Maria Luisa Agnese per www.corriere.it
maria luisa agnese e lina sotis
Sono nei miei primi 70 anni e da un po’ sento circolare questa idea di chiuderci in casa, qualche giorno fa un amico che vive a Mosca mi ha detto che là già non vendono più biglietti del metrò agli Over 65. Continuo a pensarci e mi chiedo cosa farei in questi arresti domiciliari forzati (poi ve lo dico, qualche idea ce l’ho). Adesso che se ne parla anche da noi, che la invocano alcuni governatori come misura preliminare per allontanare il lockdown generale, mi interrogo sul destino bizzarro e simbolico dei baby boomer, la generazione nata fra il 1946 e il 1964, che è stata protagonista nel secolo scorso di una straordinaria e fortunata avventura di vita.
È la generazione che ha inventato la gioventù, che ha approfittato di tutti gli ascensori sociali (oggi negati ai nostri giovani) e che ha prolungato l’idea di vecchiaia felice e desiderante oltre ogni limite biblico, basta pensare ai due contendenti al soglio di presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, 74 anni, e Joe Biden, 77: comunque vada, ne avremo uno a governarci nei prossimi anni.
All’improvviso un peso sociale
E ora questa generazione (quasi) benedetta, cresciuta senza guerre, si trova d’improvviso esiliata in casa, svalutata, quasi umiliata. Qualcuno ha definito con cinico neologismo questo virus Covid-19 un «baby boomer remover» che, dopo aver fatto fuori gli 80/90enni ora attenta anche alla generazione più dinamica della storia, e il governatore ligure Giovanni Toti ha segnato un clamoroso autogol con un tweet supercontestato in cui definisce gli anziani «persone che sono per fortuna perlopiù in pensione, non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno tutelate in ogni modo».
BABY BOOMERS
Sconcerta essere trattati all’improvviso come un peso sociale e sanitario da abbattere, liquidati come categoria superflua, mentre fino a ieri eravamo quelli o quelle che tenevano in piedi, grazie alla pensione della nonna e del nonno e con consumi non certo minimalisti, le nostre economie asfittiche che non sanno produrre lavoro.
Reiventarsi (come suggerisce Macron)
Ma la questione è seria (e se ci pensi bene forse conviene anche a te con i tuoi polmoni non proprio giovinetti evitare di buttarti nel traffico mefitico delle metropoli): la faccenda della generazione fragile l’aveva sollevata per primo Vittorio Colao, chiamato nell’aprile scorso dal governo a progettare un piano per uscire dalla prima ondata, prevedendo per gli over 65 un rientro morbido, con lavoro da casa e suscitando polemiche e dubbi costituzionali.
baby boomers
Torna ora sul tema il premier Emmanuel Macron, 42 anni, vistosa eccezione in un mondo attempato, che già nel primo lockdown aveva invitato gli over 70 a restare a casa e aveva concluso allargando il raggio: «È necessario reinventarsi. A cominciare da me». E forse ha ragione Macron: reinventiamoci per primi da soli, ciascuno a suo modo, e proviamo a riscoprire un senso di responsabilità individuale, a provare a fare la nostra parte, senza tante sollecitazioni umilianti, e lockdown tagliati su misura su una sola categoria.
Il piano per i prossimi mesi
Ed ecco che cosa ho pensato, per evitare che lo spettro di questo confino casalingo uccida il nostro corpo e la nostra mente, che ci ricacci nell’incubo del primo lockdown che sul piano dell’equilibrio psicologico ha fatto male a tutti, rendendoci più fragili. Ricominciare con mesi e mesi di buio davanti è una prospettiva disorientante e dolorosa. Amo camminare e il dovermi chiudere in casa mi annienta.
coronavirus anziani
Vorrei puntare sull’equilibrio corpo/mente — come ripeteva nei suoi libri mio marito Francesco Padrini che da poco non c’è più — leggere, cercar di scrivere e di lavorare, spero, e poi fare yoga, molto yoga; farlo online, con la mia maestra Paola, non è difficile per me, ritrovo da remoto le compagne che vedevo in palestra e poi avendo praticato tanto (sono anche diventata maestra, ahimè senza esercitare) mi ritrovo facilmente nelle lezioni collettive su Zoom. Soprattutto la meditazione finale aiuta a ritrovare un po’ di equilibrio nel dolore personale e nella devastazione.
«L’immaginazione al potere»
Di sicuro è più difficile per me seguire online le lezioni di danza classica, mai messo le scarpette a punta prima di 10 anni fa, quando ho cominciato questo corso per allieve attempate, e nella danza si è attempate dai 10 anni in su. Ma anche lì, con la paziente Eleonora spero di farcela: ho già comprato su Amazon una sbarra portatile per seguire le lezioni da casa, è arrivata due giorni fa, con i piedini rosa shocking e adesso con la solita idiozia meccanica sto cercando di montarla, rimandando la prova di ora in ora, anche se tutte le altre colleghe ballerine dicono che si può fare.
coronavirus
Penso che alla fine sia giusto per questa generazione «fortunata» che, con gli inevitabili dolori e traversie di qualsiasi vita, è arrivata anche lei sulla soglia della saggezza, restituire qualcosa a chi viene dopo e provare, se necessario, a sacrificarsi e, se possibile, a ritornare creativa, a rilanciare il mantra che l’ ha fatta sognare per tutta la vita: «L’immaginazione al potere». Ma senza discriminazioni e con il rispetto degli altri che vengono dopo. D’altronde sarà difficile metterci del tutto da parte, perché fra qualche giorno, comunque vada, ci sarà un over baby boomer che governerà sui destini del mondo. Da casa o dallo Studio ovale?