Testo* di Marco Carnelos per Dagospia
*Questo articolo è una traduzione ampliata e riveduta di un articolo pubblicato sulla rivista britannica Middle East Eye il 6 giugno scorso
MARCO CARNELOS
Caro Dago,
dopo la successione dei vertici delle democrazie liberali - il Consiglio Europeo del 23-24 Giugno, il G7 di Elmau del 26-28 Giugno, e il Vertice NATO di Madrid del 29-30 giugno - accolgo nuovamente e con piacere la tua sollecitazione ad una riflessione sullo stato di salute delle nostre democrazie e sugli equilibri globali (politici ed economici) che continuano ad essere inevitabilmente segnati dal perdurante, angosciante, conflitto in Ucraina, e dalle conseguenze di quest’ultimo
Lo faccio partendo da una prospettiva storica e con un’asserzione incontrovertibile: Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO hanno meritatamente vinto la Guerra Fredda. E per fortuna aggiungerei!
margaret thatcher helmut kohl ronald reagan
Nel triennio 1989-1991, la forza dell'esempio fornito dai valori occidentali basati su democrazia, libertà, rispetto dei diritti umani, stato di diritto ed economia di mercato, finì per prevalere sul sistema totalitario comunista incarnato dall'Unione Sovietica. Quest'ultimo implose schiantato dalle sue inefficienze, dai suoi errori, da grossolane incompetenze e da incredibili illusioni.
francois mitterand
In questo lasso di tempo, la Germania venne riunificata, e il Patto di Varsavia disciolto. Per i paesi ex comunisti dell’Europa orientale si aprì una prospettiva del tutto nuova e sicuramente migliore. L’erede dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa all’epoca era uno stato tecnicamente fallito che dipendeva dagli aiuti occidentali. Il tutto venne conseguito senza sparare un colpo.
sully con george h.w. bush e bill clinton
Uomini e donne come George H.W. Bush, Helmut Kohl, Francois Mitterand, Margaret Thatcher, Giulio Andreotti e Mikhail Gorbaciov furono i protagonisti di questo spartiacque storico del XX secolo. La Commissione Europea all’epoca era presieduta da Jacques Delors che trasformò la Comunità Economica Europea in un'Unione Europea; successivamente, Romano Prodi la condusse verso l’allargamento a Est e all’introduzione di una moneta comune.
mikhail gorbaciov 2
Nei primi anni 90’ del secolo scorso, il mondo sembrava davvero incamminarsi verso un'era di ottimismo, progresso, e prosperità. L'affermazione della democrazia liberale, secondo alcuni, avrebbe implicato la fine della storia con la prospettiva che questa forma di Governo avrebbe abbracciato l’intero pianeta. L’avvio della globalizzazione avrebbe creato un’interdipendenza economica così profonda da rendere progressivamente impossibile ogni forma di guerra.
Uniformi militari Afghanistan 2
La storia, sfortunatamente, è andata diversamente. Prima i conflitti nei Balcani, poi l'11 settembre, le guerre senza fine in Iraq e Afghanistan, una crisi finanziaria globale nel 2008 ed infine una pandemia ci hanno consegnato un mondo ben diverso, e peraltro gravato dalla minaccia esistenziale dei cambiamenti climatici. Tre decenni più tardi, il panorama politico ed economico globale non potrebbe essere più deprimente e inquietante.
Il meno che si possa dire è che una grandissima occasione è stata imperdonabilmente sprecata.
gorbaciov andreotti
Caro Dago,
il cosiddetto ordine mondiale basato sulle regole guidato dagli Stati Uniti si sta sgretolando. Si profila una nuova Guerra Fredda con Russia e Cina contrapposte alle democrazie liberali. La globalizzazione è sotto attacco, le catene di approvvigionamento economico ed energetico sono sotto stress, il lungo ciclo economico caratterizzato da un’inflazione prossima allo zero sembra finito e una recessione globale appare incombente.
joe biden
La pandemia di Covid-19 ha esposto economie e la coesione sociale ad una prova senza precedenti, e anche la stessa democrazia appare sotto attacco. Nel 2021, per la prima volta nella storia americana, un presidente in carica ha respinto l'esito di un'elezione (è in corso un'inchiesta congressuale per accertare se abbia anche tentato di sovvertirla). Populismo, polarizzazione politica, guerre culturali, rabbia e risentimento generalizzate stanno soffocando le democrazie occidentali, e i rispettivi governi stentano nell’affrontare queste molteplici sfide.
G7 IN GERMANIA - BORIS JOHNSON - JOE BIDEN - OLAF SCHOLZ - EMMANUEL MACRON - MARIO DRAGHI 1
Alla sua veneranda età, Joe Biden suscita tenerezza nell’ammirevole tentativo di fronteggiare la presunta minaccia russo-cinese ma la vera sfida che deve affrontare è quella di salvare l'America da sé stessa. Crescono, inoltre, i dubbi se correrà per un secondo mandato, mentre le prossime elezioni di medio-termine a novembre si profilano come un bagno di sangue per il Partito Democratico.
In Francia, Emmanuel Macron ha spesso intuizioni originali e sovente tenta di offrire una visione più ampia del ruolo dell’Europa, ma è solo e indebolito nel suo paese.
joe biden
Per quanto riguarda il Regno Unito, Boris Johnson ha finalmente ricevuto il benservito dal suo stesso Partito.
La Germania è guidata da Olaf Scholz, una personalità silenziosa, senza carisma, e condizionata da una coalizione eterogenea e anche, apparentemente, etero-diretta. Il motore politico ed economico dell’Europa sembra in uno stato di shock da quale non riesce a destarsi.
MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV
Un apprezzato tecnocrate come Mario Draghi guida il nostro Paese ma, considerando le nubi economiche che si stanno addensando, potrebbe finire con l’assolvere il ruolo del suo liquidatore fallimentare.
Sorvoliamo su Vladimir Putin. Certo noi avremmo preferito mille volte una successione di repliche di Boris Yeltsin ma, purtroppo, la nostra facoltà (un po' assurda consentimelo!) di scegliersi le controparti a noi più compiacenti in giro per il mondo non è illimitata.
EMMANUEL MACRON URSULA VON DER LEYEN CHARLES MICHEL
Per quanto riguarda l'attuale Troika europea, infine, Charles Michel, Ursula von de Leyen e Joseph Borrel – tutti insieme - assommano solo una modestissima frazione della visione e della leadership di Jacques Delors e Romano Prodi.
Tre decenni dopo la fine delle sclerotiche leadership comuniste, sembra ora il turno di quelle occidentali ad essere intrappolate in un pensiero di gruppo autolesionista e autoreferenziale, completamente distaccato dalla realtà e incline a errori di calcolo, incompetenza e illusioni. Colpisce come le leadership europee siano così ossessionate dal conflitto in Ucraina da ignorare che la loro competitività economica è seriamente danneggiata, e i loro paesi rischiano di disintegrarsi sotto il peso delle sanzioni imposte alla Russia.
Xi Jinping e Vladimir Putin
Basti poi pensare come tutte le amministrazioni statunitensi post-Guerra Fredda, indistintamente, abbiano sperperato l'enorme capitale politico acquisito con la vittoria del 1989-1991. Lo hanno fatto attraverso politiche unilaterali e all’insegna del doppio standard, guerre senza fine in Asia occidentale e cambiamenti di regime confezionati come interventi umanitari. Queste hanno sistematicamente ed imperdonabilmente finito con l’arrecare gli attuali danni a quell'ordine mondiale basato sulle regole da loro concepito e tutelato e di cui sono state per decenni così orgogliose.
VERTICE BRICS A PECHINO
Le democrazie occidentali hanno impiegato appena un ventennio per infliggere un altro danno, forse permanente, all'ordine economico mondiale e all'economia di mercato attraverso un modello economico iper-finanziarizzato centrato su Wall Street e basato su movimenti speculativi di capitale e rendite improduttive che hanno generato un'enorme, ingestibile, bolla finanziaria, nonché un debito stratosferico e disuguaglianze sempre più ampie, e, quindi, sempre più inaccettabili. A questo risultato si contrappone la straordinaria crescita economica e tecnologica cinese che è stata ottenuta non con pratiche commerciali sleali come ci vorrebbero far credere, ma, piuttosto, per aver adottato politiche esattamente opposte a quelle occidentali e che hanno privilegiato investimenti e ricerca produttivi.
VERTICE BRICS A PECHINO
Il risultato netto è stata una reazione populista tra le opinioni pubbliche occidentali che sta ora lacerando queste società. La crisi finanziaria del 2008, e l’immunità garantita ai suoi principali artefici, e le estreme misure di austerità adottate in Europa per affrontarla, hanno seminato ulteriore rabbia e risentimento. Il tea party movement americano e i populismi europei nascono da qui, e non da perfide orchestrazioni russo-cinesi. Ma se invece vogliamo continuare ad illuderci facciamo pure.
putin xi jinping
E, infine, queste stesse democrazie hanno impiegato solo trent'anni per isolarsi dal resto del mondo, come sta purtroppo dimostrando la sanguinosa guerra in Ucraina. I membri della Triade (NATO, G7 e UE) continuano ad illudere ed illudersi su una presunta unità globale contro la Russia che non è corroborata dai fatti. Le sanzioni contro la Russia non hanno un carattere globale, le hanno adottate soltanto loro. Lo stesso Financial Times ha dovuto riconoscere nei giorni scorsi che “The West has not been joined by most of the rest”.
Il cosiddetto Global South si rispecchia sempre più nelle iniziative e nella visione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ai quali hanno fatto formale domanda di adesione anche Argentina e Iran, e altri paesi potrebbero seguire (mi verrebbe da ridere se lo facesse la Turchia, membro della NATO, e vorrei vedere cosa farebbero gli Stati Uniti se analoga domanda la presentasse il Messico).
XI JINPING E VLADIMIR PUTIN
Si tratta di processi embrionali ma non per questo da sottovalutare. Spiccano tra questi il tentativo di individuare un’alternativa al dollaro come valuta mondiale di riserva, la creazione di un circuito alternativo allo SWIFT per le transazioni finanziarie, e la creazione di una vasta zona euroasiatica di scambi commerciali centrata sul grande progetto cinese della Belt and Road Initiative sostenuto da 1000 miliardi di dollari di stanziamento. Quest’ultima inoltre verrebbe rafforzata da nuove istituzioni finanziarie tese a promuovere lo sviluppo alternative alla Banca Mondiale (da sempre sotto il controllo USA), come la neonata Asian Infrastructure ed Investment Bank. Il tutto sotto la visione geopolitica centrata sul crescente ruolo della Shangai Cooperation Organization.
xi jinping vertice brics
L’utilizzo eccessivo e unilaterale dell’arma delle sanzioni finanziarie da parte statunitense ha inoltre inutilmente irritato decine di paesi e in parte spianato la strada a simili reazioni. Infine, la propensione USA all’utilizzo delle sanzioni secondarie ha ulteriormente contribuito ad approfondire questo divario. Quest’ultimo strumento (applicato anche contro gli alleati europei e NATO!!) è percepito come particolarmente irritante; si tratta della pretesa di Washington che le proprie sanzioni nazionali verso un qualsiasi Stato vengano applicate in modo universale da tutti gli altri, pena l’adozione di sanzioni anche a coloro che recalcitrano nel farlo.
vertice brics 2022
Si tratta di una prerogativa che lo stesso ordine mondiale basato sulle regole a guida statunitense riserva soltanto ai pronunciamenti del Consiglio di Sicurezza, gli unici che – giuridicamente – hanno natura vincolante universale. Come ho sostenuto più volte, un ordine mondiale basato sulle regole che vale per tutti tranne che per gli USA ed alcuni suoi stretti alleati non è purtroppo sostenibile.
Da quasi due anni l'amministrazione Biden continua sistematicamente a rappresentare le attuali tensioni con Russia e Cina come un confronto epico tra democrazia e autocrazia. Lo capisco è un esercizio retorico-propagandistico ma dovrebbe avere un minimo di ancoraggio nella realtà, e purtroppo manca. E’ un mantra al quale non credono nemmeno le stesse opinioni pubbliche occidentali.
xi jinping
Il recente rapporto Democracy Perception Index 2022, il più grande studio annuale al mondo su come viene percepita la democrazia da coloro che ne beneficiano, offre risultati scoraggianti: il 41% degli intervistati ritiene che i propri paesi non siano sufficientemente democratici; e, soprattutto, la disuguaglianza economica – non la Russia e la Cina! – è ritenuta la minaccia numero uno alla democrazia.
Le leadership di Mosca e Pechino hanno certamente molto da farsi perdonare in questo mondo ma tra le loro numerose colpe non figurano le minacce alle democrazie liberali, queste ultime non provengono da attori esterni, sono tutte interne.
BRIC images
L'aggressione russa all'Ucraina è ora ampiamente usata come capro espiatorio per l'attuale turbolenza economica globale, ma ad una solida analisi economica anche questa tesi non regge. La guerra e, soprattutto, le sanzioni adottate contro la Russia - senza alcuna analisi preventiva sul loro possibile impatto - sono state solo l'ultimo terribile catalizzatore e acceleratore in una situazione già ampiamente compromessa.
Le catene di approvvigionamento erano già state messe sotto stress dalla pandemia, le reazioni russe alle sanzioni hanno soltanto aggravato il quadro in un modo apparentemente imprevisto dalla pianificazione occidentale delle misure punitive verso Mosca.
guerra in ucraina lysychansk
La situazione, quindi, era già largamente compromessa ancor prima che l’Ucraina apparisse sui nostri radar. Alcuni paesi occidentali hanno da tempo rinunciato alla politica industriale, e devoluto la loro politica economica alle Banche Centrali. Negli ultimi tre decenni, anche all’insegna della globalizzazione, interi settori manufatturieri sono stati delocalizzati verso la Cina e il Sud del mondo per beneficiare dei ridotti costi di produzione e massimizzare gli utili (che generalmente non sono stati reinvestiti).
guerra in ucraina severodonetsk
Le democrazie liberali si sono quindi esposte alla potenziale fragilità di catene di valore decentralizzate in tutto il pianeta. Poi, all'improvviso, nel solco di una sinofobia inspiegabile che sta avvolgendo l’establishment politico statunitense e che sta pericolosamente attecchendo anche in Europa, si prospetta ora il possibile rimpatrio o l’accorciamento di queste catene.
guerra in ucraina lysychansk
Il costo potrebbe essere astronomico, e non si comprende chi possa farsene carico in un periodo caratterizzato da un livello di indebitamento globale già elevatissimo (il 350% del PIL mondiale). Serpeggia inoltre il timore – considerate le deprecabili pratiche del passato - che possa incombere ancora una volta alla forza lavoro, il cui potere d'acquisto è già in via di forte erosione dall'inflazione, di farsene carico attraverso rinnovate massicce politiche di controllo salariale. Basta vedere la forbice enorme negli ultimi decenni tra produttività del lavoro cresciuta esponenzialmente e il misero innalzamento dei salari.
carro armato distrutto nella strada tra severodonetsk e lysychansk
Caro Dago,
in questo mondo sottosopra, continuano inoltre a giungere notizie che in tempi normali causerebbero le vertigini.
Negli ultimi sei mesi la borsa ha vissuto una delle più grandi contrazioni degli ultimi decenni.
Per quanto riguarda la Germania, la più importante economia europea, la città di Amburgo prevede di razionare l'acqua calda e, per la prima volta dal 1991, il paese ha registrato un deficit commerciale. Il capo della Federazione tedesca dei sindacati ha appena avvertito che le principali industrie tedesche potrebbero affrontare il collasso a causa dei tagli alle forniture di gas naturale russo. Sono previsti disordini sociali e sindacali. Potrebbe essere un momento Lehman Brothers per la più grande economia europea.
attacco a belgorod, in russia 66
Per inciso, i danni per il settore manifatturiero italiano – grande subcontraente di quello tedesco – potrebbero essere incalcolabili.
Una crisi alimentare internazionale potrebbe riversare centinaia di migliaia di nuovi rifugiati dai paesi più poveri sui confini e sulle coste europee (leggasi prevalentemente italiane). È inoltre lecito nutrire qualche dubbio che saranno accolti calorosamente come lo sono stati quelli ucraini.
Lo scenario peggiore di JP Morgan per il prezzo del petrolio è lo stratosferico livello di $ 380 al barile nel caso in cui le sanzioni statunitensi ed europee dovessero spingere la Russia a varare tagli alla produzione di greggio come rappresaglia, analogamente a quanto Mosca starebbe già facendo per le forniture di gas all'Europa, con risultati che già scontiamo con valori senza precedenti riportati sulle nostre bollette.
attacco a belgorod, in russia 62
L'anno scorso i principali funzionari finanziari occidentali avevano ripetutamente assicurato, per mesi, che l'inflazione sarebbe stata temporanea. Ora si rendono conto che non è così; naturalmente stanno attribuendo tale responsabilità alla Russia. I tentativi di mettere l’inflazione sotto controllo innalzando i tassi di interesse, potrebbero innescare una recessione che potrebbe tramutarsi in una terribile stagflazione (recessione e inflazione allo stesso tempo).
L'economista Nouriel Roubini ha ammonito che "Ci sono ampie ragioni per credere che la prossima recessione sarà segnata da una grave crisi di debito stagflattivo". Traduzione: Negli anni 70’ del secolo scorso la stagflazione non fu accompagnata da alti livelli di debito. Oggi, invece, quest’ultimo, sia privato che pubblico, in percentuale al PIL globale ,è enorme. Siamo passati dal 200% nel 1999 al 350% odierno (circa 300.000 miliardi di $). In tali condizioni, avverte ancora Roubini, l’innalzamento dei tassi di interesse per calmierare l’inflazione potrebbe portare aziende, istituzioni finanziarie e i governi a bancarotte e default massicci.
missili su mykolaiv 1
Quello che gli economisti chiamano "atterraggio morbido" dell'economia mondiale appare sempre più come una chimera.
Tutti i calcoli delle democrazie liberali sull'esito del conflitto in Ucraina, sul collasso russo, sull'unità globale contro Mosca e sulla capacità di modificare le catene di valore e diversificare le forniture energetiche si sono finora rivelati sbagliati. Ma la responsabilità più grande – voglio ribadirlo - è stata probabilmente quella di aver approvato frettolosamente un massiccio pacchetto di sanzioni verso il più grande produttore mondiale di materie prime (la Russia) senza effettuare alcuna previsione preventiva sull’impatto che queste avrebbero avuto sull’economia globale. È difficile stabilire se sia trattato di incompetenza o irresponsabilità.
guerra in ucraina carri armati distrutti
Dopo aver confiscato circa 350 miliardi di riserve valutarie russe nelle Banche occidentali e varato una guerra economica contro Mosca, come potevano pensare che quest’ultima sarebbe rimasta inerte?
Dai recenti vertici UE, G7 e NATO non è purtroppo emerso alcun accenno sull’opportunità di una revisione di alcune politiche sin qui adottate; si è preferito perseverare con calcoli errati e perduranti illusioni. Il tutto è riassumibile in un susseguirsi di test sociali; una sorta di "proviamo a fare questa scelta e vediamo cosa succede" su scala globale.
GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA
Ma tutto questo va ben oltre l'errore di calcolo e l’illusione. Appare come un’incomprensibile – e, mi auguro, inconsapevole – politica autodistruttiva. Nel tentativo di trovare una metafora per spiegarla al più vasto pubblico non ho trovato di meglio della classica “l’uomo che si taglia gli attributi per fare dispetto alla donna”, (avrei scritto moglie e marito, ma di questi tempi l’uso di questa terminologia può portare al linciaggio mediatico).
Durante l'estate il crescente malcontento potrebbe offrire una tregua, ma per il prossimo autunno tutti farebbero meglio a prepararsi per i forconi e/o per l’ennesimo crack finanziario.
GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA
In tutto questo la principale minaccia esistenziale che incombe sull’umanità, il cambiamento climatico, è scomparso dalla trattazione mediatica, anzi, le politiche destinate a contrastarlo stanno subendo un’inversione di tendenza.
Ti ringrazio e Ti invio un cordiale saluto.
Marco Carnelos