Estratto dell’articolo di Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
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[…] Leggere «Tenebre italiane» il libro che Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera , ha appena pubblicato per Solferino, vuol dire esplorare gli ultimi vent’anni della storia del nostro Paese attraverso i casi di cronaca nera che l’hanno segnata e scandita. Ma vuol dire soprattutto scoprire che cosa si cela dietro il racconto del giornalista, quali e quanti dubbi ti assalgono quando devi dare conto dei dettagli forniti da magistrati e investigatori pur sapendo che qualcosa non torna, che una diversa verità può esserci, quando devi scavare nelle vite e arrivare sino all’abisso consapevole che almeno una parte del dolore ti rimarrà attaccato per sempre.
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Ecco perché è importante quello che Imarisio scrive nel primo capitolo: «Questo libro non nasce come reazione a una continua pulsione revisionista, che pure esiste. Ma non vuole neppure essere un semplice amarcord da vecchio cronista che ormai ha preso altre strade, o una difesa di quel che è stato».
C’è un filo che lega l’omicidio di Hagere, bambina di 5 anni assassinata dal vicino di casa che credeva suo amico, a quello di Yara Gambirasio, ragazzina che di anni ne aveva 13 e fu lasciata moribonda in un campo da chi voleva forse stuprarla o forse conquistarla come fosse una preda da sedurre.
E c’è una stessa trama ad unire la ferocia di Erika e Omar che riescono a guardare negli occhi la mamma e il fratellino di lei mentre li ammazzano senza pietà e lo scempio fatto nella villetta di Erba dove un’altra mamma e il suo bambino — Raffaella Castagna e il suo Youssef — vengono uccisi a sprangate.
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Una strage che non risparmia la madre di lei, Paola, la vicina di casa Valeria Cherubini e suo marito Mario Frigerio che si salverà soltanto perché gli assassini lo hanno creduto morto. È l’orrore che Imarisio sa descrivere in maniera cruda ma reale, riflettendo «su come è cambiata la cronaca nera e come siamo cambiati tutti noi», senza mai tralasciare i sentimenti di chi rimane, lo strazio dei parenti di vittime e carnefici.
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Il dolore dei padri Ecco perché si deve leggere tutto d’un fiato il capitolo dedicato al padre di Erika, la disperazione di chi ha perso tutto e nella devastazione trova la forza di proteggere ciò che rimane, anche se questo vuol dire schierarsi dalla parte di una adolescente che si è trasformata in un mostro. È difficile comprendere la scelta di Francesco De Nardo, eppure quelle parole pronunciate al telefono per respingere la richiesta di spiegarla, dicono più di mille trattati di psicologia.
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Imarisio è stato uno dei pochi giornalisti, forse l’unico, a parlare con il papà di Erika.
Una telefonata che a sentirla raccontare adesso fa venire i brividi. «La mia vita è stata spazzata via da un tornado. Ma non è vero che sono solo e disperato. Voi giornalisti vi ostinate a non capire che io ho ancora lei, ho Erika. E farò di tutto per proteggerla, finché rimarrò al mondo».
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Anche Paolo Onofri aveva un altro bimbo, ma l’omicidio del suo Tommaso, rapito da due balordi e ucciso dopo un mese, non era riuscito a sopportarlo. L’indagine fece scempio della sua vita additandolo prima come un sospettato e poi come un pedofilo. L’incontro avvenuto una notte che Imarisio racconta è struggente pur nella sua durezza, mostra che cosa davvero si deve sempre fare quando si segue la cronaca, quanto è importante parlare con chi vive sulla propria pelle quello che sta accadendo. Senza mai fermarsi.
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