Luca Telese per www.tpi.it
mario giordano
Mario Giordano, Cartabianca rischia di chiudere per Orsini.
«Mi pare follia».
Perché?
«Si cerca di imporre uniformità di pensiero nella stampa italiana».
È un fatto nuovo?
«Si tenta di demonizzare le opinioni non conformi».
Orsini che impressione ti fa?
«Perché non dovrebbe parlare, scusa? Perché devono dire che è pagato dai russi?».
La guerra oggi è un tabù?
«Sì, ma prima lo erano i vaccini. È scandaloso che un programma possa rischiare la chiusura perché ospita un professore universitario che ha idee diverse dal governo».
bianca berlinguer alessandro orsini
Si dice: è la Rai.
«Appunto. Come si può contestare il diritto a parlarle di chi ha idee diverse?».
Dicono che ci sono gli agenti russi nei talk.
«Se lo provano davvero li arrestino: altrimenti è solo una diffamazione per imporre un bavaglio».
Draghi ha criticato l’intervista a Lavrov.
mario giordano
«Contestare come è fatta una intervista non è compito di un presidente del Consiglio».
Perché?
«Il capo del governo può criticare un contenuto, ma non dà giudizi su come si fanno le interviste. Altrimenti arriviamo a una verità politica. È molto pericoloso».
Cosa intendi?
«Domani qualcuno si farà vidimare le domande da Palazzo Chigi?».
Il Copasir indaga sugli ospiti nei talk.
«Se c’è una spia e lo provi, lo denunci alla Polizia. Ma se hai solo idee diverse è follia».
Si può criticare il governo nella tv di Stato, sulla guerra?
«Si deve. Altrimenti altro che Putin! È la Corea del Nord».
vittorio feltri mario giordano
Esageri?
«Mica tanto. C’è una china pericolosa. Secondo qualcuno non si possono fare manifestazioni di piazza. Altri teorizzano l’abolizione del suffragio. Qualcuno parla di governo militare, Galimberti vuole la dittatura… Brutto clima».
Mario Giordano, conduttore di “Fuori dal Coro!”, spiega le sue idee su guerra e giornalismo. Ha appena pubblicato “Tromboni” (264 pagine, Rizzoli), un saggio pamphlet «contro chi ha la verità in tasca».
sergey lavrov a zona bianca
Giordano, chi sono i tromboni?
«Dalla guerra al Covid, al governo dei migliori c’è l’imbarazzo della scelta. Siamo circondati».
Partiamo dalla tua storia.
«Mio padre lavorava in banca. Mia madre casalinga: una perfetta famiglia piemontese. Nessun parente nell’Ordine».
Quando ti è venuta la passione per il giornalismo?
(Ride). «Più o meno a 8 anni».
mario giordano cover
Idee chiare fin da subito?
«Avevo un taccuino con l’immagine di Topolino in copertina. La maestra Carla Prati mi chiedeva di scriverci le mie “cronache”».
Quindi sei stato incoraggiato, anche dai tuoi?
«Non so se conosci lo stato d’animo tipo dei “piemontesi diffidenti”».
Come lo tradurresti?
«Scetticismo cronico: “Ma se sei capace di farlo fallo”».
Bello. Il tuo primo giornale?
«A casa si leggeva La Stampa. Le mie firme preferite erano Arpino – penso ad “Azzurro tenebra” – e poi Pansa».
Famiglia cattolica?
«Mia madre mooolto cattolica, elettrice della Dc. Mio padre, figlio di ferroviere, ha sempre detto di votare Pci».
Il tuo primo articolo scolastico, di calcio, sul mitico Alessandria.
mario giordano fuori dal coro
«Il titolo era: “L’Alessandria non si discute, si ama”. E piacque molto».
Ma tu sei del Toro!
(Ride). «Vero, ma la traccia era quella. Presi coraggio e iniziai a scrivere, durante l’estate, per il settimanale diocesano L’Ancora».
Eri ancora minorenne!
«Sì, ma già facevo inchieste su contadini vinicoli, vendemmie, raccolti».
Non eri alto.
marco travaglio
«Macché: a pallacanestro mi chiamavano “il puffo”, ero praticamente un nano. Sempre sbeffeggiato per altezza, voce, volto glabro. Fattezze indefinite».
Però aumenti le collaborazioni.
«Riuscivo, con qualche acrobazia, a piazzare degli articoli sulle due riviste della città, Il piccolo e G7».
Degli alessandrini Pansa ricordava, con perfidia, che sono «mandrogni», ovvero un po’ intrallazzoni.
«In questo Pansa esprimeva campanilismo “casalese”. Io mi sento pienamente piemontese, ovvero rappresentato dall’eterno adagio: “Esageruma nén”».
«Non esageriamo». Ma se la tua carriera e la tua tv sono nel segno iperbole!
mario giordano
«È una maschera. Ma nell’intimo sono molto più modesto e parco di quel che si possa pensare».
Quindi per te l’eccesso, i titoli choc, i primi piani distorti, gli urli in telecamera...
«È un modo per comunicare».
Eri secchione: maturità 60 sessantesimi.
«Sì, ma con spirito socializzante».
Cioè?
(Sospiro). «Passavo sempre i compiti di latino e greco».
PAOLO LIGUORI MARIO GIORDANO IMBAVAGLIATI PER PROTESTA CONTRO GLI ARBITRI
Università a Torino.
«Scienze politiche per fare il giornalismo. Tesi su rapporto lavoro-disoccupazione. Sai che scrissi addirittura una formula econometrica per combattere la disoccupazione?».
Non l’hai data a Di Maio?
(Ride). «No, ma ce l’ho ancora, trascritta e conservata. Se servisse…».
Anche la laurea è da secchione: 110 e lode, finisci inviato dai cappuccini a raccontare le missioni nel Ciad, durante la guerra.
mario giordano canta a fuori dal coro
«Non ero la Amampour: un service dei cappuccini, Nova T, mi commissiona un documentario. La guerra scoppia mentre eravamo lì, e accelera il mio ritorno».
Con qualche scoop?
«Macché! Con un tappeto regalo di un sultano del nord… Mia moglie mi prende in giro ancora perché non l’ho buttato».
Il tuo primo grande salto è a Il nostro tempo, settimanale diocesano, un giornale vero.
giorgia meloni ospite di mario giordano fuori dal coro
«Il direttore era Agasso, piemontese liberale di Carmagnola. E sai di chi divenni il vice?».
Di Marco Travaglio.
«Faceva tutto, dalla scrittura alla macchina. Un giorno mi disse: “Adesso ti spiego cos’è un menabò…”».
Lui più di sinistra, tu più a destra?
(Ride). «Veramente era il contrario! Io ero il classico terzomondista. Lui tradizionalista, un liberale conservatore».
Non ci credo.
«È così: anzi, io ero il classico catto-comunista».
matteo salvini da mario giordano a fuori dal coro
Eri fuori posto tu. Il giornale era di taglio conservatore.
«Senza dubbio. Pensa che quando Marco iniziò a scrivere per Il Giornale io gli facevo da aiutante».
In cosa?
«Seguivamo le partite di calcio di Toro e Juve. Divisi anche lì: io granata, lui bianconero».
E divisi anche oggi. Anche per te arriva una grande occasione.
«Ero sposato, con due figli piccoli. Mi stavo accasando in 38 metri quadri. Ma mollo tutto e corro a Milano perché mi assumono a L’Informazione, quotidiano diretto da Mario Pendinelli».
mario giordano e i tafazzi a fuori dal coro
Ed è una catastrofe.
«Il giornale chiude e, nel 1995, resto disoccupato».
Invii una lettera a Feltri, direttore de Il Giornale.
«Avevo scritto, su Il nostro tempo, degli articoli sulla Vandea. Approfitto del fatto che lui la citi, per provare a stabilire un contatto».
Lui ti risponde, e festeggi. Ma poi si dimentica.
«Allora gli riscrivo, un biglietto, affidandomi ad un altro postino. Anni dopo Vittorio mi confesserà di aver pensato: “Questo ora lo mando affanculo!”».
Tipica sobrietà feltriana.
«Mi assegna un pezzo, pensando che mi scaricherà, sul duello tra la Moratti e Fossa per Confindustria».
Lui tifava Moratti, e voleva un bel killeraggio.
«Non devo essere stato bravo, perché vinse Fossa!».
mario giordano replica a lilli gruber
Però il ritratto era godibilissimo.
«Me lo ritrovo in prima pagina! Poi mi chiama, e dopo un secondo pezzo mi assume».
Carriera lampo.
«Mi ritrovo a Il Giornale, con Feltri e Belpietro, e dopo un anno e mezzo, a 30 anni, sono già “inviato”».
Nel 1996 un altro grande salto: diventi collaboratore di Gad Lerner in Pinocchio, su Rai3.
«Pensa, in quella redazione c’era di tutto, dagli ex di Lotta Continua a me. Però io dovevo solo scrivere delle schede».
mario giordano e i tafazzi a fuori dal coro
Ma se diventi un personaggio!
«Devi sapere che in tutta la mia vita mi hanno sempre preso per il culo per il mio aspetto».
Addirittura?
«Una volta bisognava ricevere dei russi, e il direttore de Il nostro tempo mi disse: “Giordano, si metta una barba finta! se no non è credibile”».
E tu?
«Pensavo che non avrei mai fatto tv! Pensavo: “Non posso mostrarmi”».
UN GIOVANE MARCO TRAVAGLIO
E invece diventasti un personaggio.
«Un giorno, mentre leggevo le schede, Roberto Fontolàn disse: “Dovresti andare in onda tu”. Si consultò con Gad e due puntate dopo inseguivo la gente gridando, in bicicletta».
Nel tuo saggio citi una massima che hai creato allora.
«Dicevo della Borsa: “Ci sono tre modi di perdere i soldi: il gioco, i cavalli e gli esperti. Il primo è più rapido, il secondo è più divertente. Il terzo è più sicuro”».
Ah ah ah…
«Vale anche per la pandemia e la guerra».
Nel giugno 2000 ti licenzi da Il Giornale. Scelta lungimirante.
«Uhhhh…. Lerner diventa direttore del Tg1 e mi assume come inviato».
Ma scoppia uno scandalo per alcune foto di pedofili mandate in onda: Lerner si dimette, Sassoli lascia la conduzione. E tu ti licenzi.
Gad Lerner
«Sono l’unico al mondo che si è dimesso dal tg. Il direttore della Rai di Milano era allibito: “Guardi che qui non accade mai!”».
Potevi restare.
«Avrei avuto un bello stipendio a vita ma sarei morto».
Torni a Il Giornale da Belpietro.
«Che mi dice: “Ti riprendo alle stesse condizioni di prima”».
Guadagnavi 5 milioni, torni a 2 e mezzo. Però la fortuna aiuta gli audaci.
«Un mese dopo mi chiama Mauro Crippa, direttore dell’informazione di Mediaset, e mi fa: “Cosa mi rispondi se ti propongo di fare il direttore di StudioAperto?”».
Incredibile.
«Gli dico: “Bevo un bicchiere di grappa al bar, risalgo e ti dico di sì”».
maurizio belpietro la verita
A 34 anni direttore: 10 milioni di lire di stipendio.
«Forse meno».
Ti inventi “Lucignolo”, il programma più criticato della tv italiana.
«Sì, dalla critica snob. Parlava ai giovani, aveva una lingua moderna, e piaceva a Mediaset per un motivo».
Quale?
(Ride). «Costava pochissimo».
gad lerner con lilli gruber
Il narratore eri tu, ma c’era un doppiatore.
«Ora ci scherzo, ma ho sempre sofferto il non essere mai preso sul serio, per il mio fisico».
Non te la sarai presa con Lilli Gruber per quella battuta sulla tua parlata?
«Invece sì! Se mi fa il verso mi girano i coglioni. Ha detto che non si sentiva mia collega. Anche io, ma perché non frequento gli yacht come lei».
Dai, che adesso è un tuo marchio di fabbrica.
«Solo se sei sopravvissuto, però».
MARIO GIORDANO
Ti chiamano a dirigere Il Giornale.
«Per me che ero partito dalle brevi sui giornalini era un sogno».
Però finisce male.
«Nella vita capita. Ero stato chiamato per fare un quotidiano giovane e meno ideologico».
Invece scoppia vallettopoli, lo scandalo olgettine, e ti mandano via.
«Serviva un giornale più militante. Torna Feltri».
VITTORIO FELTRI E I GATTI
Sii sincero. Avresti pubblicato il pezzo su Boffo?
«Non voglio fare la verginella. Ma non ero andato lì per quello».
Il primo voto a chi lo hai dato?
«Ai Radicali. Erano quelli delle battaglie economiche liberali».
Torni a Mediaset.
«Mi invento l’agenzia News Mediaset e il Tgcom, un canale al news».
Sei un direttore di invenzioni, sinergie. Ma soprattutto risparmi. Ti nominano direttore di Videonews. Ma dopo tre mesi ti mandano via.
MARIO GIORDANO
«Era il 2013 e quel lavoro non lo feci bene. La vera fine fu “Radiobelva” un programma di Cruciani e Parenzo, che fissò un record. Chiuse alla prima puntata».
Fine puntata con Sgarbi che insultava la Parietti. E poi Cruciani.
«Che notte! A metà puntata tutti in regia dicevano: “È nata una nuova lingua televisiva”. Il giorno dopo, 2% di share e addio».
Diventi direttore del Tg4 e vai a sfidare la Gruber con Del Debbio alla conduzione di Dalla Vostra Parte.
dino boffo 9
«La battevamo spesso!».
Merito tuo?
«No, suo. Paolo è un istrione, ha una forza straordinaria».
Piazze, immigrazione: la tv che ha creato il popolo della destra?
«Il talk era solo di sinistra. Abbiamo riaperto la sfida».
Però poi vi chiudono: vi considerano troppo “populisti” mentre Forza Italia faceva il patto del Nazareno.
«In 21 anni a Mediaset ci stanno gli alti e i bassi. Siamo tornati».
mario giordano durante fuori dal coro 5
Fuori dal Coro funziona perché puoi fare i ring, i giri in monopattino e in banco a rotelle?
«Calma. Ci sono fior di inchieste. E poi anche un po’ di show».
Ogni tanto l’eccesso dà fastidio anche alla rete?
«Se rinunciassi ad essere così non sarei utile all’azienda. Pensa che l’idea fu di Piersilvio: “Fai un programma tuo”».
Dicono che sei volutamente trash.
«Abbiamo aperto la prima serata sui palazzi d’oro intrufolandoci nelle stanze dei vescovi! È giornalismo».
paolo del debbio manda a fanculo yulia vityazeva 3
Le cose hard bucano.
«Un giorno mia figlia mi dice: “Papà, sei in tendenza su TikTok”. Erano i momenti più folli. Ma senza le inchieste il programma non farebbe ascolto. Il mio non è un talk, è un racconto».
Hai scritto diciotto libri e fatto il botto con “Sanguisughe”, sulle pensioni d’oro.
«Ha venduto 150mila copie. Non ci credeva nessuno. Neanche io».
Ti sei comprato una casa a tre piani.
«Macché, la mia l’ho presa nel 2011, non si guadagna con i libri, lo sai. Ho ancora quindici anni di mutuo!».
MARIO GIORDANO
Non fare l’austero.
«Non mi piace rivendicare il successo economico».
Da allora vendi di più.
«“Avvoltoi”. Ha avuto meno successo, ma raccontavo prima del crollo del Morandi lo scandalo di Autostrade, “Il casello dalle uova d’oro” dei Benetton».
Con “Tromboni” chi c’è nel mirino?
mario giordano mauro crippa clemente mimun
«Io sono contro l’uniformità del pensiero. Mi sono rotto le balle di gente che dà lezioni».
Chi?
«I virologi che toppano tutto. I soloni. Pensa che Gianni Riotta non conosceva neanche l’articolo 1 della Costituzione, e pontificava ad Agorà. Quanti ne vuoi».
Fai il bastian contrario?
«Non salgo in cattedra. Provo a essere fuori dal coro perché solo così mi sento libero».
mario giordano durante fuori dal coro 2 mario giordano durante fuori dal coro 3