FARE UN BEL SERVIZIO AI SERVIZI - FRANCO GABRIELLI E ELISABETTA BELLONI PREPARANO IL REPULISTI TRA GLI 007: VIA QUELLI CHE NON HANNO UN PASSATO IRREPRENSIBILE (MARCO MANCINI SOTTO INCHIESTA) - L'AGENZIA NAZIONALE DI CYBERSECURITY SARÀ A CAPITALE "MISTO", CIOÈ PUBBLICO-PRIVATO, DIPENDERÀ DAL GOVERNO E NON RIENTRERÀ NEL DIS, COME VOLEVANO CONTE E VECCHIONE. AVRÀ UN AD CHE È STATO GIÀ INDIVIDUATO NEL DIRETTORE DELLA POLIZIA POSTALE, L'OTTIMA NUNZIA CIARDI…
COME SI STA MUOVENDO IL NUOVO CAPO DEL DIS, ELISABETTA BELLONI? STA METTENDO IN CANTIERE UN MINI-REPULISTI TRA GLI 007: AVVISATE MARCO MANCINI (E ALTRI) DI PREPARARE LA VALIGIA - GLI INCONTRI "ESPLORATIVI" CON IL CAPO DELL'AISI, MARIO PARENTE, E CON QUELLO DELL'AISE, IL GENERALE GIOVANNI CARAVELLI (CON CUI I RAPPORTI SONO OTTIMI DA TEMPO), PER DETERMINARE GLI OBIETTIVI STRATEGICI DELL'INTELLIGENCE - I DUBBI SULL'AGENZIA PUBBLICO-PRIVATA SULLA CYBERSECURITY…
1 - PALAZZO CHIGI E LA GUERRA DI SPIE MANCINI COSTRETTO AD ANDARSENE
Francesco Grignetti per “la Stampa”
ELISABETTA BELLONI
Si chiude nella maniera forse più indolore, tranne che per il diretto interessato, la parabola di Marco Mancini ai servizi segreti. Su forte sollecitazione dall' alto, che in questo caso vuol dire il premier Mario Draghi attraverso le persone del sottosegretario Franco Gabrielli e della nuova direttrice Elisabetta Belloni, lo 007 che parlava ai politici va in pensione. Mancini, a quel che risulta, non frequenta già più il suo ufficio presso il Dipartimento informazioni e sicurezza. Sta smaltendo le ferie arretrate. E a metà luglio scatterà il pensionamento. Scelta quasi obbligata, dopo le forti polemiche delle ultime settimane e dopo che il Copasir aveva chiesto ufficialmente che si aprisse sul suo conto un' indagine interna.
marco mancini
Marco Mancini, classe 1960, uno che ha scalato il cielo degli apparati, dopo aver iniziato la carriera come brigadiere dei carabinieri nel lontano 1979, ha ormai quarantadue anni di servizio alle spalle. Può andare in pensione. E così accadrà. Ove mai avesse recalcitrato, gli avrebbero fatto notare che nell' intelligence vige una regola: il rapporto fiduciario.
Se cade, e in questo caso la fiducia era caduta, il soggetto può essere restituito all' amministrazione di provenienza su due piedi e senza appello. Nel suo caso, sarebbe rientrato nella Benemerita, da dove era uscito nel 1985 per entrare nel Sismi: non avrebbe avuto scampo nemmeno lì, tra i suoi antichi colleghi, e sarebbe dovuto andare in pensione ugualmente. Ma senza i vantaggi della pensione come è per un dirigente dei servizi segreti.
franco gabrielli foto di bacco
Mancini se ne va, dunque. Festeggiano i suoi tantissimi nemici nell' ambiente. Amici, gliene sono rimasti davvero pochi. E non si può dimenticare che nel corso del 2020 è stato a un passo da una promozione importante. Era sponsorizzato dall' allora premier, Giuseppe Conte. Dall' allora direttore del Dis, Gennaro Vecchione.
E da molti esponenti del M5S e forse, sotterraneamente, anche di altri partiti. Ma quella promozione all' ultimo, per dissenso fortissimo del Pd, non si fece. E poi, quando circolò la voce che Conte, nella mirabolante avventura di creare il gruppo parlamentare dei Responsabili, stesse avvicinando qualche senatore attraverso agenti segreti, molti pensarono proprio a lui, Mancini, che da sempre bazzica con ostentato presenzialismo i caffè attorno al Parlamento.
2 - DA SGRENA AD ABU OMAR LA PARABOLA DELLO 007 CHE PIACEVA AI POLITICI
Francesco Grignetti per “la Stampa”
marco mancini e matteo renzi
Galeotta fu la telecamera che filmò l' incontro dell' autogrill. Era il 23 dicembre scorso. Il senatore Matteo Renzi e l' agente segreto Marco Mancini sostarono per 40 minuti a chiacchierare nel parcheggio. Li filmarono. Addirittura fu registrata la voce di Mancini che salutava e si metteva «a disposizione». Il tutto poi fu trasmesso da Report, su Raitre. E fu l' inizio della fine per lo 007.
Secondo quel che se ne sa, nel corso dell' incontro Renzi chiese notizie su quel che accadeva nell' ambiente e Mancini, a sua volta, chiese appoggio per una promozione. Ambiva fortemente a tornare in campo, e sperava di diventare vicedirettore dell' Aisi, l' agenzia interna, quella che si occupa di antiterrorismo e controspionaggio. Ma nei boatos c' era un' altra versione, ben più letale agli occhi della politica: Mancini si sarebbe speso con Renzi, che stava già muovendosi per la spallata finale, affinché lasciasse campare Conte un altro anno.
elisabetta belloni
Dopo quella prima rivelazione, si è poi scoperto che Mancini aveva interlocuzioni di prima grandezza con i politici di casa nostra. Oltre Conte e Renzi, ha visto Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Era in confidenza con la ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. Niente male per un agente segreto che viene direttamente dalla Prima Repubblica. Il grande pubblico lo scopre nel 2005 sulla scaletta di aereo che riporta in Italia la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita in Iraq.
marco mancini
Per liberarla, è appena morto un uomo eccezionale quale Nicola Calipari. Formalmente Marco Mancini era il suo vice. Di fatto, si capì in seguito, Mancini sembrava piuttosto messo lì a controllarne le mosse dal capo, il luciferino Nicolò Pollari, berlusconiano più di tutti i berlusconiani.
Era una stagione davvero opaca, perfino brutale. Il Sismi di Pollari, che in Mancini aveva il suo vero uomo d' azione, ebbe un ruolo nel creare un allarme attorno a Saddam Hussein che non resse alla prova dei fatti: una presunta corsa ai materiali radioattivi in Niger, la convinzione che Saddam stesse producendo gas proibiti in siti occulti, l' idea che avesse a disposizione missili di lunghissima gittata che minacciavano Israele e perfino l' Europa.
marco mancini
Alla prova dei fatti, dopo la guerra del Golfo, si dimostrò che non c' era nulla di vero. Ma «quel» Sismi contribuì a creare il mostro. E non meraviglia che la Cia ne fosse molto soddisfatta. Pochissimi anni dopo, quando il terrorismo islamista imperversava, di nuovo a braccetto, la Cia e «quel» Sismi organizzarono una guerra sporca agli islamisti. E venne il rapimento illegale di un imam, Abu Omar, che dal camminare in una tranquilla strada di Milano si ritrovò in poche ore in una prigione segreta egiziana, dove la tortura era pratica usuale.
giuliana sgrena e marco mancini
Il nostro governo negò di avere dato il via libera. Il direttore Pollari, lo stesso. E con il cerino in mano rimase il solito Marco Mancini, che da tanti anni era il referente della Cia per il Nord Italia. Fu arrestato. Per salvarlo al processo, fu imposto il segreto di Stato su tutto il dossier. E addio magistrati. Era il luglio 2006. Pochi mesi dopo, Mancini veniva arrestato di nuovo nell' ambito della inchiesta sulle intercettazioni illegali Telecom.
Un' inchiesta inquietante, che si lascia dietro una scia sulfurea, dato che non s' è mai capito bene chi fossero gli intercettati e che cosa fosse venuto a scoprire Mancini e il suo amico Giuliano Tavaroli. Di certo furono utilizzate ad arte alcune intercettazioni per colpire Massimo D' Alema e Piero Fassino.
tavaroli
Fatto sta che anche questo secondo procedimento è finito in una bolla di sapone per un ennesimo segreto di Stato, sui rapporti tra Sismi e Telecom. Nel frattempo, Mancini ha galleggiato dentro e fuori i servizi segreti.
Ma senza mai perdere di vista la politica. Sperando di tornare operativo. Finché forse anche lui, che si considerava il più furbo di tutti, non è caduto nella trappola di qualcuno ancora più furbo.