Giovanna Vitale per “la Repubblica”
franco gabrielli
Non ci sono gli estremi per lo scioglimento del comune di Roma per mafia. Il prefetto di Roma Franco Gabrielli il suo orientamento lo ha già esposto al ministro degll’Interno Alfano. Dalle quasi 900 pagine di relazione firmata dalla Commissione di accesso agli atti che per sei mesi ha scandagliato ogni delibera, verbale d’aula, direttiva dirigenziale e gara d’appalto sfornata dall’amministrazione comunale tra il 2008 e il 2015, emergerebbero gravi violazioni di legge. Ma i presupposti per sciogliere la Capitale per mafia. Il parere del prefetto è quasi pronto e nelle prossime due settimane lo consegnerà ufficialmente al Viminale.
Nel documento di Gabrielli non si esclude il commissariamento per i tanti reati commessi ma non per mafia. E forse non è un caso che proprio oggi il governo dovrebbe approvare il decreto che affida al prefetto romano il coordinamento del prossimo Giubileo. Una mossa che sottrae al sindaco la gestione e la responsabilità di uno degli eventi più importanti del prossimo anno.
FRANCO GABRIELLI
All’esecutivo, spetterà anche l’ultimo giodizio sul commissariamento. Alministro dell’Interno, in particolare, e poi al consiglio dei ministri. Sempre che non arrivino prima le dimissioni del sindaco o una mozione di sfiducia dell’assemblea capitolina. Perchè è ormai evidente che Palazzo Chigi punta a rinnovare il sindaco. Una cosa è sicura. I rilievi contenuti nelle 900 pagine scritte dalla Commissione di accesso sono pesantissimi.
Ripercorrono gli atti dell’inchiesta e si concentrano sui settori che più facevano gola alla banda dell’ex Nar Massimo Carminati e del sodale “rosso” Salvatore Buzzi. E cioè: Ambiente (affidamenti diretti e bandi di gara sulla manutenzione del verde, delle spiagge, della pulizia); Sociale (campi rom); Patrimonio ( dismissione degli immobili disponibili del Campidoglio); Casa (emergenza abitativa e residence).
er cecato ignazio marino
Un’immensa mole di carte che proverebbero la connivenza degli uomini di Alemanno politici, dirigenti e manager delle aziende comunali - ma pure un coinvolgimento dell’attuale amministrazione. Compresi diversi dirigenti nominati da Marino.
Caso emblematico, sottolineato nella relazione della Commissione, è quello del capo Dipartimento Ambiente Gaetano Altamura, finito ai domiciliari con la seconda tranche di Mafia Capitale. E sulla cui nomina, avvenuta dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione, lo stesso sindaco venne chiamato a rendere conto nell’audizione tenuta davanti agli ispettori il 21 maggio.
È proprio Altamura l’autore della direttiva sugli appalti da assegnare con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: il meccanismo attraverso cui le cooperative di Mafia Capitale riuscivano ad aggiudicarsi le gare. Direttiva poi approvata senza colpo ferire dalla giunta. Un assist subito ricompensato dai clan: sulla base di un incontro tra Altamura e Buzzi avvenuto l’8 aprile dell’anno scorso e documentato dal Ros, gli inquirenti hanno formulato l’ipotesi che il dirigente possa aver favorito le cooperative di Buzzi, interessate alla pulizia delle aree verdi negli stabilimenti di Ostia, in cambio della promessa dell’assunzione di due suoi nipoti.
ignazio marino carmine fotia
Ma non c’è solo questo. Nella relazione della Commissione si evidenzia pure il pressing di Buzzi (con telefonate anche al vicesindaco Luigi Nieri) perché al posto di Gabriella Acerbi, inavvicinabile capo del dipartimento Politiche Sociali, venga nominato un dirigente amico, inizialmente individuato in Italo Walter Politano, poi promosso da Marino come responsabile del piano anticorruzione del Campidoglio. O i legami di Giovanni Campennì, esponente delle n’drine clabresi, con le imprese del ras delle cooperative, alle quali subentra in suballato per la pulizia del mercato Esquilino. Una ragnatela di connivenze inestricabile, che l’amministrazione del chirurgo genovese non ha saputo estirpare. E che potrebbe costargli caro.
gianni alemanno