Anna Guaita per il Messaggero
STEPHEN PADDOCK CON MARILOU DANLEY
L’aveva mandata via, le aveva pagato il biglietto d’aereo per le Filippine e le aveva anche mandato 100 mila dollari tramite bonifico bancario. Il gesto generoso aveva insospettito Marilou Danley, ma solo perché credeva che «fosse un gesto per liberarsi di lei e troncare la relazione». Rientrata negli Usa martedì sera, spontaneamente, la fidanzata del killer di Las Vegas collabora con gli inquirenti. Attraverso il suo avvocato ha sostenuto che non aveva mai visto segni premonitori che potessero farle sospettare che Stephen Paddock «stesse preparando un simile atto».
La donna, 62 anni, nata nelle Filippine e cittadina australiana, conviveva con Paddock dal 2015, da quando aveva divorziato. «Sono madre e nonna - scrive nel suo comunicato - e ho il cuore a pezzi per il dolore causato. Sono devastata. Ho fede in Dio e pregherò per tutte le vittime». Marilous Danley sostiene che «Stephen era dolce e affettuoso» e che sperava di «vivere con lui una vecchiaia serena e quieta». Ma è proprio in queste parole che si intravedono delle crepe che potrebbero spiegare perché il 64enne ricco pensionato abbia deciso di spargere la morte fra le 22 mila persone assiepate per assistere a un concerto di musica country, lungo la più popolare avenue di Las Vegas.
marilou danley
La ricostruzione dei testimoni racconta infatti una versione diversa da quella che Marilou ha fornito ieri sera. Prima di conoscere Paddock, quando era sposata a Geary Danley, Marilou era una persona «allegra, estroversa, piena di vita» che amava cucinare leccornie della cucina del suo Paese natale, le Filippine. Dopo il divorzio e essersi trasferita a casa di Paddock, Marilou cambia, non si vede più in giro, sta sempre in casa, è pallida e ha le occhiaie. Conoscenti della coppia sostengono che lui la maltrattava, e anzi aggiungono che lui prendeva forti tranquillanti. Lo stesso fratello di Paddock sostiene che l’uomo era tutt’altro che «dolce e affettuoso» ma semmai «imperioso», e «intollerante». E’ questo il cupo segreto che ci aiuterà a spiegare il massacro?
stephen paddock
«Era un uomo malato» ha insistito Donald Trump, in visita di solidarietà alla città. Il presidente è arrivato a Las Vegas ieri nel primo pomeriggio, accompagnato dalla moglie Melania. Ha subito voluto incontrare i familiari delle vittime e i soccorritori che tanto hanno fatto per fermare Paddock e così ridurre la strage. Trump ha avuto parole di cordoglio, ma ha detto di sentirsi «orgoglioso di essere americano» davanti alla «professionalità» dei soccorritori e al coraggio «della gente e della polizia». Non c’è dubbio infatti che se le stesse guardie dell’albergo, seguite subito dopo dalle squadre swat della polizia non si fossero avventurate al 32esimo piano, Paddock avrebbe potuto continuare a sparare sulla folla e moltiplicare la carneficina.
la strage di las vegas
Paddock non aveva un passato militare, eppure l’organizzazione del suo attacco omicida è stata condotta con la meticolosità di un soldato. Si era anche circondato da telecamere, per controllare il corridoio e sapere quando sarebbero arrivati i poliziotti. Fra le armi ritrovate nella camera al Mandalay Bay, quelle della casa di Reno e della casa di Mesquite, l’uomo aveva 47 diverse canne da fuoco. Le aveva comprate nell’arco di 25 anni,ma 33 di queste le aveva acquistate nel corso dell’ultimo anno. Stava forse meditando da vari mesi un simile gesto?
danley la compagna di stephen paddock
Delle armi nella stanza d’albergo 12 erano semi automatiche, rese però vere e proprie mitragliatrici grazie a un dispositivo che gli permetteva di sparare senza interruzione. Ieri, la senatrice democratica della California, Diane Feinstein, ha di nuovo presentato un progetto di legge che aveva scritto già nel 2013, per vietare la produzione, la vendita e il possesso di questo apparecchi. Il massacro ha avuto un’altra seppur piccola ricaduta sul controllo delle armi: il senato doveva votare la legalizzazione dei silenziatori. Per ora quella proposta è congelata.
casa di stephen paddock