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    “MI STAI CHIEDENDO DI RINNEGARE GLI IMPEGNI NATO, GLI STESSI CHE HAI RISPETTATO DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?” - DRAGHI IERI ERA IRRITATO ANCOR PRIMA CHE CONTE SI SEDESSE. DOPO MEZZ’ORA DI SALAMELECCHI DEL FU AVVOCATO DEL POPOLO, “MARIOPIO” L’HA MESSO SPALLE AL MURO: “SAPPI CHE NEL DEF CI DOVRÀ ESSERE UN PASSAGGIO SULL’AUMENTO GRADUALE DELLA SPESA MILITARE” - SUBITO DOPO L’INCONTRO, DRAGHI È SALITO AL COLLE PER RIFERIRE A MATTARELLA - IL PREMIER VUOLE ANDARE ALLA CONTA E LIBERARSI DELL’ALA POPULISTICA CONTE-TRAVAGLIO


     
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    Alessandro Barbera e Federico Capurso per “La Stampa”

     

    GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

    Ieri nei corridoi di Palazzo Chigi era difficile non percepire una certa silenziosa ostilità mentre Giuseppe Conte li attraversava per raggiungere lo studio del presidente del Consiglio. Per rompere il ghiaccio, l'ex premier e ora leader dei Cinque Stelle ha provato a prenderla alla lontana: «Ci sono novità a Bruxelles a proposito di un fondo comune per le spese energetiche?».

     

    MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

    «Non molti, almeno nell'immediato», la risposta secca di Mario Draghi. La domanda - quasi provocatoria - non ha aiutato a rendere l'atmosfera meno tesa: Conte conosce le resistenze dei Paesi nordici a nuove spese comuni. D'altra parte il premier era irritato già prima che Conte si sedesse.

     

    guerini draghi guerini draghi

    Per la natura dell'incontro, chiesto da Conte per esporre la contrarietà del Movimento a un aumento delle spese militari. Ma soprattutto per il fatto che a porgliela era un ex presidente del Consiglio. Colui che per tre anni, dalla stessa scrivania di Draghi, aveva garantito l'osservanza degli impegni con la Nato aumentando la spesa per 3,6 miliardi in piena pandemia, quando la spesa militare non era una priorità per nessuno.

     

    GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

    Quegli stessi impegni che ora gli si chiede di disattendere mentre ai confini dell'Europa si consuma la peggiore crisi dal Dopoguerra. Draghi non manca di farlo notare.

    Sperava in un atteggiamento più in linea con la responsabilità istituzionale e il senso dello Stato che la situazione internazionale richiede. A suo avviso così non è stato.

     

    La conversazione tra i due - così riporteranno le fonti di entrambe le parti - si muove così, per circa mezz' ora fino a quando Draghi, di fronte ai legittimi distinguo imposti dalla situazione interna al Movimento, non tronca la conversazione con un quesito secco: «Mi stai chiedendo di rinnegare gli impegni Nato, quegli stessi impegni che hai rispettato anche tu da presidente del Consiglio?».

    SOLDATO ITALIANO CON MISSILE CONTROCARRO SOLDATO ITALIANO CON MISSILE CONTROCARRO

     

    Conte lo esclude: «No, non è questa la mia intenzione». «Allora - prosegue Draghi -, sappi che nel Documento di economia e finanza ci dovrà essere un passaggio dedicato all'aumento graduale della spesa militare verso il due per cento del Pil». È la linearità logica, quasi fredda, che si contrappone alla battaglia contro il riarmo grillina, che per Palazzo Chigi ha solo il retrogusto di campagna elettorale.

     

    GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

    Conte a quel punto tenta di ribattere: «Dove si troveranno allora i soldi per far fronte all'emergenza economica?». L'ex premier inizia ad elencare le difficoltà dei settori produttivi con il rincaro dell'energia, la scarsità delle materie prime, la spinta inflattiva, ma Draghi non arretra. Non può farlo, per non indebolire l'immagine del governo in un momento in cui, nel pieno del conflitto, l'Italia è riuscita a sedersi di nuovo al tavolo dei grandi.

    Il premier elenca a Conte i numeri degli investimenti nel settore della Difesa tra il 2018 e il 2021, quelli indicati nei documenti di finanza pubblica durante i suoi governi. E rievoca il «patto di maggioranza» che pretende venga rispettato dai partiti che lo sostengono. È lui a minacciare la crisi proprio come aveva fatto a febbraio, quando era andato su tutte le furie con i ministri per gli ostacoli che ogni giorno ritardavano l'approvazione della delega fiscale.

    di maio conte di maio conte

     

    «Se dobbiamo fare un anno di campagna elettorale, allora tanto vale dirlo chiaramente: abbiamo scherzato», aveva detto due mesi fa. Per Draghi lo spartito è molto simile. Per il premier la questione è fuori discussione: qualunque sarà il compromesso sulla formula, il testo del Def dovrà essere in linea con la decisione presa fra gli alleati Nato. E se il Movimento dovrà spaccarsi su questo, pazienza.

     

    LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

    E' probabile che il governo raccolga il sì di tutto il resto del Parlamento. All'uscita da palazzo Chigi, di fronte ai cronisti, il leader Cinque stelle dice sicuro: «Ragionevolmente nel Def non ci sarà scritto l'aumento delle spese militari al 2% del Pil». Il contrario di quanto riferito da fonti di Palazzo Chigi a proposito della conversazione fra i due.

     

    Quello è il momento in cui, lette le agenzie, il premier alza il telefono e - come era accaduto in febbraio - decide di salire di nuovo al Quirinale da Sergio Mattarella. Draghi è costretto a cercare una sponda al Colle, nel Capo delle forze armate e ministro della Difesa ai tempi del conflitto in Bosnia.

     

    mario draghi sergio mattarella mario draghi sergio mattarella

    Il presidente ascolta e raccoglie le preoccupazioni, ma dal Quirinale non sembra filtrare una particolare preoccupazione. All'interno della maggioranza e dello stesso Movimento cresce invece il timore che Conte abbia intenzione di andare alle elezioni a giugno. Un sospetto legato alle difficoltà nei sondaggi dei grillini, ma che lo stesso ex premier si affretta a escludere: «Vogliamo solo essere ascoltati».

     

    SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO

    Persino il Pd invita i suoi alleati a «non esacerbare i toni. Questo è il tempo della politica adulta, niente rincorse al consenso dell'ultima ora», è il messaggio. La posizione dei Cinque stelle è (apparentemente) granitica: «Quello con il premier è stato un incontro interlocutorio. Il nodo resta sul tavolo». Come a voler preannunciare altre riunioni e scontri, magari a Palazzo Chigi. Tutto quello che Draghi vuole evitare, «perché il mondo ci guarda».

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