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    MARCIO COOP? – UN LIBRO SCRITTO DA UN EX ASSESSORE BOLOGNESE ACCUSA IL SISTEMA DELLE COOPERATIVE: FATTURATI DA HOLDING MA TRATTAMENTI FISCALI DI FAVORE, SPECULAZIONI E LAVORATORI SOTTOPAGATI – TUTTO GRAZIE ALLA “CONNECTION” CON LA POLITICA


     
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    Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

     

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    «Non si muove foglia che coop non voglia». Comincia così il libro scritto da Antonio Amorosi per Chiare lettere, duecentonovanta pagine di inchiesta il cui titolo e sottotitolo valgono più di ogni altra spiegazione: «Coop connection. Nessuno tocchi il sistema. I tentacoli avvelenati di un' economia parallela».

     


    Amorosi è un giornalista con un curriculum un po' particolare. Oltre ad essere mezzo tedesco (è nato a Ludwigsburg, in Germania), a 34 anni ha fatto l' assessore alle politiche abitative del comune di Bologna, quando Sergio Cofferati era sindaco.

     

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    Ma sulla poltrona che scotta, quella che assegna gli alloggi popolari e che dunque gestisce il potere vero di dare un tetto alle persone, Amorosi durò solo 18 mesi. Dopo un anno e mezzo infatti si dimise denunciando trent' anni di gestione clientelare delle graduatorie. In pratica, le case non venivano concesse in base alle necessità, ma per via politica. Chiusa la parentesi in comune, Amorosi si è dedicato a raccontare le infiltrazioni della criminalità organizzata in Emilia Romagna, scrivendo con un collega «Tra la via Emilia e il clan».

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    Tutto ciò per dire che Amorosi - il quale detto per inciso da un paio d' anni collabora con Libero - non è un novellino, ma uno che conosce bene i meccanismi delle giunte rosse e soprattutto che è addentro nelle segrete cose della sinistra.

     

     

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    E questa volta invece di occuparsi di criminalità e partito, ha ficcato il naso nell' apparato più segreto d' Italia, quello che finanzia e sorregge la stessa sinistra. Ciò che segue è solo l' antipasto, ma intervistando dirigenti della Lega delle cooperative invitati a parlare dietro garanzia dell' anonimato e scandagliando i bilanci delle holding del sistema cooperativo, Amorosi ha messo insieme un quadro impressionante, ricostruendo un mondo sconosciuto: traffici, speculazioni, agevolazioni, ma soprattutto obiettivi politici.

     

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    Le cooperative in teoria dovrebbero essere società di mutuo soccorso senza fini di lucro. In realtà sono holding che giocano in Borsa, controllano interi settori e hanno interessi in ambiti strategici, dove spesso hanno la meglio per la vicinanza con la politica. Il loro fatturato è da multinazionale: 151 miliardi, l' 8 per cento del Pil, più del Prodotto interno lordo dell' intera Ungheria. Una multinazionale che però gode di un trattamento di favore dal punto di vista normativo, ma soprattutto fiscale.

     


    Spiega Amorosi nel suo libro, di cui nelle pagine interne anticipiamo le rivelazioni principali: «Le grandi holding coop possono eludere il fisco per legge. Per Costituzione. Con un' evasione sistematica, certificata. Perché sulla carta sono enti che svolgono attività mutualistica».

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    E dunque, pur fatturando miliardi e avendo un milione e centomila dipendenti, sono trattate come una piccola aziendina in cui i soci sono i lavoratori stessi. La realtà è molto diversa: perché quei soci sono spesso lavoratori con meno diritti e meno stipendio di quelli di una azienda normale.

     

     

    Un lavoratore confida ad Amorosi: «Non esiste pausa, pranzo o cena. Le macchine non mangiano e noi siamo macchine pagate 800-1000 euro al mese… Mi vergogno a spiegare in che condizioni lavoro». «I soci di una cooperativa sono schiavi che si vedono prelevare del denaro per poter lavorare».

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    Forse qualcuno si chiederà come tutto ciò sia possibile. Risponde un ex dirigente delle Coop che non si nasconde dietro l' anonimato. «Il partito ha in mano il rubinetto da cui escono leggi, normative, decreti, delibere che possono aiutare o penalizzare le cooperative. Noi invece abbiamo in mano il cordone della borsa e senza i "piccioli" non si fa nessuna politica».

     

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    Non si capisce dove inizi il partito e dove finiscano le coop, dice Amorosi a Giovanni Consorte, l' ex potente amministratore di Unipol, braccio finanziario del sistema. Il quale risponde: «Non esiste economia senza politica in Italia. Non può esistere. Stiamo scherzando? Vanno sempre insieme».

     

     

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    L' uomo che voleva una banca e che si confidava con Piero Fassino all' epoca segretario Ds, racconta anche il disegno politico della scalata alla Banca nazionale del lavoro. «Vi sareste presi il Paese con quei numeri», chiede ancora Amorosi alludendo alla forza di Unipol più Bnl. Consorte replica a modo suo: «Lo avremmo cambiato».

     

    GIULIANO POLETTI GIULIANO POLETTI


    E che il disegno fosse, anzi sia, politico, lo spiega un altro fatto. Ovvero che l' ex presidente di Lega Coop oggi sieda al governo, ministro del lavoro di Matteo Renzi. L' uomo che ha firmato il Jobs act è anche l' uomo che con quella legge ha abrogato il reato di «somministrazione fraudolenta di manodopera», ovvero il caporalato, proprio ciò che sembrerebbero fare alcune cooperative con parte dei lavoratori. Solo una connessione quella tra mondo cooperativo e lavoro precario? Sì, una coop connection.

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