Antonio Castaldo per il “Corriere della Sera”
gomorra 3
«Guardate I Soprano , la libertà con cui è stato raccontato quel mondo. La nostra è una fiction, non un documentario. Siamo liberi di raccontare la savana dal punto di vista del leone o della gazzella. E non penso sia sbagliato né un modo né l' altro. Però bisogna stare attenti, c' è il rischio di scivolare verso la censura».
A Milano per mettere in scena American Buffalo , Marco D' Amore, il Ciro Di Marzio di Gomorra , risponde alle polemiche che puntualmente riaffiorano, anche con la terza stagione della serie. Questa volta è un magistrato, il procuratore aggiunto della Dda di Napoli Giuseppe Borrelli, a sottolineare l' interpretazione «folkloristica» della camorra offerta dalla fiction di Sky.
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«Le polemiche le lascio a chi ha voglia di farle - risponde D' Amore -. Noi partecipiamo da artisti e anche da cittadini a tratteggiare uno dei profili possibili del nostro Paese. Lo facciamo con l' intento da una parte di rendere avvincente il racconto, e dall' altra di partecipare a un fortissimo atto di denuncia che è partito dall' opera di Saviano».
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Borrelli, titolare di alcune delle più incisive inchieste contro i clan, ha rilevato un aspetto più tecnico che morale, commentando il tipo di struttura criminale descritta dalla serie: «Una rappresentazione parziale», l' ha definita intervistato dal Corriere del Mezzogiorno: «Oggi la camorra ha superato lo stato di contiguità con professionisti, impresa e parte della politica. I clan esprimono una propria classe dirigente. E questo preoccupa. La camorra raccontata in Gomorra è un' entità paradossalmente tranquillizzante, perché consente di differenziarsi».
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D' Amore, interprete di «Ciro l' immortale», si limita a ribadire che «tutto ciò che accade in Gomorra , sotto il mantello della finzione, viene raccolto dalla realtà, dalle carte processuali, dalla storia che è scritta. Non è invenzione».
American Buffalo , la pièce teatrale della quale D' Amore è attore e regista, ha debuttato il 10 novembre a Tor Bella Monaca, in una sala scelta oltre il raccordo anulare di Roma. A Napoli, alle repliche ospitate dal teatro Bellini, la platea era affollata da ragazzi di Scampia in «trasferta» al centro: «Per loro è davvero un' altra città. Lo dice Elena Ferrante nell'Amica geniale : attraversato il tunnel, i suoi personaggi perdono ogni spavalderia».
marco d amore (2)
A teatro gli scugnizzi della periferia sono arrivati in flottiglie di scooter: «Erano vestiti come per un matrimonio - racconta D' Amore, originario di Caserta -. Indossavano cravatte sgargianti sotto l' abito scuro. Per loro il teatro è un luogo nuovo, di certo non lo frequentano spesso. Ma volevano vedere il loro "Immortale". Per me è importante far capire cosa è possibile fare, fin dove è possibile arrivare studiando e lavorando. Offrire un' alternativa».
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