Andrea Ossino per repubblica.it - Estratti
marcello colafigli
« Io stavo col Libanese » . L’urlo coniugato al passato e sgolato nella prima scena della serie cult Romanzo Criminale, simboleggia la nostalgia della malavita per l’unica banda, quella della Magliana, che si è riuscita a prendere Roma. Ed è in quel ricordo che Marcello Colafigli, il “ Bufalo” della fiction che grida quella frase, ha vissuto ognuno dei suoi giorni. Lo spiega la richiesta di giudizio immediato firmata dal sostituto procuratore Mario Palazzi.
In quei fogli si dice che Colafigli, 71 anni, insieme ad altre 23 persone ha messo su un giro di droga internazionale nonostante fosse in regime di semilibertà. Un fiume di soldi e cocaina lungo la tratta che da Roma porta fino alla Colombia, con sosta in Spagna, Napoli e all’immancabile porto di Gioia Tauro. Nella capitale, neanche a dirlo, il quartier generale è quello dove è nata la prima banda di Colafigli, la Magliana.
La batteria di “Marcellone” curava i rapporti, le relazioni. I nomi presenti nelle carte testimoniano la vicinanza con mafie italiane, narcos e gruppi inseriti di albanesi. Con quelli di Foggia, ad esempio, stavano per importare trenta chili di polvere bianca dalla Colombia. Un affare da 200.000 euro, sfumato quando uno dei sodali ha perso i soldi, rubati da un parente. Ma « io stavo col Libanese» .
marcello colafigli
Colafigli non può subire affronti, non è solo una questione di soldi, di debiti maturati con la malavita di Foggia. Quindi la banda organizza una rapina, prende di mira un riciclatore. Ha uno storditore elettrico, qualche divisa della finanza, palette e pettorine, oltre alle armi. È un sistema vecchio stile, anche troppo. I carabinieri intervengono e fermano ogni intento.
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FIUME DI DROGA
COCAINA ROSA
Camilla Mozzetti per "il Messaggero" - Estratti
Portavano a Roma dall'Olanda almeno sei chili di cocaina alla settimana e poi velocemente la piazzavano. Era questa la loro "forza", ovvero tenere per un tempo brevissimo lo stupefacente in due "rette", nient'altro che due appartamenti fra le zone più interne del X Municipio, a partire da quella di Acilia. E la droga, cioè la coca, era talmente "buona" che fra gli acquirenti c'era un pezzo da novanta come Alessandro Capriotti, l'uomo che è rimbalzato agli onori delle cronache per l'inchiesta sui mandanti dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli.
soldi sequestrati
Nell'aprile del 2022, Capriotti, acquista la "bianca" per 60mila euro. Ne prende almeno una dozzina di chili e ovviamente non è per uso personale. A portarlo al gruppo oltre alla nomea dello stesso come ottimo fornitore di droga, conoscenze e legami con quell'ambiente macchiato di ultrà della Lazio.
Escluso in un primo momento dalla "retata" eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia sotto il coordinamento della Dda, per un errore sulla sua data di nascita, Capriotti finisce in carcere con altre 15 persone. Ventitré le misure totali, di cui quattro ai domiciliari mentre altre sette persone restano indagate a piede libero. Fra quest'ultime, ci sono anche tre donne. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione, spaccio e traffico internazionale di stupefacenti.
L'inchiesta durata dal maggio del 2021 al giugno 2022, parte dall'arresto di Claudio Corelli, fratello di Paolo, freddato proprio ad Acilia il giorno di San Valentino di due anni fa. E l'omicidio si lega perfettamente agli affari del gruppo di cui Claudio Corelli era parte attiva.
COCAINA SEQUESTRATA A FIUMICINO
L'uomo fu fermato pochi mesi prima l'avvio delle indagini, con 200 grammi di cocaina. In base a quanto hanno ricostruito le indagini dell'Arma, il presunto killer di Paolo Corelli, ovvero Angelo Sabatucci, arrestato poi all'aeroporto di Fiumicino era la stessa persona che aspettava quella droga. Ma non potendola riavere da Claudio Corelli, costretto ai domiciliari, andò a chiedere i soldi al fratello. Ne nacque una discussione e da qui poi Sabatucci passò ai fatti con l'aiuto del fratellastro, crivellando di colpi Paolo Corelli sotto casa
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I nomi dei promotori dell'organizzazione, quindi i vertici, nonché gli "operativi" sono uomini conosciuti dalle forze dell'ordine in ragione di molteplici precedenti ma del tutto sconosciuti all'opinione pubblica. Fra i principali, Cosmin Sabau, classe 1997, il capo, che gestiva in prima persona gli approvvigionamenti dall'Olanda, Roberto Russo, classe 1995, anche lui al vertice del gruppo, che impartiva le indicazioni ai sodali, gestendo lo stoccaggio.
Poi c'era Giovanni Grumo, classe 1967, che si occupava tecnicamente del trasporto dello stupefacente mentre Andrea Ciriciofolo, classe 1990, trattava con i clienti. È con lui che, ad esempio, si incontrerà Capriotti acquistando la cocaina il 21 aprile 2022.
diabolik
La droga portata a Roma era di ottima qualità e proprio per questo veniva presa in Olanda, dove fra i vari porti, con la supervisione albanese arriva la miglior bianca del Sudamerica. Smerciavano anche la rosa, o «la Puma - si legge nelle intercettazioni confluite nell'ordinanza - che ha la caratteristica di essere rosa e di avere meno odore».
Uno dei membri rassicurava un cliente dicendo: «È la Puma ... te la ricordi la Puma? È bona! Quella là sì sì ... secondo me è pure più bona. C'ha meno odore però ... è rosetta, saì... a me quelle rosa ... me ispirano». E a chi contestava la «leggerezza» della stessa i promotori replicavano: «Se ti fa problemi dimmelo, perché è un po' sbriciolona però non c'è manna ("mannite", sostanza usata per il taglio della cocaina ndr) in mezzo, lo vedi proprio. È tutta brillante».
cocaina
Nel corso delle indagine diversi carichi sono stati intercettati sulle strade italiane perché il metodo poi utilizzato dal gruppo per importarla era fra i più comuni. Ovvero il trasporto su strada su auto con doppifondi elettronici e nascondigli sofisticati, come i ruotini di scorta.