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Estratto dell’articolo di Daniele Castellani Perelli per “la Repubblica”
marine le pen jordan bardella - elezioni in francia
«Vogliamo la maggioranza assoluta!», aveva detto Marine Le Pen la notte delle elezioni guardando la folla accorsa a festeggiarla nel suo feudo di Hénin-Beaumont. La mattina dopo il suo Rassemblement National ha però già cambiato toni. Ha mandato avanti il vicepresidente Sébastien Chenu, uno dei dirigenti più influenti del partito, per una precisazione non da poco: ha dichiarato su France 2che se il Rn otterrà una maggioranza relativa, ma avrà sufficienti sostegni, governerà.
E questo nonostante il candidato premier Jordan Bardella nei giorni scorsi, più di una volta, avesse insistito di voler accettare l’incarico soltanto con una maggioranza assoluta che gli permettesse di realizzare «il cambiamento» nel Paese.
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
«Bisognerà vedere il modo in cui l’Assemblée Nationale si organizza, ma ci assumeremo le nostre responsabilità davanti ai francesi», ha detto Chenu, che dopo aver definito il presidente della Repubblica Emmanuel Macron «estremamente minoritario nel Paese» ha curiosamente ipotizzato alcuni scenari non favorevoli al proprio stesso partito: «Se Macron si trovasse di fronte una Camera ingovernabile o se fosse nella situazione di non poter nominare un primo ministro perché non c’è nessuna maggioranza, allora sarebbe in una situazione complicata. Sarebbe costretto a dimettersi».
[...] numeri alla mano nell’estrema destra non ci si nasconde che domenica sera la realtà potrebbe deludere le aspettative. Per il Rn la forbice delle proiezioni dei seggi parte da 230, un numero molto sotto i 289 della maggioranza assoluta e tale da rendere possibile un’alternativa, pur complicata, nell’Assemblea.
marine le pen
E allora come si sta muovendo l’estrema destra per avvicinarsi a quella quota magica, quella maggioranza assoluta che secondo il premier uscente Gabriel Attal sarebbe «una catastrofe per i francesi» e che per il leader della sinistra riformista Raphaël Glucksmann è «l’unica questione che dovrebbe ossessionarci oggi»?
Una strategia può essere speculare a quella delle opposizioni: dei patti di desistenza, ma con quella parte dei repubblicani che non hanno seguito il loro ex leader Eric Ciotti nell’alleanza con Rn, e che tuttavia si sentono ancora piùa disagio davanti all’ipotesi di aiutare, con la loro presenza al secondo turno, un candidato della sinistra radicale.
ERIC CIOTTI
A differenza di quanto accadde nel 2022, quando si unirono alla «diga» contro i lepenisti, stavolta i repubblicani non hanno dato ufficialmente indicazioni di voto ai propri elettori, nelle sfide in cui non sono presenti [...]
Sta passando dunque la linea del «ni-ni», né gli uni né gli altri, sebbene però il loro vicepresidente François-Xavier Bellamy abbia invitato a votare contro l’estrema sinistra, che secondo lui rappresenta il pericolo maggiore per il Paese.
I pontieri sono al lavoro, a cominciare ovviamente da Ciotti, che già domenica sera ha invitato gli ex colleghi «a seguire il cammino » che egli ha aperto, perché «l’inedita e storica unione che abbiamo costruito con Jordan Bardella ha messo fine a troppi anni di immobilismo che relegavano la destra nel ruolo di spettatori impotenti».
marine le pen jordan bardella
L’eventuale intesa prevederebbe una reciproca desistenza che in alcune circoscrizioni può portare una decisiva decina di seggi in più alla nuova maggioranza guidata dall’estrema destra.
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