MARCO MAZZUCCHELLI
Estratto dell’articolo di Fausta Chiesa per il “Corriere della Sera”
Non è la prima volta che il mercato esprime le sue candidature per le società che hanno lo Stato come primo azionista nel capitale. In questo caso per l’Enel, dice Marco Mazzucchelli, primo nome della lista presentata dal fondo Covalis e banchiere di lungo corso, «è necessario avere una visione più ampia. L’Enel è un campione dell’energia ma credo che abbia un potenziale inespresso. Mi spingo a dire che potrebbe valere il doppio. Da qui la decisione di proporre la nostra lista con l’idea di contribuire a una governance che possa esaltare la forza del gruppo».
La sua lunga carriera nel mondo finanziario la rende un conoscitore attento del mercato e degli investitori.
PAOLO SCARONI FLAVIO CATTANEO
«È una questione di governance e non di governo. Ci facciamo portavoce di un disagio, perché gli investitori internazionali che possiedono il 60% del capitale non sono mai stati veramente ascoltati, i fondi italiani hanno solo il 4% circa.
Una società per la quale il mercato è un interlocutore necessario. Se guardiamo la lista del Mef, è composta da sei italiani, forse poco rappresentativi del grado di internazionalizzazione raggiunto in questi anni».
Perché la candidatura?
«Consideriamo l’Enel una vera public company , nella quale era necessaria la presenza di più figure di mercato, che per il gruppo è un partner indispensabile. Basti solo pensare al ruolo che Enel ha in molti Paesi del mondo […] Servirebbe un cambio culturale.
Direi che non si sono soffermati abbastanza sulle questioni davvero importanti come l’Esg e la governance soprattutto. Servirebbe un cambio culturale».
Qual è il vostro disegno?
francesco starace foto di bacco (1)
«Adottare una strategia in continuità, ma con un fine tuning per recuperare lo sconto a cui tratta Enel rispetto a Iberdrola. Forse in questi anni ha voluto fare un po’ troppe cose: è in America Latina, nell’Est Europa. Dovrebbe focalizzarsi soprattutto dove ha un’integrazione verticale, come Italia e Spagna[…]»
Ma per avere un posto serve almeno il 7% dei voti?
«Infatti stiamo parlando con molti investitori internazionali interessati ad ascoltare la nostra proposta».
Perché non avete indicato un vostro candidato ceo?
«Perché è una prerogativa del nuovo board che dovrebbe fare una selezione interna ed esterna. Una volta insediato farebbe uno screening e nel giro di alcuni mesi ci sarebbe un ceo condiviso». […]
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