RENZI MARINO
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Lo aspettiamo tutti nella sala della Protomoteca, dove è stata organizzata l' ultima conferenza stampa (e dove, di solito, come fa notare un vigile urbano con macabro umorismo, «vengono però allestite anche le camere ardenti dei romani illustri»). Ma lui è ancora nel suo ufficio.
VIGNETTA DI VINCINO - RENZI E MARINO
Sulla scrivania: una cartellina con alcuni documenti da firmare, un bicchiere d' acqua, il foglietto di appunti che il fotografo Claudio Guaitoli ha scoperto con una zummata magistrale all' Auditorium, mentre Ignazio Marino, durante la presentazione del nuovo Cda, ancora provava a stare nella parte del sindaco.
Fingeva di ascoltare, pensava ad altro.
Pensava alle cose da portare via, al trasloco.
S' è scritto un elenchetto: scatole eleganti, 2 foto tessera, piccolo mappamondo, tutte le moleskine, scrittoio, cassetti.
Bussano alla porta.
«Sindaco... Ci aspettano, siamo in ritardo».
Prende i fogli su cui ha stampato il suo discorso conclusivo, si alza e viene da noi.
Gran parata di cameraman e cronisti, ad aspettarlo: più un gruppetto di sostenitori fatti salire dalla piazza del Campidoglio, dove fino a poco fa hanno mostrato cartelli e scandito slogan. Adesso applaudono.
Un applauso un po' forzato, nervoso. Ad una signora scivolano lacrime sulla guancia.
L' amica: « Ma che te piagni? Voi da' soddisfazione a sti' zozzoni de' giornalisti? ».
RENZI MARINO GRILLO
Ignazio Marino è freddo, lucido, controllato. Il chirurgo che è in lui lo aiuta. Forse questo è il suo intervento più complicato (a parte, s' intende, il trapianto d' organo che riuscì a compiere, per primo, da un babbuino ad un uomo).
Parla quarantadue minuti.
Un po' legge, un po' va a braccio. Inizia snocciolando tutte le cose buone e giuste fatte dalla sua amministrazione e spiega, con tono polemico, che sarebbero stati argomenti utili, se solo gli fosse stata concessa la possibilità democratica di presentarsi in aula davanti al consiglio comunale (ormai è andata, però forse sarebbe il caso di ricordargli che le dimissioni, lo scorso 8 ottobre, non le annunciò in quell' aula sacra, ma con un video-messaggio sul suo profilo privato di Facebook).
RENZI MARINO
Poi va giù duro. E attacca Matteo Renzi.
«Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi ed un unico mandante... Io, con Renzi, nell' ultimo anno, non ho avuto alcun rapporto». «Sono molto deluso dal Pd perché ha rinunciato ad agire dentro i confini della democrazia negando il suo stesso nome ed il suo Dna». «Quanto ai consiglieri dell' ex maggioranza... beh, è chiaro che hanno preferito sottomettersi ai poteri forti e dimettersi».
Mentre sta ancora parlando, scende una collaboratrice di Alfio Marchini. Racconta a bassa voce che, da pochi minuti, su al terzo piano, i 26 consiglieri hanno concluso le operazioni di firma delle dimissioni davanti al notaio.
RENZI MARINO
Una sostenitrice di Marino la osserva con disprezzo: «Vorrei ascoltare le parole del mio sindaco, per favore». Però va via la luce. Fotoreporter buontemponi iniziano a canticchiare «Tanti auguri Ignazio\ tanti auguri a teeeee!». Torna la luce e lui li gela con lo sguardo.
Un microfono comincia a girare tra i cronisti, ai quali viene data la possibilità di rivolgere qualche domanda. Solo che lui risponde in modo evasivo. No, non è una conferenza stampa: era e resta il monologo finale di un ex sindaco che, dopo ventotto mesi, compresi gli ultimi diciotto tragici giorni, lascia una scena sulla quale ha sempre camminato accompagnato da sospetti (soprattutto del suo partito, e da subito), ironie (restano soprannomi vari: Bambi, Marziano, Ignaro...) e un considerevole numero di incidenti (diplomatici e non).
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI
L' ultima domanda è di Enrico Lucci, geniale maschera del programma televisivo «Le Iene». Gli fa: «A Ignà, senti un po': ti ricordi la storia della Panda Rossa e delle multe non pagate, e poi gli scontrini, e poi il viaggio a Filadelfia? Ecco, no, appunto: ma com' è stato possibile infilare una serie così grande di cappel...?».
Marino sorride. E si alza.
Va via a passo svelto, la scorta lo tiene stretto dentro un cordone di braccia e di muscoli.
Arriva nella Sala degli Arazzi e trova una ventina dei suoi sostenitori. Che saluta e ringrazia a uno ad uno. Subito s' aggiungono anche quelli dello staff, tutti abbastanza esausti. Però Marino li rincuora, li incoraggia. «Siete bravissimi, troverete lavoro molto presto».
RENZI MARINO
Poi tira fuori il cellulare.
«Leggete un po' l' sms che mi scrisse Renzi appena scoppiò Mafia-Capitale: "Vai sempre in tivù, sei il volto pulito del Pd!"...
Ah ah ah! Lasciamo stare, che è meglio...».
Rientra nel suo ufficio.
Va al finestrone, lo apre, ed esce sul piccolo balcone.
A picco sui Fori. E, laggiù, il Colosseo.
Si mette in posa: «Chi mi scatta una...».
Roma, in agonia ma ancora bellissima, si è lasciata fotografare.
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI