Emilia Costantini per “Sette - Corriere della Sera"
marisa laurito ciccio cordova 2
«Quando ero molto giovane, accadde una cosa che ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Avevo perso mia madre da poco, la adoravo, ero disperata e raccontavo in lacrime i miei affanni al mio caro amico Elvio Porta che era venuto a trovarmi. A un certo punto lui mi poggia affettuosamente la sua mano sulla spalla e all’improvviso sentii la mia anima volare in alto, mentre il mio corpo restava accasciato sulla sedia.
Da lassu vedevo tutto da un altro punto di vista: la perdita di mia madre non mi provocava piu dolore, sentivo la certezza che ci legava un filo sottile di amore e di gioia. Posso apparire una matta, ma e la verita di cio che mi e accaduto: un’esperienza extracorporea, che ho poi provato
con il rivivere delle vite precedenti».
Inizia da questo ricordo la «vita scapricciata» che Marisa Laurito racconta nel suo libro Una vita scapricciata, Rizzoli.
A quali vite precedenti si riferisce?
«Negli anni 80-90 ho fatto esercizi di “regressioni” con una esperta della materia. La prima volta mi sono rivista in una donna del ‘700: era sposata, aveva due figli con un uomo ricco che non amava e che tradiva. Il marito, per punizione, le toglie i bambini e lei, disperata, scappa di casa per andarli a cercare, ma non li trovera mai.
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La seconda volta, ho rivissuto nei panni di un monaco buddista di Bali: non ero mai stata in quell’isola, ma quando poi vi andai in vacanza, era come se la conoscessi nei minimi dettagli e, da allora, mi sono avvicinata al Buddismo.
La terza incarnazione l’ho avuta in una donna dell’800: era stata chiamata come unico testimone in un processo dove doveva salvare un uomo innocente. Purtroppo, di fronte al pubblico ministero, questa donna si emoziona, non riesce a parlare e il pover’uomo viene condannato. La stessa emozione, nella realta, mi assaliva i primi anni della mia carriera, quando si apriva il sipario la sera della prima. Ma, grazie a quella regressione, ho superato il problema».
marisa laurito con il compagno
Non si emoziona piu davanti al pubblico e, in occasione dei suoi 70 anni appena compiuti, pubblica la sua prima autobiografia. Una coincidenza o una scelta editoriale?
«Un puro miracolo! La mia vita e piena di miracoli. Ma io non sono una settantenne. Non sento il peso dell’eta, provo piacere nel tempo che passa: ho l’energia di una ventenne e ho in pro- gramma ottomila progetti. La mia vita, finora, me la sono guadagnata».
A cominciare da quando si travestiva con cio che trovava nel baule in soffitta...
«Eccome no? Avro avuto 7-8 anni... la dentro c’era ogni ben di Dio: vestiti, cappelli, scarpe, pellicce... Mi infilavo qualunque cosa e cantavo, ballavo davanti allo specchio. Una volta mi venne spontaneo di sciogliermi le trecce e appuntare le lunghe ciocche di capelli sulla nuca, come li porto tuttora. Mi vedevo bella e corsi da mia madre pavoneggiandomi. Lei fu categorica: “Togliti subito quella pettinatura da cocotte”. Non sapevo chi fossero le cocotte, pero avevo deciso: avrei fatto l’attrice».
Un lungo percorso che inizia con tanti provini?
roma, pandemia 2021 maurisa laurito ph barillari
«Croce e delizia per ogni attore, anzi, croce e basta. Ne ho fatti una marea pero ho sempre mirato in alto e a volte mi e andata bene, per esempio con Eduardo De Filippo che mi prese nella sua compagnia».
La volta che e andata male?
«Per il cinema ero fissata con Federico Fellini: volevo a tutti i costi recitare in un suo film, ma non sapevo come incontrarlo. Il suo quartier generale era a Cinecitta, cosi cominciai a spiare i suoi spostamenti. Il grande regista usciva dagli uffici di produzione tutti i giorni alle 13,30, per farsi accompagnare in macchina a pranzo.
Quel giorno preparo la scena: vedo affacciarsi la sua auto, che rallenta per inserirsi nel traffico, e io mi butto sotto, fingo uno svenimento. Lui scende preoccupato e urla “Signorina! Signorina!”. Apro gli occhi, tiro fuori le mie foto e il curriculum, poi gli chiedo: sono brava come attrice drammatica?».
E la reazione di Fellini?
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«Scoppio a ridere e mi invito al suo studio. Ero convinta che mi avrebbe scritturato, ma non successe niente».
E ricomincia la gavetta.
«Quante tournee: si recitava con la febbre, le indigestioni, le diarree... Avevamo pochi soldi a disposizione e gli hotel che potevamo permetterci erano di infima categoria. Per non parlare dei teatrini che ci capitavano!
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Una volta, d’e state in Calabria, facemmo la recita piu veloce mai realizzata: un caldo disumano e il palcoscenico invaso da moscerini svolazzanti. Per non ingoiarli, dicevamo le battute di corsa, a denti stretti. A Castelvolturno mi propongono di sostituire Rosa Fumetto, grande vedette, nello spettacolo Caffe Chantant.
Una bella occasione pero, appena entro in scena, vengo bombardata da pomodori, sedani, lattine... e non avevo nemmeno aperto bocca! Il pubblico voleva vedere lei e non me. Mi nascosi dietro il sipario e, quando capii che avevano finito le munizioni, mi riaffacciai dicendo: per favore mi fate recitare e, se non vi piaccio, continuate a buttarmi cio che volete? La platea si sciolse in una grande risata e arrivarono gli applausi».
La svolta arriva con Quelli della notte.
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«A quel tempo ero gia stata scritturata da Ninni Pingitore nel mitico Bagaglino, il tempio del cabaret romano. Ma il mio caro amico Luciano De Crescenzo, una sera mi presento Renzo Arbore. Cominciammo a frequentarci e Renzo mi propose di partecipare al suo gruppo di sciamannati, dicendomi: “Ho un personaggio per te, che potrebbe piacerti”.
Dovevo impersonare sua cugina, che gli prestava la casa per fare la tv: una donna tradizionalista, ingenua, che aveva un fidanzato, Scrapizza, che la tradiva con altre donne e a volte la prendeva pure a mazzate... ma lei lo perdonava sempre. Lo stereotipo della femmina italiota».
E lei accetto subito la proposta?
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«Fu un salto nel vuoto, avevo una carriera avviata. Ascoltai il cuore e lo gettai oltre l’ostacolo: mi lanciai in quella meravigliosa avventura. La mia seconda carriera nasceva in televisione: devo tutto ad Arbore, mi ha insegnato a volare nel mondo dell’improvvisazione. Eravamo un gruppo affiatatissimo: Pazzaglia, Ferrini, Frassica, Luotto, Bracardi... cazzeggiavamo da mattina a sera e ci divertivamo a stupire il compagno di scena con improvvisazioni non previste dal copione.
E, dopo lo spettacolo, andavamo a mangiare insieme, a bere in qualche locale, a cantare fino a notte inoltrata. Il successo della trasmissione fu esagerato».
Tanto che vi chiamo persino l’avvocato Agnelli...
«Ci invito nella villa di Stupinigi per uno spettacolo di beneficenza. A Torino fummo accolti come i Beatles, la gente applaudiva al nostro passaggio. Il giorno dopo la serata, fummo invitati a pranzo dall’Avvocato!
marisa laurito tra i vicoli di forcella 3
Renzo ci raccomando di non fare brutta figura, era preoccupato dalla mia mise: mi vestivo in maniera eccentrica e rimasi affascinata dalla mise con cui ci accolse Marella Agnelli, col suo golfino di cachemire. Elegantissimo pure l’Avvocato e rimasi ancor piu stupita davanti alla tavola imbandita con 180 bicchieri, 700 posate, tovaglioli merlettati per un pranzo molto chic, dove si mangiava pochissimo».
Spettacoli, tournee, viaggi all’estero, poi il matrimonio con l’ex calciatore Franco Cordova.
«E stato il mio unico matrimonio, da dimenticare. Era un brav’uomo, pero voleva fare di me una casalinga. Persino Luciano e Renzo erano dubbiosi su questa unione e, quando chiesi loro di farmi da testimoni, rifiutarono».
Per la mancanza di matrimoni felici, ha deciso di non avere figli?
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«Non li ho mai voluti per un senso di responsabilita nei confronti della vita degli altri. Quando ero giovane non avevo possibilita di mantenerli. Poi sono diventata famosa e non avevo un uomo che mi desse sicurezza affettiva: un figlio ha bisogno di dedizione, non ti ha chiesto di nascere. Comunque non ne sento la mancanza: ho spostato i miei interessi affettivi sugli amici e...».
E, da alcuni anni, sull’imprenditore bresciano Piero Pedrini, suo attuale compagno.
«L’ho incontrato in ritardo e per caso, un altro miracolo. In quel periodo ero sola e di cattivo umore, ma anche quella volta Renzo e Luciano furono provvidenziali. Mi costrinsero ad andare a cena con loro e poi mi trascinarono in un locale a bere qualcosa.
arbore e laurito
E li incontro Piero, anche lui portato a forza da un amico. Eravamo seduti vicini: il suo amico attacco discorso con Renzo, invece Piero si rivolse a me esordendo con una clamorosa gaffe. Stringendomi la mano, esclamo: “Ora non mi lavo piu questa mano per una settimana! Lo sa che mio padre era un suo fan?”. Suo padre?».
L’ha perdonato?
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«Con quella gaffe, mi si era presentato l’uomo della mia vita».
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