1. LA PARTITA DELLA FARNESINA VINTA A METÀ «MA PER GIRONE NON È FINITA QUI»
Paolo Valentino per “Corriere della Sera”
maro girone e latorre
Dicono che Salvatore Girone l' abbia presa molto male. Che il rifiuto del Tribunale Internazionale del Diritto del Mare (Itlos) a pronunciarsi sulle misure provvisorie sollecitate dal governo italiano, fra cui il suo ritorno in patria, abbia sprofondato il fuciliere di marina bloccato in India in un pessimismo nero, dopo giorni di attesa eccitata.
Eppure, la decisione presa ieri dalla corte anseatica, uno spiraglio di luce alla fine del tunnel lo lascia intravedere. Non ha torto Paolo Gentiloni, quando parla di «risultato utile» e di «premessa positiva». Il ministro degli Esteri mette l' accento sull' acquisizione più importante e cruciale del dispositivo annunciato dai giudici di Amburgo, i quali «hanno stabilito in forma definitiva che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò».
maro girone e latorre
Ed è indicativo che il giudice indiano dell' Itlos, Chandrasekhara Rao, abbia scritto nero su bianco nella sua «opinione in dissenso» che la sentenza «è sbilanciata contro l' India». E che sui media e social media di New Delhi si sia levato un cris de coeur sdegnato e furioso, che definisce la decisione «sconfitta pesante» e accusa l' Itlos di «aver tolto la giurisdizione» a un Paese sovrano.
È un fatto che sulla sorte dei due militari italiani non penda più la spada di Damocle della Corte Suprema di New Delhi, che avrebbe dovuto pronunciarsi tra qualche giorno e ora si vede invece neutralizzata dal diritto internazionale e costretta a fermare tutto.
giulio terzi ammiraglio giampaolo di paola
Di più, sia pure in linea teorica si può estendere il ragionamento: visto che la Corte amburghese ha congelato tutti i procedimenti in atto, compresa dunque la concessione del permesso di salute a Massimiliano Latorre, se ne potrebbe dedurre che questi, venendo meno la titolarità giurisdizionale dell' India, possa legittimamente rimanere in Italia in attesa della conclusione dell' arbitrato, anche in assenza di misure provvisorie d' urgenza.
Misure che in ogni caso il governo italiano, giusta la dichiarazione del nostro agente ad Amburgo, Francesco Azzarello, «sta valutando di rinnovare» in tutto o in parte davanti alla Corte arbitrale, non appena questa sarà operativa e avrà scelto sede e calendario dei lavori.
La partita rimane delicatissima soprattutto a causa della permanenza in India di Girone, contro il quale però dopo la decisione di ieri non possono essere prese nuove misure restrittive. È per questo che i toni usati dalla diplomazia italiana rimangono volutamente misurati.
salvatore girone Massimiliano Latorre
«Nessuno ha interesse a far perdere la faccia agli indiani o metterli con le spalle al muro», dicono alcune fonti. I tempi sono quelli che sono, verosimilmente molto lunghi. E questo aumenta il rammarico per l' evidente errore italiano di non aver scelto prima la strada dell' arbitrato internazionale: una volta insediati i 5 membri della Corte e completate le procedure preliminari, gli esperti prevedono infatti un periodo di almeno 16/24 mesi prima di arrivare alla sentenza definitiva».
alda d eusanio con i due maro girone e latorre jpeg
«Ma è anche la ragione per cui una soluzione extragiudiziale rimane sempre nel novero delle possibilità. Come ha spiegato all' Ansa Roberto Virzo, docente di diritto internazionale all' Università del Sannio, «non si può escludere un' intesa prima di arrivare al merito, per esempio individuando uno Stato terzo che accolga i due marò».
Non è chiaro in questo caso chi farà il primo passo, ma è ragionevole pensare che di fronte alla perdita di controllo degli eventi e a una prospettiva di tempi così lunghi, gli indiani possano mostrare maggiore flessibilità e disponibilità a un accordo. A voler scomodare i Rolling Stones, per una volta il tempo sembra dalla nostra parte.
2. «BISOGNAVA CHIEDERE PRIMA L' ARBITRATO»
Intervista di Giordano Stabile a Edoardo Greppi per “la Stampa”
Mukul Rohatgi avvocato per l italia nel caso dei maro latorre e girone jpeg
Edoardo Greppi, professore di Diritto internazionale all' Università di Torino, chi ha vinto e chi ha perso in questa prima sentenza?
«Una soluzione salomonica. Da una parte il Tribunale del Mare non concede all' Italia le misure cautelari che terrebbero Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in Italia. Dall' altra parte dice che l' India deve fermare ogni tentativo di processarli in patria. Ma ora si apre la partita vera: quella sulla competenza giurisdizionale. Ed è piena di incognite».
Perché?
«L' Italia punta a ottenerla con due ragioni. Uno, il fatto è accaduto in acque internazionali. Due, i fucilieri erano militari in missione, "corpi dello Stato", godevano di "immunità funzionale" ed erano in missione ufficiale antipirateria. Ma sono due ragioni che l' India contesta».
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Come?
«La questione delle acque internazionali non è granitica. Ci sono Stati, specie extraeuropei, che sostengono di aver competenza anche nella zona contigua, più ampia - dove si trovava la petroliera italiana -, che però dovrebbero essere limitare all' applicazione di norme doganali, fiscali, sanitarie o di immigrazione. Ma la natura del fatto potrebbe far pendere la bilancia a favore delle pretese indiane di applicare il loro diritto penale. Sull' immunità funzionale, invece, il punto contestato è che i militari si trovavano su una nave civile, fatto peculiare».
L' esito non è scontato. E i tempi?
«La Corte permanente di arbitrato all' Aja non è affatto permanente. Il tribunale va costituito.
Prima di arrivare a una sentenza ci vorranno almeno due anni».
Ma che cosa ha sbagliato l' Italia in questi tre anni e mezzo?
RENZI GENTILONI
«Forse andava chiesto prima l' arbitrato. Col senno di poi, l' Italia, in buona fede, ha creduto in una soluzione diplomatica. Ma la carta più forte l' aveva in mano l' India: aveva i due marò. Forse si poteva arrivare a un compromesso del tipo: semplice imputazione di omicidio colposo, condanna lieve e possibilità di scontare la pena in patria. Resta però il dubbio che i due siano responsabili del fatto ed è per questo che ci vuole un processo equo e corretto».
Mukul Rohatgi avvocato per l italia nel caso dei due maro latorre e girone jpeg
Occasioni perse? «Penso a Mukul Rohatgi, l' avvocato che dinanzi alla Corte Suprema indiana guidava la difesa italiana. Poi è stato nominato procuratore generale dell' India.
L' uomo che respingeva le accuse nei confronti dei due fucilieri è oggi in una rilevante posizione istituzionale. Non si poteva fare pressione su di lui, che ha sempre sostenuto le nostre ragioni?».