Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per corriere.it
marina suma jerry calà sapore di mare
«Questo biglietto vale per tutte le lettere che non ti ho mai scritto. A proposito, sei sempre la più bella. Luca». Marina sorride, i due si fissano tra la folla e poi — bam — parte la voce roca di Riccardo Cocciante: «Quel lampo negli occhi, ciao/ D’accordo fa male, ciao, ma tu/ Dentro di me non muori più/ Azzurra celeste nostalgia». L’ultima scena con Jerry Calà è un superclassico da 40 anni.
Passa il tempo però Marina Suma=Sapore di Mare, non ci si schioda.
«I fan ancora mi mandano o mi chiedono sempre quella. Il cuore del film è racchiuso lì. E quell’incrocio di sguardi tra me e Jerry racconta la malinconia per gli amori che finiscono, la spensieratezza dell’estate che se ne va e gli anni belli che non ritornano».
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marina suma massimo troisi
Ricordi dal set?
«Era un film corale, ci siamo divertiti tantissimo. Purtroppo mi stavo lasciando con il mio ragazzo, Angelo Cannavacciuolo, che interpretava mio fratello Paolo. E mentre lui piangeva da una parte, perché non voleva chiudere, dall’altra c’era Jerry che mi corteggiava alla sua maniera e io non riuscivo a prenderlo sul serio, mi veniva da ridere».
Il corteggiamento andò a buon fine?
«Nooo. Soltanto un bacio, niente di più».
Virna Lisi.
«Amica meravigliosa, una signora, intelligente, bellissima, la guardavo con due occhi così. In quegli anni ho conosciuto i miti del cinema : Gassman, Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Vitti, Sordi».
jerry cala marina suma
Albertone quando?
«Lo incrociai al Festival di Ischia, negli anni 80. Simpaticissimo, mi dava degli schiaffetti sul viso chiamandomi “Marina bella”».
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A 21 anni vinse un David di Donatello e un Nastro d’Argento e si ritrovò in passerella al Festival di Venezia.
«Era tutto nuovo per me, l’Excelsior, il Lido... mi giravo e c’era una star: Ornella Muti, Eleonora Giorgi, Gillo Pontecorvo. Una sera vidi a pochi metri da me John Travolta, un figo allucinante, restai folgorata. E Rob Lowe, con certi occhi azzurri, mica male...».
Fioccarono le proposte.
«Il primo film fu Dio li fa e poi li accoppia con Johnny Dorelli e Lino Banfi, regia di Steno, il papà dei Vanzina. Un tipetto piccolino, magro, sveglissimo, molto bravo sul set, c’era sempre, mi dava consigli, mi correggeva, ma in maniera gentile. Dorelli era un signore vero. E Banfi un tesoro, una persona semplice, umile a cui voglio un gran bene».
Con i Vanzina non ha più lavorato.
«No e non so perché. Ci speravo, però non mi hanno mai chiamato, un po’ ci sono rimasta male, lo ammetto. Nemmeno Piscicelli mi ha più cercato, a parte per Blues metropolitano, eppure fu conosciuto grazie a me».
marina suma caramelle da uno sconosciuto
Forse passa per un tipo difficile.
«Per niente, non ho mai litigato con nessuno. Ho un mio carattere, certo, però non ho mai creato problemi. Resta un mistero anche per me».
«Sing Sing» con Adriano Celentano.
«Bel tipo Adriano, carismatico, scherzava tanto. Durante una scena portavo un cappellino, di colpo mi abbassò la visiera, non vedevo più niente».
La corteggiò pure lui?
«No, che poi c’era Claudia Mori sul set».
«Cuori nella Tormenta» con Verdone e Lello Arena.
«Uno spasso. Carlo era già ipocondriaco e si portava dietro tutta la farmacia. In quel periodo soffriva di labirintite, poverino, ogni tanto gli girava la testa e ci dovevamo fermare. Poi mi sono scoperta ipocondriaca pure io e giro con un sacchetto di medicine, ma più piccolino. Sono una fissata con la prevenzione».
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marina suma infelici e contenti
Massimo Troisi.
«Una sera mi invitò a una festa a casa sua, era già malato e aveva poche energie. Non ci ho recitato però l’ho sempre considerato un punto di riferimento. Aveva una bella testa e sapeva parlare d’amore».
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Era contraria al matrimonio e non si è sposata.
«Lo considero contronatura, siamo nati per essere liberi, perché legarsi tutta la vita alla stessa persona?»
Gliel’hanno chiesto?
«Due o tre volte, ma ho detto no. Adesso sono single da tre anni e mi godo la vita tra Roma, Napoli e l’isola di Salina. Non perdo più tempo con gli uomini».
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