Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”
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«D'ora in poi la Basilica non dovrebbe essere più invasa dall'acqua. Se consideriamo che ci sono stati anni in cui entrava anche centinaia di volte, è sicuramente un momento storico». L'architetto Mario Piana, proto della Basilica di San Marco, non nasconde la soddisfazione, anche se continua a ripetere che si tratta di «una soluzione provvisoria». Quei pannelli che ingabbiano il monumento simbolo di Venezia non lo entusiasmano, pur «essendo utili, in quanto fanno il lavoro per il quale sono stati progettati».
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Ieri la «cintura in vetro» è entrata in funzione prima di un'inaugurazione ufficiale.
Un collaudo che ha funzionato perfettamente. La Basilica sarà protetta dall'acqua alta quando la marea non supera la soglia tra 110 e 130 centimetri che oggi fa scattare l'altro sistema di protezione, il Mose. Esattamente le condizioni che si sono verificate ieri mattina, quando l'acqua ha toccato i 95 centimetri sul medio mare e ha invaso la piazza che è nel punto più basso della città.
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Ma questa volta a proteggere i preziosi mosaici del nartece (l'atrio) della chiesa c'erano le barriere in vetro, dove l'acqua (20-30 centimetri) si è fermata. Risultato: piazza San Marco allagata e la Basilica completamente all'asciutto. «Non c'è stata la minima infiltrazione - assicura il primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin -, è una gioia vedere che finalmente la Basilica è protetta».
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Il sistema di protezione (costato 5,3 milioni) è costituito da pannelli larghi ognuno 3 metri e mezzo, che sporgono per circa 120 centimetri. Sono distanziati 5-10 metri dai muri esterni della chiesa e coprono una parte dell'intero perimetro di oltre 130 metri, da Porta dei Fiori a Porta della Carta. Barriera intervallata da quattro varchi di accesso, dove sono collocate paratie mobili in metallo.
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Soddisfatto il sindaco Luigi Brugnaro: «Tutelare con tecnica e ingegneria questo simbolo di Venezia è fondamentale». Esulta anche il vicepremier Matteo Salvini che annuncia un sopralluogo entro fine mese «per approfondire caratteristiche e funzionamento della barriera di cristallo e il sistema di dighe mobili Mose». Ma la Procuratoria pensa già «a tutto il resto» che c'è da fare per isolare idraulicamente e mettere definitivamente in sicurezza la Basilica nei casi di alte maree intermedie.
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«Con acqua alta fino ad 85 centimetri - spiega Piana- è già attivo un sistema di valvole che protegge dalla risalita dell'acqua, evitando che invada la Basilica. Occorre ora creare, con un sistema analogo, il secondo livello di protezione di tutta l'insula di San Marco per proteggerla dagli 85 a 110 centimetri, che a regime sarà il livello oltre il quale dovrà entrare in funzione il Mose». Lavori che cominceranno a breve e dovrebbero essere ultimati in 2-3 anni. Per poi poter liberare la Basilica dalla «cintura in vetro».
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«Quei pannelli - insiste Piana - non possono che essere provvisori. Con il tempo c'è il rischio che vengano imbratti con scritte o adesivi, oltre a essere già molto impattanti. Funzionano bene, ma nel giro di tre anni dobbiamo assolutamente liberarcene».
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