in genere devi osservarlo, guardare i dettagli, capire e provare la sua funzionalità. Se vedi questa poltrona, la capisci al volo, e subito puoi dire se ti piace o no», afferma mostrando Filicudi, una seduta verde (per Queboo) fatta a foglie che simulano una pianta carnosa.
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L' arte rimane però un indiscusso elemento di riferimento, come si nota nelle nuove lampade per Slamp, una lampadina trasformata in oggetto illuminante, sospesa a uno stelo: quasi un modo per andare all' essenza vera di un oggetto.
Poi c' è l' ironia, sottile ma giocosa, che Marcantonio inserisce sempre, ma che questa volta entra a smitizzare il mobile più classico che ci sia: un divano, a cui si abbina una poltrona.
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Di primo acchito sembra una (quasi) normale seduta imbottita e rivestita di un tessuto floreale, ma osservandola con attenzione si nota qualcosa di strano: «Ho reinventato il tessuto trasformando ogni fiore in una parte del corpo umano, dal cuore al sistema vascolare - spiega -. Credo che il comfort di un oggetto non passi solo attraverso una comodità concreta, ma anche da un relax mentale, la sensazione piacevole che l' oggetto emana.
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L' empatia, e la sua capacità di strappare un sorriso. Che cosa ce ne facciamo oggi dell' ennesima sedia comodissima ma standard?». E conclude: «Penso che oggi serva più che mai che l' uomo si unisca alla natura. Vorrei che si tornasse ai materiali primordiali: pietra, vetro, osso», dice, nuovamente nelle vesti di artista.
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Con buona pace del (vero) design