Estratto dell’articolo di Angelo Di Marino per “la Stampa”
MARCO BALICH
Quattordici cerimonie inaugurali tra Olimpiadi e Paralimpiadi, tra cui quella di Torino 2006. L'esperienza di Marco Balich, regista di grandi eventi conosciuto in tutto il mondo, è l'unità di misura corretta per inquadrare il flop della cerimonia inaugurale dei Giochi di Parigi. I sei chilometri sulla Senna sotto il diluvio.
Non so perché, ma so cosa ha visto in tv venerdì sera.
«Non scommetta, ho visto la cerimonia d'apertura...».
Come le è sembrata?
THOMAS JOLLY IDEATORE DELLA CERIMONIA INAUGURALE DELLE OLIMPIADI DI PARIGI
«La premessa era molto bella, interessante, cioè portare alla gente la cerimonia. Ma credo che non sia stata affrontata con l'umiltà giusta, l'umiltà del rispetto dello sport e degli atleti».
[…] «Non c'era il calore della gente, era tutto troppo distante. Alcune cose di intrattenimento magari sono state di livello come Céline Dyon piuttosto che Lady Gaga».
E poi c'era qualcosa in più: in molti hanno notato le immagini del baule griffato.
«Ho trovato molto discutibile una celebrazione così in quella che dovrebbe essere una clean venue, cioè una sede olimpica senza pubblicità. Uno spottone che non ci deve essere e non si deve fare».
CERIMONIA INAUGURALE DELLE OLIMPIADI DI PARIGI
Più che una cerimonia una cartolina in movimento.
«Più ideologica che turistica, però. Metti la drag queen con la barba per far capire che tuteli i diritti civili, ma non so se serve. Certo, è bello raccontare le conquiste però lo puoi fare in un modo più bello. Ecco, è mancata la bellezza. E la gente».
Però questa è proprio la critica che viene dai sovranisti, ha sentito Salvini?
«Alt, una cerimonia può piacere o non piacere ma le critiche devono essere oggettive. Se la Francia vuole raccontare sé stessa mostrando delle conquiste e delle libertà civili deve essere assolutamente lasciata esprimere per quello che vuole rappresentare. Nessun problema sulla presunta blasfemia, per carità».
Niente politica insomma.
cerimonia inaugurale giochi parigi lady gaga
«Quello che non riesco proprio a digerire sono gli aspetti direi dilettantistici nella gestione degli atleti, dello sport, dei simboli olimpici e soprattutto la bellezza dell'accoglienza: mettere i capi di Stato sotto la pioggia con Macron all'asciutto non l'ho trovato tra le cose più eleganti».
A sentirla c'è davvero poco da salvare. È così?
«Credo che l'esperienza sia per gli atleti che per gli spettatori sia stata abbastanza misera e quindi l'emozione non è scaturita. Mai. Il tutto è stato affrontato con un po' troppa arroganza da parte del regista. Questo è il mio pensiero. E infatti i commenti sono abbastanza impietosi».
cerimonia inaugurale giochi parigi 3
Non è mancato l'uomo mascherato.
«Ecco, quel personaggio bizzarro con la torcia per tutta la cerimonia e non si capiva perché. Ma chi era lì cosa avrà mai capito? Niente».
Appunto, chi era lungo la Senna, Mattarella compreso, cosa avrà visto?
«Poco, ecco il gesto di presunzione. Io ho curato il Bicentenario del Messico, che era una parata di sei chilometri con 2 milioni di persone e uno spettacolo finale. Ho chiesto aiuto ai brodcaster della Formula uno per farmi capire come si può raccontare una cosa con tutte le tribune che vedono».
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[…] Quanto impiega lei per mettere su una cerimonia olimpica?
«Ci vogliono due anni. Gli ultimi sei prove, prove e ancora prove. Non puoi sbagliare. A Parigi invece la bandiera olimpica era al contrario, roba da principianti». […]
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