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    MARCOLINO, UN UOMO UNA HOLDING – DA CAPOSEGRETERIA DI RENZI A SUO AMBASCIATORE NEL MONDO DEGLI AFFARI: SOCIETA’, FONDI ISRAELIANI, SPIONI – IL POTERE DI MATTEO GIRA INTORNO A CARRAI – ERA LUI A PAGARE L’APPARTAMENTO CHE L’EX PREMIER USAVA A FIRENZE – AL SUO MATRIMONIO PRESENTI 400 INVITATI, DA MIELI A BERNABE’ AL CAPO DELLA CIA, UNICA ASSENTE LA BOSCHI...


     
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    1. LA FIRENZE BENE ERA AI SUOI PIEDI

    Ettore Livini e Massimo Vanni per la Repubblica

     

    mail carrai a ghizzoni mail carrai a ghizzoni

    «Farò un comunicato più tardi, ci sarà da ridere. Ora scappo a casa, mia figlia compie due anni». Per Marco Carrai doveva essere una giornata come le altre. La mattina a Toscana Aeroporti, di cui è presidente. Poi la festa in famiglia. Lo tsunami Ghizzoni ha però fatto saltare tutti i programmi. Costringendo "Marchino" - come lo chiama Matteo Renzi - a fare uno sforzo di memoria e incrociare vecchi messaggi di posta elettronica per difendere dalla grandinata il Giglio Magico.

     

    La mail per "sollecitare" all' ex-numero uno di Unicredit una risposta su Etruria? «Una questione tecnica», tutto «assolutamente trasparente e assolutamente legittimo», minimizza. Niente di più che un sondaggio a nome di un cliente interessato a Banca Federico Del Vecchio, la cassaforte dei risparmi delle famiglie più ricche di Firenze controllata dal gruppo aretino. Un totem della città. La versione di Carrai è credibile?

     

    ghizzoni palenzona ghizzoni palenzona

    Il suo intervento, ricostruiscono fonti vicine al dossier in quei giorni caldissimi, c' è stato. Il finanziere avrebbe presentato a Mediobanca - incaricata nell' agosto 2014 della vendita dell' Etruria - l' interesse della banca israeliana Hapoalim. L' unica tra gli 80 candidati sondati dalla banca d' affari che ha effettivamente chiesto l' accesso ai dati per studiare l' operazione. Poi sfumata.

     

    Mediobanca, però, non aveva mai valutato l' ipotesi di una cessione separata della Del Vecchio per due motivi: la vendita (valore stimato 70 milioni) non sarebbe bastata a salvare Etruria e avrebbe portato via dal gruppo i 700 milioni di "tesoretto" che gestiva per i fiorentini. E lo stesso Carrai - tirato in ballo all' epoca come possibile salvatore di Etruria assieme all' Algebris di Davide Serra, altro fedelissimo di Renzi - aveva dichiarato di «non aver fatto nessuna manifestazione d' interesse» per la banca. Una precisazione necessaria allora «per motivi di riservatezza», spiegano oggi i suoi collaboratori. Possibile però, che quando l' Etruria comincia a muoversi da sola - Mediobanca lascia il mandato proprio a gennaio - ci sia un' ipotesi di vendita a pezzi.

    Marco Carrai con Matteo Renzi Marco Carrai con Matteo Renzi

     

    La bufera su Carrai colpisce al cuore uno dei gangli vitali del "sistema di relazioni" costruito attorno al percorso politico di Renzi. Il "Gianni Letta" del segretario Pd - come lo definiscono scherzando a Montecitorio - e l' ex-premier hanno mosso assieme i primi passi in politica a metà degli anni '90, appena ventenni, nelle file del Ppi e della Margherita.

     

    Carrai già da allora nel ruolo del regista essenziale e schivo dietro le quinte, Matteo in quello di centravanti di sfondamento. La coppia funziona. E quando Renzi conquista la poltrona di presidente della Provincia di Firenze nel 2004, l' amico di Greve in Chianti è al suo fianco come capo della segreteria, il primo germoglio del nascente Giglio magico.

     

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    Il vento, in quegli anni, è in poppa. Il giovane di Pontessieve sgretola e rottama la vecchia nomenclatura del Pd locale e diventa sindaco a Palazzo Vecchio. Crescono onori e oneri e Carrai "cambia verso": basta politica attiva e poltrone (al netto del mancato incarico di superconsulente nazionale per la sicurezza digitale) e più affari. I suoi e quelli che iniziano a muoversi attorno a Renzi. Nel 2012 vara la Fondazione Big Bang (oggi Open) una sorta di Bilderberg del renzismo incaricata di raccogliere finanziamenti e guidata in consiglio da lui, Luca Lotti, Maria Boschi e l' avvocato - e consigliere Enel - Alberto Bianchi. Matteo spesso ospite di una casa intestata all' amico negli anni da sindaco - gli affida tra le polemiche incarichi pubblici delicati come il risanamento di Firenze Parcheggi e la presidenza di Toscana Aeroporti.

     

    carray cybersecurity 6 carray cybersecurity 6

    "Marchino" però pensa anche alla Carrai Spa: costruisce una serie di società personali e tesse una fitta ragnatela di alleanze di peso che va da Franco Bernabè, ex-ad di Eni e Telecom Italia alla Wadi Ventures dell' israeliano Jonathan Pacifici, fino a Luigi Berlusconi di cui è consocio in un' azienda che si occupa di Big Data. Gli affari non decollano - la joint con i rampolli di Arcore è in profondo rosso, la cassaforte Management consulting Lab fattura 6 milioni e fa 75mila euro di utile - anche perchè il Carrai imprenditore è costretto a dividere il tempo con il Carrai eminenza grigia di un renzismo sbarcato nel frattempo a Palazzo Chigi.

     

    MARCO TRONCHETTI PROVERA SUL PALCO SERATA CALENDARIO PIRELLI MARCO TRONCHETTI PROVERA SUL PALCO SERATA CALENDARIO PIRELLI

    I sussurri dei palazzi romani gli attribuiscono un ruolo da kingmaker nelle nomine pubbliche, etichettano il suo interesse per la Popolare di Etruria (o la Federico Del Vecchio, chissà) come un tentativo per togliere le castagne dal fuoco a Boschi e a Matteo. Di sicuro accompagna il premier in visita di Stato in Israele e nella Silicon Valley, accoglie Benjamin Netanyhau in visita privata all' aeroporto di Firenze. Lui si schermisce dicendo di contare poco o nulla. Di essere ancora il Carrai re dell' understatement che scorrazzava per Firenze a bordo di una vecchia Fiat Punto.

     

    L' Italia che conta non la pensa così: al suo matrimonio a San Miniato nel 2014 - testimone di nozze, ça va sans dire, Renzi - ci sono Fabrizio Viola di Mps, Marco Tronchetti Provera, Marco Morelli (sbarcato poi a Mps), Oscar Farinetti, Alessandro Baricco (Carrai è stato nel cda della Scuola Holden), Bernabè, Oscar Farinetti, l' ambasciatore Usa John Philips, il consulente di Sismi e Cia Michael Leeden. E in fondo anche Ghizzoni, per ironia della sorte, ha detto ieri di essere «amico» di Marco Carrai.

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    2. E L' AMICO MARCOLINO DIVENTO’ UN PROBLEMA

    Francesco Bonazzi per la Verità

     

    Che cosa succederebbe se scomparissimo tutti dalla Terra lo ha raccontato una decina di anni fa lo scrittore americano Alan Weisman (The world without us, Saint Martin' s, 2007). Nelle prime 48 ore l' acqua invaderebbe le metropolitane e comincerebbe a corrodere le fondamenta delle città. In meno di sei mesi, le giungle d' asfalto si tramuterebbero in giungle e basta, mentre gli animali degli allevamenti e tutte le forme di coltivazione trattate chimicamente tornerebbero allo stato selvaggio.

     

    andrea stroppa marco carrai andrea stroppa marco carrai

    Dopo un anno, l' asfalto delle strade si creperebbe e dopo quattro il ciclo del gelo frantumerebbe i palazzi e un semplice fulmine potrebbe incendiare una metropoli intera. Ecco, invece lo Stato senza lo Stato non è l' anarchia. Lo Stato senza lo Stato è Marco Carrai. Dopo la Rottamazione renziana c' è lui, l' inseparabile amico di gioventù dell' ex premier. L' acqua che scorre all' impazzata nelle stazioni e nelle gallerie della metro. Il cortocircuito in servizio permanente effettivo. Il prezzemolino che si fa gramigna.

     

    La storia dell' email svelata ieri dall' ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, rischia di seppellire politicamente il migliore amico Renzi. Siamo nell' inverno del 2015, nel pieno degli spasmi di governo per salvare la Popolare dell' Etruria, e la ministra Maria Elena Boschi, che nella pericolante Bpel ha il padre Pierluigi vicepresidente e il fratello Emanuele funzionario, ha già chiesto a Ghizzoni di salvare l' istituto di Arezzo. Il banchiere ha preso tempo e ha girato la pratica agli uffici tecnici della banca. Per farla analizzare e bocciare in modo inoppugnabile.

     

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    Ma il 13 gennaio del 2015 ecco che arriva a Ghizzoni il sollecito di Marcolino-prezzemolino, come lo chiamavano nel fu Giglio magico. Non di persona e neppure per telefono, ma con una sbrigativa email. «Mi arrivò una mail di Carrai in cui mi si sollecitava una risposta su Banca Etruria», ha raccontato ieri l' ex capo di Unicredit, che poi ha aggiunto: «Gli scrissi che avremmo dato una nostra risposta alla Banca. Per me Carrai era un privato che mi chiedeva una cosa che non era di sua competenza». Ecco, appunto, acqua che scorre in libertà. Ma che ogni tanto fa danni.

     

    Tanto che il presidente del partito, Matteo Orfini, (che non favella che Renzi non voglia), ha fatto sapere: «L' interessamento per Etruria? Chiedete a Carrai, non al Pd». Peggio di lui il capogruppo Ettore Rosato: «Carrai non c' entra con il Pd». Ammesso che questa sia l' ultima scoperta sul retrobottega bancario del clan Boschi-Renzi, va detto che ha qualcosa di definitivo su quello che è stato il ciclone Renzi. Che dopo la rottamazione dei Pier Luigi Bersani e dei Massimo D' Alema, ma anche di un cospicuo numero di boiardi più o meno capaci, ci lascia Maria Etruria Boschi al posto di un Gianni Letta e si libera perfino di un compagno di cordata galantuomo come Graziano Delrio.

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    Ai tempi della Prima Repubblica, all' inizio degli anni Settanta, Giulio Andreotti mandava il suo braccio destro Franco Evangelisti dai vertici della Banca d' Italia, con funambolici piani di salvataggio della Banca Privata di Michele Sindona. Adesso dobbiamo scoprire che in quel che resta della Repubblica, Carrai scriveva solleciti per posta elettronica a uno dei banchieri più importanti d' Italia affinché salvasse una banca popolare da 180 sportelli. Certo, non ha commesso nessun reato l' incauto Carrai.

     

    E Ghizzoni, bontà sua, ha spiegato ai commissari di non aver interpretato il gesto come una pressione. Ma che mancanza di stile in quelle poche e perentorie righe. E soprattutto, che mancanza di prudenza, la prima dote richiesta a un uomo di potere. Perché adesso si potrà arzigogolare all' infinito su chi sia il mandante della mail di Carrai, il quale potrebbe anche decidere che fu un atto autonomo (lo abbiamo cercato sul telefonino, ma non ha risposto). Ma di sicuro, nel gennaio 2015, chiunque avesse ricevuto una comunicazione del genere avrebbe pensato che ci fosse dietro, minimo, la Boschi. Se non il premier Renzi che, per ovvi motivi, non poteva esporsi in prima persona.

    marco carrai con la moglie marco carrai con la moglie

     

    Forse, quando scriveva mail ai banchieri, Carrai pensava di essere già coperto dal segreto di Stato. Perché la sua fissa è la cyber security e se, allora, Il Fatto Quotidiano non avesse spifferato la sua imminente nomina, il 16 gennaio del 2016, sarebbe diventato il primo Zar italiano della lotta al cyber crime, nel quale si è lanciato anche con una serie di società con soci israeliani. Se la poltrona fosse arrivata, Carrai avrebbe avuto anche la copertura degli agenti segreti italiani. Solo che avrebbe dovuto fare un trust dove mettere le quote delle sue società del settore, che lo hanno visto socio anche di Franco Bernabè, e avrebbe dovuto decidere una volta per tutte se la sua vera patria fosse l' Italia o Israele.

    netanyahu a firenze accolto da nardella e marco carrai netanyahu a firenze accolto da nardella e marco carrai

     

    Del resto, Tel Aviv è il principale terminale della rete di Telekom Sparkle, controllata da Telecom Italia ma di interesse strategico, e, sempre da indiscrezioni di stampa, si è appreso che Carrai, naturalmente, un anno e mezzo fa si sarebbe interessato delle nomine in quella società. In Eni, poi, ancora ricordano con un certo imbarazzo l' attività di lobbing di Marcolino-prezzemolino per il gas israeliano, nonostante con la scoperta del giacimento di Zhor, al largo delle coste egiziane, il Cane a sei zampe fosse ampiamente a posto, nella regione.

     

    nozze di marco carrai e francesca campana comparini 2 nozze di marco carrai e francesca campana comparini 2

    Con Renzi, l' amicizia è dai tempi dell' università e per dire che cosa li leghi basta un particolare: quando il futuro premier era sindaco di Firenze, usava gratis la casa affittata da Carrai. Nonostante abitasse ad appena 20 chilometri, a Rignano sull' Arno. Il tutto mentre Carrai era anche amministratore delegato di Firenze Parcheggi, forte di un curriculum che lo aveva visto capo della segreteria dell' amico Matteo.

     

    luca lotti nozze carrai luca lotti nozze carrai

    Negli ultimi 13 anni, Marcolino-prezzemolino, classe 1975, ha tracimato di poltrona in poltrona, di business in business: consigliere della Cassa di risparmio di Firenze (azionista di Intesa Sanpaolo), consigliere del Gabinetto Viesseux, presidente di Aeroporti Firenze, consigliere della Scuola Holden di Alessandro Baricco. Nulla lo fermerà. Finché non avrà distrutto tutto il renzismo.

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