Estratto dell'articolo di Giulia Zonca per la Stampa
Marcell Jacobs, Lorenzo Patta, Roberto Rigali e Filippo Tortu staffetta 4x100 uomini
Visto dal podio il Mondiale sembra più dolce. Marcell Jacobs lo ha dovuto aggredire ed è uscito un corpo a corpo in cui le ha prese e le ha date. Si tiene un argento così carico di emozioni da accompagnarlo fino al prossimo viaggio. Destinazione Cina, Shenzen via Monaco di Baviera, il posto dove è stato costretto a costruire i suoi progressi e dove oggi si ferma per un ultimo controllo, prima di puntare al prossima corsa, il 2 settembre […]
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Come sta dopo quattro turni a freddo, senza gare di arrivare?
«Rianimato. Ho gareggiato più in questi giorni che in tutto l'anno. Venivo da due mesi di incognite e me ne vado con una ritrovata scioltezza. Ho vissuto un passaggio fondamentale e nonostante il percorso accidentato l'ho fatto senza nascondermi. Con Tortu parlavamo di oro in staffetta».
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Kerley, che l'ha provocata per l'intera stagione, ha abbracciato gli italiani.
MARCELL JACOBS AI CAMPIONATI MONDIALI DI BUDAPEST
«I battibecchi servono per creare interesse, sono un gioco. Piuttosto mi ha fatto piacere che Lyles abbia detto: "Con te non sarebbe stato così semplice vincere i 100". I giamaicani, terzi, sono scomparsi dalla pista. L'hanno presa male».
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Una gioia diversa da quelle prove per l'oro del gruppo alle Olimpiadi?
«Più intensa. Siamo entrati agitati, dovevamo dimostrare di non aver vinto i Giochi per caso, la staffetta ci è entrata nel cuore e stavolta c'era il pubblico».
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Nella classifica delle sue medaglie questa dove sta?
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«Alta, è la prima ai Mondiali».
Ha detto che c'è stato un momento in cui pensava di non correre ai Mondiali, quale è stata la fase più buia e come ne è iniziata?
«Dopo la gara di Parigi, piena di dubbi sapevo di avere tempo di lavorare, e su quello ho investito, quando il tempo era praticamente scaduto e io mi trovavo a Monaco senza una vera diagnosi ai miei fastidi, con nuove possibili cause da testare e una serie di conseguenze a catena stavo per crollare. Mancavano dieci giorni, mi sentivo perso. Ho lavorato a livello mentale, ho imparato a visualizzare le gare per non farmi disorientare. Il primo obiettivo della prossima stagione è restare sano».
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Lo era anche per questa. Vieni, sì fa?
«Ascoltando il mio corpo che è piuttosto sensibile e parla chiaro. Dopo le indoor, che non sono andate come volevo, ho fatto una sola settimana di vacanza, poi mi sono messo a spingere: a ogni allenamento mi chiedevo di più. Ho forzato, sovraccaricato, in futuro mi darò delle pause. Meglio così».
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